Penso che si siano montati la testa!
Vittorio Delmoro - 07-05-2004
Come giudicare altrimenti le parole, le prese di posizione di persone (prima ancora che dirigenti) che fino a ieri, fino all’altro ieri stavano dalla nostra parte, intendendo con parte quella degli interessi della scuola?

Come giudicare lo spasmodico desiderio di questi dirigenti a svolgere il proprio dovere (quello che loro considerano il proprio dovere) e a mostrarsi ligi fino al capello nei confronti dei dettami della riforma e della tanto enfatizzata LEGGE?

Cosa pensare di persone che fino a ieri si preoccupavano di come organizzare al meglio il servizio scolastico, di come rispondere ai bisogni degli alunni, di come estendere la collegialità delle scelte, di come valorizzare la professionalità docente, di come stimolare una formazione continua, pur nella ristrettezza delle risorse; mentre oggi sembrano preoccuparsi solamente di come fronteggiare Collegi agguerriti, di come tagliare le gambe alla protesta, persino di come intimidire i più focosi?

Nessuno ricorda più com’erano i direttori e le direttrici didattiche di qualche anno fa?

Nessuno rammenta di come ci si rivolgeva loro per ogni questione, per ogni piccola difficoltà sorta nel quotidiano svolgimento del nostro lavoro, nella convinzione che potessero in qualche modo se non aiutarci almeno esserci vicini?

Ora che sono diventati dirigenti e hanno raddoppiato lo stipendio (rispetto al nostro); ora che si sono associati in una loro categoria; ora che prendono come punto di riferimento salariale non più la scuola ma la dirigenza pubblica; ora che si sono installati nei loro uffici e manovrano telefono e computer dalla mattina alla sera, dimenticando le visite quotidiane alle scuole e il loro impegno anche nella ricerca didattica; ora che hanno marcato la netta divisione tra noi lavoratori della scuola e loro dirigenti di una quasi azienda; hanno subito o hanno cercato una ristrutturazione delle loro categorie mentali; hanno mutato aspetto e anima; stanno diventando un corpo estraneo alla scuola.

Di quelli di destra, dei qualunquisti, dei superficiali, degli scansafatiche, dei poltronisti e doppiolavoristi non ci si può meravigliare : ci sono anche fra di noi e ci sono in tutte le categorie sociali. Ma degli altri, di quelli impegnati, degli stacanovisti, dei missionari, degli innamorati della scuola, degli efficientisti, di quelli di sinistra, di quelli bravi, per dirla con una parola sola, cosa dobbiamo pensare?

Mi sollecitano queste considerazioni le dichiarazioni recenti di Nicola Casaburi – dirigente scolastico non meglio identificato – che pure lui, ultimo di una lunga schiera, redarguisce il movimento del NO alla riforma, condannandolo ad uno sterile estremismo mentre le feconde menti dirigenziali ed antiriformiste sarebbero invece ricche di proposte e di risposte, tutte quante più proficue ed efficaci nel fronteggiare (mai abolire!) questa riforma e ricavarne più vantaggi possibili.

La preoccupazione di Casaburi e soci è che la tanto citata Autonomia scolastica non diventi indipendenza, perché loro (i dirigenti dell’autonomia) non si sentono affatto rivoluzionari; ambiscono solamente a farsi notare nelle loro vesti di governatori della scuola, messi lì a garantire il rispetto delle leggi e il reperimento delle finanze, che se sono private è meglio, così lo stato risparmia e può disporre di più risorse per adattare il loro stipendio al rango che loro compete.

Non se n’è sentito uno che in questi mesi abbia detto chiaro e forte : io sono contro questa riforma senza se e senza ma; io mi adeguerò pienamente alle decisioni del mio Collegio Docenti e le difenderò contro ogni attacco.

Mi resta solo un dubbio : non lo fanno perché ci credono, oppure perché hanno solo paura?

Vittorio Delmoro - maestro

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciottii    - 08-05-2004
Mi associo pienamente alla tue considerazioni. Questo comportamento va comunque esteso anche a diversi insegnanti impegnati, che ora stranamente non scioperano e tacciono.

 ilaria ricciottii    - 08-05-2004
Scusate, ma ho dimenticato di affermare che non bisogna fare di ogni erba un fascio.

 Roberta Vianello    - 16-05-2004
Sai, Vittorio, probabilmente....pecunia non olet, e di conseguenza non olet neppure la Riforma di chi porta la pecunia.