Un'alternativa ai libri di testo è ancora possibile
Movimento di Cooperazione Educativa - 21-05-2004
LIBRI DI TESTO E BIBLIOTECHE DI CLASSE. UN PO’ DI STORIA

La biblioteca alternativa risponde all’esigenza di fondare le conoscenze su una base documentaria autentica, anche se adeguata ai livelli mentali e alle possibilità di elaborazione di alunni/e in età dell’obbligo scolastico.

Freinet aveva messo a punto il sistema ‘pour tout classer’ ( classificazione universale), un’organizzazione, corrispondente alle forme di sistematizzazione del sapere dei ragazzi, quindi non adultistica ( come poteva esserlo, a quei tempi, il sistema di classificazione Dewey concepito per le biblioteche).

Si trattava di progettare, con l’apporto di molti insegnanti, un’organizzazione dinamica ed aperta, continuamente integrabile ( anche con materiali e produzioni dei ragazzi stessi), composta di biblioteche di lavoro: monografie su argomenti tematici, ricerche, sviluppo di argomenti scientifici con proposte operative, audiovisivi (cassette, dischi, filmine, serie di diapositive).
Nel tempo i materiali raccolti includevano argomenti quali la coltivazione delle patate, il circo, le grandi scoperte geografiche, il razzismo, la preistoria della scrittura, l’interpretazione dei geroglifici, i numeri arabi, il cannocchiale, le bilance, le ombre, i terrazzamenti, la costruzione di ponti, l’allevamento di animali,….temi di grande interesse, innovazioni tecniche e scientifiche, aspetti della vita quotidiana, il vicino e il lontano.

Ogni tema proposto non era ( non è) settoriale, in quanto non veniva automaticamente catalogato come storia, geografia, scienza, letteratura, come lo sono invece gli inventari nozionistici che spesso costituiscono i libri di testo in uso, in cui le discipline sono accostate secondo una successione e un ‘peso’ in termini di pagine apparentemente neutri, in realtà corrispondenti ad un preciso ordine gerarchico attribuito al discorso conoscitivo nelle sue articolazioni e segmentazioni.

Ad esempio raramente è possibile, nella presentazione dei diversi argomenti disciplinari, ricondurre la disciplina specifica e i suoi oggetti di indagine ad una epistemologia genetica, ad una archeologia del sapere .
Da dove nasca, a quali problemi umani e sociali risponda, quali ne siano state le tappe di sviluppo e quale sia il linguaggio e la strumentazione concettuale su cui essa si fonda, non è di solito trattato.
La storia, scriveva ad es. Carr ( in ‘Sei lezioni sulla storia’, Einaudi), è presentata come una serie di eventi disposti come altrettanti pesci sulle bancarelle di un mercato, che il primo che passa può acquistare.
Nelle biblioteche di lavoro, viceversa, il singolo fascicolo documentario mette in evidenza che c’è una storia soggiacente e preesistente, che c’è stata un’evoluzione, che lo steccato che separa una disciplina da un’altra è frutto di convenzioni transitorie.


LA PROPOSTA PER L’OGGI



E’ tuttora possibile optare per l’adozione di materiale alternativo utilizzando la normativa vigente in base al Regolamento dell’Autonomia ( DPR 275/99, art. 4. Comma 5 e in base all’ art. 156, Comma 2. del testo Unico 297/94) )

Noi non abbiamo oggi in Italia un materiale appositamente predisposto nell’ambito di un progetto organico di biblioteche di lavoro: esistono però, molto più che in passato, case editrici e materiali che, accuratamente selezionati, possono costituire strumenti utili per lavorare in tale direzione.

Lo sviluppo di un argomento di studio-ricerca dovrebbe consentire agli alunni di soddisfare delle curiosità ma anche far nascere delle domande, degli interrogativi, seguire delle piste che portano in campi e direzioni diverse, da quello storico a quello artistico a quello geografico o geometrico, ecc.
La funzione dei materiali di lavoro rispetto al testo ‘unico’ è quella di mettere in evidenza, più che un cumulo di conoscenze, il reticolo concettuale che costituisce il progetto conoscitivo umano nelle sue varianti, sfaccettature, ostacoli e zone d’ombra: i suoi nodi ma anche gli archi, i ponti, i passaggi da un tema ad un altro, da un argomento ad un altro.

Fascicoli diversi possono allora essere accostati, fatti interagire, integrando dati in possesso di un singolo con dati in possesso di altri.

La modalità organizzativa per la realizzazione di tale percorso di conoscenza, che non si fonda su lezioni dell’insegnante ma su attività che richiedono la ricerca diretta, è il lavoro di gruppo, la classe cooperativa, che co-costruisce la propria cultura vivendo un’avventura documentaria originale e sempre nuova (ovviamente senza la pretesa di ‘riscoprire’ tutto lo scibile umano, ma selezionando alcuni percorsi particolarmente carichi di significato e di valenza formativa: le tecniche di misurazione, la trasmissione orale, la stampa, l’elaborazione di dati, la struttura familiare in culture diverse, l’organizzazione del lavoro, lo scambio e il denaro, gli animali domestici,…. e molti altri aspetti possono essere affrontati con un’adeguata esemplificazione documentaria che integri esperienze dirette.

Accanto alla biblioteca di classe sono presenti in genereschedari autocorrettivi e di ricerca e quaderni personali, che consentono il raggiungimento di un’autonomia personale, l’autocommisurazione con se stessi, con le proprie possibilità ( in relazione ad un piano di lavoro personale inserito nel contesto del piano di lavoro della classe).
Aspetti collettivi e aspetti personali hanno così la possibilità di integrarsi vicendevolmente, mentre il libro di testo rimane sempre un materiale predisposto esterno al soggetto, da “imparare”, non che cresce con lui.

Nessun altro libro ‘reale’ con cui si avrà a che fare nella vita avrà un’impronta manualistica e generalista con pretese enciclopediche quale quella che connota i testi scolastici.
La realtà attuale richiede invece, sul piano culturale e scientifico, una formazione duttile e flessibile, delle idee non chiuse in se stesse e statiche, ma aperte a continue integrazioni e revisioni, così da consentire, come avviene ‘naturalmente’ nella formazione personale, che ogni nuova idea o concetto che si introducono ristrutturino e modifichino il già acquisito, ampliandone i significati.

Per questo riteniamo, nel Movimento di cooperazione educativa, particolarmente perniciosi e ingannevoli i “nuovi” testi scolastici che, dietro copertine a vivaci colori e varietà di presentazione di fascicoli, configurano modalità limitative e stantie con l’introduzione di contenuti tradizionali in sostituzione di contenuti che sollecitino il pensare per reti, per mappe, per analogie e associazioni.

Un solo esempio relativo alla scuola secondaria di I° grado: vengono eliminate dal programma di matematica le soluzioni dei problemi tramite diagrammi di flusso.

Fin dalla prima classe di scuola primaria (classe che, lo ricordiamo, dovrebbe sostituire l’attuale primo ciclo con la complessità che caratterizza il passaggio- vero e proprio ‘salto’ antropologico- dalla cultura dell’oralità, dalla cultura vissuta, alla cultura simbolica dei segni astratti) troviamo alfabetieri, eserciziari, schede standard, tutto uno strumentario che rinvia a tecniche didattiche pre-scientifiche ( perfino ‘a di ape’ ritorna in auge!) che ritenevamo scomparse per sempre; e un’accozzaglia di contenuti, nozioni, uno sminuzzamento di obiettivi, e immancabili prove di verifica camuffate da portfolio….

Per non parlare del condensato di nozioni proposte dal ‘sussidiario’ a partire dalla classe seconda (!), a bambini, potenzialmente, se si attiverà l’anticipo, di sei anni e mezzo o poco più.

A una tale ‘vetrina’ ingannevole proposta come self-service a cui ‘liberamente’ i docenti dovrebbero attingere per comporre i ‘piani personalizzati’ degli alunni ( con le debite diversificazioni per gruppi di alunni con talenti differenti in base alle teorie di Bertagna) contrapponiamo l’idea di una biblioteca costituita di materiali ricca, varia, stimolante, salutando con favore l’orientamento di molte scuole in questo periodo in tale direzione.

La scelta alternativa al libro di testo, resa possibile con la legge 517 del ’77, fin dalla fine degli anni ’60 è stata una delle proposte più qualificanti ed impegnative condotta dal M.C.E. nella consapevolezza che le connessioni, gli agganci, le mappe culturali, gli alunni debbano essere stimolati e guidati a costruirsele lavorando su materiali non rigidamente preordinati, in cui tali nessi sono dati in partenza e derivano dalla gerarchia culturale di cui si è detto in precedenza.

La biblioteca di classe e di scuola, oltre ai vantaggi di cui si è detto, offre a insegnanti e alunni:

• la possibilità di scegliere in base a interessi, capacità, desideri

• la possibilità di costruire percorsi personali, di gruppo, di classe, oltre a scambi fra varie classi

• la possibilità di accedere a prodotti di qualità curati sul piano estetico e scientifico

• l’avvio all’attitudine ad essere lettori

• l’avvio alla capacità di documentarsi

• l’analisi critica dei messaggi, la lettura ‘avvertita’ e consapevole

La segreteria nazionale del Movimento di Cooperazione Educativa

Roma, maggio 2004



Il M.C.E. si rende disponibile a forme di consulenza per la selezione dei materiali e la formulazione di proposte.

INFO: Movimento di Cooperazione Educativa, Via dei Piceni 16 00185 Roma Tel. 064457228 fax 064460386

E-mail: mceroma@tin.it

Sito: www.mce-fimem.it


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