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No al docente unico tutor, sì alle funzioni tutoriali diffuse
Gianni Gandola, Federico Niccoli - 05-05-2004
Nel precedente articolo Tutor: possibili scenari e delibere dei Collegi, dopo aver ribadito con chiarezza in premessa il principio secondo il quale "le norme vanno applicate" (da tutti) e che le modalità di attuazione delle stesse (interpretazioni possibili e spazi consentiti) devono essere sostenibili sul piano della "legittimità", abbiamo cercato di ipotizzare i possibili comportamenti dei Collegi docenti, almeno nel contesto milanese.
Cerchiamo ora di vedere, brevemente, la questione "tutor e/o funzioni tutoriali" dal punto di vista del dirigente scolastico. Quali possono essere cioè le modalità di comportamento del dirigente scolastico a fronte delle posizioni espresse dai collegi.

Se si parte dall’assunto che:
a) in primis, le modalità di impiego dei docenti e le scelte relative all'organizzazione didattica sono competenza esclusiva delle istituzioni scolastiche nell'ambito della loro autonomia (cfr. DPR 275/1999, legge n.59/1997, Titolo V Costituzione)
b) in secondo luogo (e in subordine) il contratto nazionale di lavoro definisce in modo unitario la funzione docente e considera di competenza di ogni insegnante, in quanto parte costitutiva della stessa "funzione docente" i compiti affidati dal D.Lvo approvato il 23.1.2004 alla funzione tutoriale
ne deriva, a nostro avviso, l’assoluta legittimità della scelta di non concentrare tali funzioni (e tutte insieme) in alcuni docenti creando di fatto delle "figure" sovraordinate e diverse.

Il D.Lvo n.59/2004 (norma legislativa contestata e oggetto di ricorsi, ma, per ora, in vigore) prevede lo svolgimento di alcune "funzioni" e "attività" ben delineate (vedi art. 7, comma 5 e art.10, comma 5). Per la precisione, cinque: assistenza tutoriale a ciascun alunno, rapporto con le famiglie, orientamento per la scelta delle attività opzionali, cura della documentazione del percorso formativo, coordinamento delle attività didattiche ed educative.
Noi riteniamo che questa parte del Decreto debba essere oggetto non di sterile contrapposizione ideologica (della serie "no al tutor, no alle funzioni tutoriali, no alla riforma, no a tutto") ma che possa costituire l'occasione per una riflessione, di natura pedagogica, sulle modalità di attuazione di queste funzioni. Riflessioni avviate, ad esempio, con grande serietà e competenza da Giancarlo Cerini su Notizie della scuola o dal CIDI nazionale e milanese

Ora è indubbio che buona parte di queste funzioni sono svolte da parecchio tempo all'interno delle scuole. Può essere questa l'occasione per ridefinirne le modalità all'interno del POF.
Il punto di fondo - e la differenza "sostanziale" con la tesi del tutor inteso come diversa "figura docente"- è che noi riteniamo che queste funzioni, invece di essere accentrate, quali patrimonio esclusivo di alcuni, debbano essere svolte, gestite e ripartite fra tutti i docenti, in un rapporto di contitolarità, collegialità, condivisione. In questo senso, non proclamiamo affatto un generico e indistinto “tutti tutor”, diciamo piuttosto "no al docente (unico) tutor", "sì allo svolgimento delle "funzioni tutoriali diffuse".
Per entrare nel merito, queste funzioni devono essere "declinate". Non è sufficiente affermare genericamente che tutti le svolgono. Si tratta di precisare come. Noi riteniamo ad esempio che alcune di esse debbano esser assunte da tutti i docenti, senza particolari distinzioni e divisioni di compiti. Fra queste, l'assistenza agli alunni (tutti gli insegnanti contitolari si occuperanno dell’assistenza tutoriale a ciascun alunno. Ma non è inopportuno precisare meglio, nel POF, i tempi le modalità e le occasioni -non si può dire: sempre e comunque- che si utilizzeranno per la particolare cura e attenzione a tutti gli alunni, secondo i loro bisogni differenziati di attenzione, ascolto, aiuto alla maggiore responsabilizzazione di ciascuno…), il rapporto con i genitori (è bene gestire le relazioni con i genitori non in maniera separata ma “unitariamente” come docenti contitolari o, meglio ancora, come gruppo docente), la cura della documentazione del percorso formativo (è fuor di dubbio che tutti gli insegnanti del team sono titolari di questa competenza. Ma il “percorso” è un’evenienza complessa che va documentata -come qualunque lavoro di gruppo organizzativamente valido- con suddivisione di compiti precisi e definiti tra i membri del team ).

Il cosiddetto “orientamento per la scelta delle attività opzionali” deve essere, invece, rifiutato come funzione tutoriale autonoma, perché è l’unica (tra le cinque indicate) specificamente sintonizzata sul progetto di spezzatino pedagogico della riforma. Tale orientamento deve essere correttamente ricompreso nella più ampia ed unitaria “assistenza tutoriale agli alunni”, all’interno di un modello organizzativo e di un progetto educativo unitari.
Il coordinamento delle attività educative e didattiche non può che essere, per ovvi motivi, affidato ad un docente del team. Ma questa non è una novità: nelle scuole già viene svolta questa funzione (nelle elementari, ad es. dai coordinatori di team o di interclasse, nelle medie dai coordinatori di classe). Il Collegio, in questo caso, può indicare all'interno del POF dei possibili criteri di scelta per l'individuazione di questa funzione (rotazione, rappresentanza, ecc.).

Il nostro punto di vista dunque è che queste funzioni devono essere assunte ed "esplicitate" nel POF della scuola in termini generali e "declinate" da ciascun gruppo docente al proprio interno. Nella gran parte delle scuole, si dice, vengono svolte da anni..? Tanto meglio: è allora il caso di esplicitare “come”, nel POF e nei “patti regolativi” di team che costituiscono una parte rilevante delle programmazioni didattiche o dei piani di lavoro annuali. In questo senso allora il Collegio docenti può utilmente deliberare dei "criteri generali" assolutamente sostenibili sul piano della legittimità.

Anche qui, cosa succede nel caso in cui il Collegio si rifiuti di deliberare o rifiuti di esprimere qualsiasi criterio (non solo per l'individuazione di "docenti tutor" ma anche per la gestione collegiale delle attività previste dall'art.7, comma 5 o dall'art.10, comma 5 del D.Lvo n.59/2004)?
Escludiamo, in ogni caso, l’emissione da parte del dirigente scolastico di un qualsivoglia decreto formale di assegnazione dell’“incarico di tutor” a uno o a più docenti dei vari team . Riteniamo, però, che, proprio per garantire la sostenibilità di una opposizione, fortemente motivata, all’individuazione della ipotizzata figura di docente sovraordinato gerarchicamente, in assenza di criteri, il dirigente scolastico debba assegnare le funzioni tutoriali ai vari team o Consigli di interclasse-classe secondo le modalità sopra prospettate. Di fatto assegnando ai docenti dei team, collegialmente, le funzioni di assistenza tutoriale, rapporti con i genitori, cura della documentazione e orientamento e individuando per ciascun team o interclasse i docenti coordinatori del gruppo stesso.
Nel caso in cui è il Collegio docenti a deliberare in questo senso, si tratta senza dubbio di una scelta positiva, propositiva, condivisa e che può, ripetiamo, costituire un'utile occasione per ripensare queste attività. Nel caso in cui sia il dirigente scolastico ad assegnare le attività e/o a chiedere a ciascun team di specificare come queste vengono svolte, per quanto l'attribuzione sia "diffusa" ed estesa a tutti (ruolo di coordinatore a parte), è chiaro che si tratterebbe di una modalità burocratica e di scarso respiro culturale e pedagogico.

Comprendiamo la preoccupazione di chi insiste per un rifiuto secco ed aprioristico: il no, “senza se e senza ma”, sarebbe l’unico strumento per evitare che si porti dentro le mura della scuola il “cavallo di Troia” dell’anticamera dell’istituzione del docente unico tutor.
Ma è proprio su questo punto che la nostra “prognosi” differisce profondamente. Infatti, l’unico modo per affossare definitivamente questo strano animale pedagogico, figura sovraordinata gerarchicamente, è quello di spiegare con sufficiente attendibilità come e perché le funzioni tutoriali sono già svolte (ed è necessario che continuino ad essere svolte) da tutti gli insegnanti, sia pure con suddivisione di compiti, quando è necessario, tra i membri dei team. La rivendicazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche ha forza non se diciamo “tutti facciamo tutto e non rompeteci le scatole”, ma se dichiariamo nel POF quali concrete forme di flessibilità didattica ed organizzativa utilizziamo .

I dirigenti scolastici di area Cgil-Cisl non hanno nessuna intenzione di "indorare la pillola" per far accettare ai Collegi i contenuti più discutibili della Riforma Moratti. Ci vuole una buona dose di fantasia (o di “cattiva coscienza”) per arrivare a simili vette di pensiero, soprattutto quando ci si riferisce a quei dirigenti che sono intervenuti pubblicamente, in centinaia di assemblee e momenti di confronto, e che sono sicuramente molto più esposti a pressioni di varia natura rispetto a qualunque insegnante più o meno “rivoluzionario”.
Gli stessi dirigenti rivendicano, però, la loro funzione “di governo” delle istituzioni scolastiche autonome. E, per governare, debbono organizzare l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formativa nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici. E si sforzeranno di mandare in soffitta le generiche affermazioni di purezza per “dimostrare e documentare” la superiorità dei modelli formativi di tempo-pieno e di tempo prolungato , così come gli insegnanti li hanno realizzati in questi anni, attraverso indicazioni “dettagliate” delle strategie metodologiche e didattiche utilizzate per assicurare il successo formativo di tutti e di ciascun alunno.
Per concludere: evitiamo di farci del male da soli, perché, purtroppo, ci penseranno altri a fare del male soprattutto alla scuola pubblica italiana.

G. Gandola, F. Niccoli (Coordinamento dirigenti scolastici CGIL-CISL Milano)



interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Anna Pizzuti    - 05-05-2004
I pareri - chiari - del professor Bertagna
Da Scuolidea, Forum flessibilità

DOMANDA

Mi aiuta a far di conto Prof. Bertagna? E' proprio il momento di chiedere agli esperti qualcosa che mi rode da tempo e che non sono riuscita ancora a comprendere.

L'organico per il prossimo anno è congelato quindi io e la mia collega, nella nostra classe di TP dovremmo svolgere lo stesso orario sulla classe:22+22=44 Orario degli alunni:40 Ci vengono confermate le 4 ore di compresenza. LA DOMANDA E' LA SEGUENTE: Se una di noi due sarà tutor e svolgerà le 18 ore in classe (più le 4 per i compiti esclusivi del tutor, ma non sulla classe... naturalmente) le compresenze salterebbero automaticamente perchè 18+22=40 Dove ho sbagliato? Cordialità.


RISPOSTA

Al livello di elaborazione normativa ora disponibile, il calcolo è corretto. Si tratta di decidere quante ore effettivamente riservare al tutor per la sua funzione e in quale ambito orario farle rientrare ( ore funzionali aggiuntive? Ore di insegnamento aggiuntivo?) Non è sensato, però, mi pare, stabilire l’impegno del tutor su base settimanale e in termini impiegatizi (4 ore la settimana). Meglio ragionare, se i sindacati lo consentiranno, su base annuale, cercando di ipotizzare quante ore servono e quando. Si deve poi tener conto delle contemporaneità legate agli incrementi di organico per la lingua straniera, all’intervento di esperti, alle compresenze su religione. Di certo in questa fase di transizioni si stanno verificando difficoltà e distorsioni indesiderate: resta fermo il principio che sarebbe bene mantenere gli attuali livelli di contemporaneità. In questa situazione, ciò che si può fare è decidere che cosa è prioritario per la qualità del servizio educativo agli allievi: se la contemporaneità lo è, occorre muoversi per investire tutte le risorse orarie e finanziarie a disposizione dell’istituzione scolastica. Sappia che nessuna riforma nasce perfetta sotto tutti i profili, ma può migliorare strada facendo con l’apporto di tutti.

ALTRA RISPOSTA

Sulla questione dell’ambito orario da cui ricavare le ore per l’attività tutoriale bisognerà che il MIUR faccia chiarezza. Per ora il riferimento è costituito dalla C.M n.29/2004 che lascia le cose sostanzialmente indecise, per la scuola primaria:” Le modalità di svolgimento della funzione tutoriale costituiranno oggetto di appositi approfondimenti e confronti nelle sedi competenti, in esito ai quali saranno impartite ulteriori indicazioni e precisazioni”. Nel caso della secondaria di 1° grado si legge: “…l’attribuzione dell’incarico dovrà avvenire nell’ambito delle disponibilità e delle risorse esistenti, ricorrendo a soluzioni di tipo transitorio…” Mi sembra che, per ora il MIUR lasci aperte tutte le possibilità, pertanto anche quella che il monte ore sia ricavato nell’ambito dell’orario cattedra (come personalmente auspico, a meno che sia il docente a chiederlo aggiuntivo per motivi economici, visto che 4 ore in più nella scuola primaria e sei nella secondaria di I grado significano anche significativi incrementi stipendiali). E’ questa la linea seguita al momento dalla maggior parte delle scuole, anche se, occorre riconoscere, che la funzione tutoriale è riconducibile per caratteristiche più alle attività funzionali all’insegnamento che non all’insegnamento vero e proprio.

GIUSEPPE BERTAGNA