Desideri
Roberta Bedosti - 10-05-2004
Adolescenti





- Prof. ci porta in palestra a vedere la finale di pallacanestro ? – chiese Maria, facendo leva sull’ ascendente, che tutti le riconoscevano, sull’ insegnante di francese.
- Veramente dobbiamo finire di correggere i compiti –
- Ma prof. è la finale. Giocano Giulia e Jachima. Se vincono andiamo alle regionali…-
Venti occhi imploranti non le lasciarono via di scampo: si arrese.
La partita era nel vivo del 2° tempo, le squadre si fronteggiavano più o meno con lo stesso punteggio, il che rendeva il gioco molto teso e il tifo calorosissimo.
Giulia non sentiva più le gambe, per due tempi aveva corso ininterrottamente; aveva anche segnato alcuni punti, ma non si sentiva in forma, il nervosismo le stava giocando brutti scherzi.
La sera prima Maurizio era andato a prenderla da Irene e per la prima volta avevano litigato. Il motivo era così stupido, che non riusciva neppure a ricordare com’ era iniziata la discussione. Sapeva solo che ad un certo punto lei aveva ironizzato su Paolo e lui si era accalorato in favore dell’ amico. Non si era accorta di quanto i due ragazzi fossero diventati amici e si era sentita impotente come di fronte a Irene , quando partiva, lancia in resta, in difesa di Paolo.
Fu un attimo di distrazione e perse la palla. Corse disperatamente per recuperarla sotto canestro, ma rimediò solo una gomitata in una costola. Per fortuna il fischio del 2° tempo le consentì di sdraiarsi per un attimo.
- Giulia –
Irene e Paolo erano scesi e la chiamavano al di là delle transenne. Si alzò a fatica e si avvicinò ai compagni.
- Era fallo ! – gridò Paolo arrabbiato – Ti ha fatto molto male ? – le chiese con un tono inaspettatamente delicato.
- Non è niente -.
Paolo le si avvicinò e le sussurrò:
- Maurizio ti manda un “ in bocca al lupo “. Non può scendere, perché ha il compito di inglese -.
Giulia sorrise, forse per la prima volta, a Paolo.
- Grazie -.
Irene, per incoraggiarla, l ‘ abbracciò forte. Giulia tornò verso l’ allenatore che la stava chiamando per sostituirla.
Dunque Maurizio non era arrabbiato con lei, avrebbero riso ancora insieme, l’ avrebbe baciata ancora, come faceva quando si salutavano sotto casa, nascosti dietro l’ edicola, per sfuggire agli occhi della portinaia.
Un boato la risvegliò dai sogni. “ Accidenti, hanno segnato ! “. Mancava poco alla fine e la vittoria sembrava allontanarsi. Giulia guardò i compagni della sua classe che urlavano, applaudivano, incitavano, poi vide Maurizio, che la cercava con lo sguardo. Fece tutto il giro e dopo un attimo se lo trovò alle spalle.
- Che fai pappamolla, ti riposi mentre le altre sgobbano ? –
Lei non rispose, era troppo felice.
- Ho solo pochi minuti prima che la prof. d’ inglese mi mandi a cercare e mi piacerebbe vedere un canestro – concluse giocherellando coi capelli di lei.
Giulia fece cenno all’ allenatore, si scaldò e rientrò in campo. Adesso era tutta lì, concentrata, tesa, scattante. Dopo qualche tiro troppo corto, ecco finalmente il punto e poi un altro ancora: pareggio !
Il pubblico in delirio, ancora pochi minuti di gioco. Un errore delle avversarie regalò due tiri liberi a Jachima. Tutta la squadra era con lei, Giulia le diede il cinque. Primo tiro: canestro !
Jachima era visibilmente emozionata, ma anche orgogliosa. Per una volta tutti gli sguardi su di lei erano di ammirazione. Muoveva le lunghe gambe nervose, facendo rimbalzare la palla come per prendere energia e sicurezza, poi in un silenzio totale lasciò partire un tiro lungo, elegante. La palla roteò sul bordo del canestro, quasi volesse portare la tensione ancora più in alto, e finalmente entrò.
La vittoria scivolò addosso a Jachima, che fu portata in trionfo dalle compagne, mentre Giulia salutava Maurizio in fuga verso il compito d’ inglese.





- Oggi ho interrogato quattro persone e nessuno era preparato - sbraitava la Ariberti in sala insegnanti.
- Sì è vero - le faceva eco l ' insegnante di francese - l' ultima verifica è stata un disastro -.
Barbara e Sara, armeggiando alla macchina del caffè, non poterono fare a meno di sorridere.
- - Vuoi vedere che adesso tira fuori il teatro ? - sussurrò Sara.
- Nessuno si preoccupa dell' esame, - incalzava la Ariberti furibonda - adesso c' è la gita a Firenze, hanno in mente solo la gita , non pensano ad altro -.
La collega di francese si limitava ad annuire e a scrivere sul registro, ma prima che il collega di tecnica si unisse al coro delle lamentele, Sara e Barbara si diressero verso di lui.
- Da quando hai registrato la cassetta la recitazione dei ragazzi è decisamente migliorata- cominciò Barbara.
- Sei stato davvero gentile. Io, per quanto mi sforzassi, non sarei mai riuscita a insegnare così bene la cadenza siciliana - concluse Sara.
L' uomo appariva compiaciuto, ma cercava di minimizzare.
- Beh, che vuoi, non feci nessuno sforzo -
- Ti aspettiamo la sera dello spettacolo -
- Se posso…-
- Ecco lo spettacolo! Sarebbe ora che capissero che non c' è solo lo spettacolo o la gita. C' è un esame tra un mese e……..- la Ariberti aveva ripreso a pontificare, scuotendo la bionda chioma ossigenata, come una vamp degli anni '20 e Sara se la svignò lasciando sola la povera Barbara.
Nel corridoio incontrò Rashid, che si teneva il naso con un fazzoletto.
- Che cosa è successo ? - chiese allarmata.
- Niente prof. - rispose il ragazzo serafico - sangue nel naso, vado in bagno -.
In classe c' era già la collega di arte, alcuni ragazzi si davano da fare tra schermo ed episcopio. Dal brusìo generale si coglieva in continuazione la parola Firenze: man mano che si avvicinava la data cresceva l' eccitazione e ormai era iniziato il conto alla rovescia. L' ora passò in un baleno e al suono della campana tutti si precipitarono giù per le scale e fuori della scuola, come se nella corsa volessero annullare la distanza che li separava dalla sospirata gita. Gli unici che procedevano con la solita calma erano Maria e Chicco, infervorati in una vivace discussione
- La Chiesa del Carmine non è vicina al nostro Ostello - stava dicendo Maria.
- Invece è vicinissima l' ho guardato su Internet - ribatteva Chicco.
- E io l' ho controllato sulla piantina della città -
Proseguirono per un po' , finché Maria si arrese alla potenza della tecnologia.
- Va bene - disse - se hai ragione tu, riusciremo a vedere anche gli affreschi di Masaccio -
- A me Masaccio non piace molto. Mio padre ha un CD sugli affreschi del Beato Angelico a S. Marco: sono bellissimi. Spero che riusciremo a vedere quelli -.
- Io invece spero che ne vedremo il meno possibile - esclamò Ines alle loro spalle - altrimenti sai che crampo alla mano a furia di prendere appunti -
- Io mi sono organizzata - concluse Isabella trionfante, mostrando un minuscolo registratore.
Maria e Chicco le guardarono increduli e divertiti, poi cercarono di " seminarle ", cambiando strada.
Si fermarono davanti ad un negozio di dischi e la discussione musicale si fece ancora più accesa riguardo alla superiorità del punk sull' hip-pop.

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