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8) Dal carteggio Adam Smith – Berlusconi
Aldo E. Quagliozzi - 06-05-2004


Mi accorgo, procedendo nella trascrizione delle lettere del carteggio di quelle eminenti personalità, di realizzare in pari tempo una rivisitazione della storia patria, non certo la minore, ma sicuramente una storia patria non proprio la più nobile.
Ritengo comunque l’opera molto meritoria, e spero che di questo convincimento siano i pochissimi che avranno la pazienza di leggere, ché non solo le gesta epiche vadano conosciute e diffuse ma anche quella storia, pur detta minima, che di fatto ha gettato le basi per la storia successiva di un paese ed i cui risultati stanno probabilmente sotto gli occhi di tutti oggigiorno, anche se ne sono stati ignorati i non adeguatamente divulgati antefatti.
Sarà forse per una inconfessata patriottarda vergogna che i tanti illustri storici a volte hanno coscientemente scelto la occultazione di fatti, avvenimenti e persone che molto male avrebbero illustrato la storia patria, relegando alla cronaca quei fatti, quegli avvenimenti e quelle persone pur di non nuocere al buon nome del paese nell’agone internazionale.
Ma ritenendo a questo punto meritoria l’opera di divulgazione di cotanti illustri fatti e pensieri, trascrivo, per quanto possibile, la settima lettera del carteggio.

Glasgow, 27 gennaio 1994

Caro Cavaliere,
comincio col congratularmi per il Suo messaggio televisivo di ieri. Ci ha dato la notizia che aspettavamo. Lei sarà il protagonista della prossima campagna elettorale.
Se era l’efficacia persuasiva che Lei cercava – come è legittimo per un cittadino che si propone quale aspirante capo del governo – ha centrato in pieno l’obiettivo.
Lo so, hanno trovato da ridire sul fatto che Lei si sia mostrato alle telecamere con una particolare abbronzatura forse dovuta agli effetti speciali che si usano per gli attori. Li lasci dire. Presentarsi nel proprio aspetto migliore e sapersi porgere con atteggiamento accattivante è una forma di rispetto verso il pubblico.
Sui contenuti del Suo messaggio, a me sono piaciuti particolarmente i forti accenni alla liberaldemocrazia, e il passaggio iniziale in cui ha dichiarato di non voler
vivere in un paese illiberale governato da forze immature .
Sul collasso del vecchio regime, Lei è stato moderato nel tono, ma rigoroso e chiaro nei contenuti, e soprattutto ne ha parlato non in chiave di recriminazione, ma nella prospettiva di un diverso futuro:
L’autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e dal sistema del finanziamento illegale dei partiti, lascia il paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova repubblica . Ben detto.
( … ) … su due passaggi del Suo messaggio televisivo del 26 gennaio mi sono trovato in contrasto con mia moglie.
Uno è il punto in cui Lei dichiara di non voler vivere in un paese governato
da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare .
Giusto ha commentato:
Ci vuole una bella faccia di culo .
Scusi la crudezza del linguaggio, ma la signora Smith parla come i giovani della sua generazione. E proprio quella terminologia è stata la prima ragione che ha fatto scattare le mie rimostranze.
Giulia sostiene che Lei non ha titolo per gettare fango sugli uomini di quel passato, ed è partita in una filippica su quella volta che tre pretori italiani, nel 1984, fecero applicare la legge oscurando in tre regioni ( … ) i canali della Fininvest, che trasmettevano in diretta senza aver ottenuto alcuna autorizzazione.
In quella circostanza
il signor Berlusconi salvò lo sfintere ( sono sempre parole di Giulia, mi scusi di nuovo ) solo perché intervenne il suo amico Bettino Craxi, allora potentissimo, che scatenò una campagna contro i tre coraggiosi pretori, e poi fece avere la concessione a Berlusconi per decreto .
L’altro passaggio del Suo discorso che ci ha portati vicini alla lite è quello in cui annuncia le immediate dimissioni da ogni carica sociale che ricopre nel gruppo Fininvest e la rinuncia al Suo
ruolo di editore e d’imprenditore .
Se devo essere sincero, e voglio esserlo, anche a me queste parole sono parse un tantino generiche, perché, se uno resta di fatto e di diritto il padrone di un impero finanziario, che ufficialmente ricopra o no cariche sociali è poco rilevante.
Avrei preferito una più esplicita ammissione d’incompatibilità e un rigoroso impegno vincolante a risolvere – non appena Lei dovesse diventare, come spero, capo del governo italiano – il problema di una proprietà le cui dimensioni creano potenziali conflitti d’interesse con la corretta gestione della cosa pubblica.
( … ) Un capo di governo che desse l’impressione di voler tutelare non tanto il diritto di proprietà, quanto la propria roba, non sarebbe credibile nemmeno quale difensore del diritto di proprietà.
Ma è superfluo, e forse offensivo, che io Le scriva oggi queste ovvietà. L’importante è che Lei abbia pronta una legge di garanzia contro il rischio d’incompatibilità per il giorno in cui diventasse presidente del Consiglio.
Sono certo che i Suoi esperti sono già al lavoro e che, prima ancora di accettare l’incarico di formare il governo, Lei comunicherà al paese i termini precisi e particolareggiati dell’atto con cui s’impegnerà a vendere ( !!! n.d.r. ) entro una breve scadenza l’intero Suo gruppo.
Per adesso l’impegno assunto, benché non mi entusiasmi, può bastare. Ma Giulia dice:
E’ aria fritta: al momento buono, se vincerà le elezioni, farà il governo, si terrà la Fininvest e lo metterà in quel posto agli italiani . ( benedetta lungimiranza, n.d.r. )
E’ questo brutale gusto del turpiloquio che mi dà fastidio in Giulia; ma io la perdono, perché è così dolce, così tenera, così giovane, fresca, sensuale.
Con immutata stima, la saluto cordialmente. Adam Smith


( dal volume “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “ di Sergio Turone –Laterza – 1995 )

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