Melfi e serial killer
Bruno Ugolini - 27-04-2004
Il serial killer occupa le prime pagine dei giornali. Sono quasi scomparse, invece, le cronache di Melfi dove migliaia di giovani operai, fino ad ieri tranquillissimi, hanno scoperto che magari lavorare di notte per due o tre settimane di seguito fa male alla salute. Hanno avuto l’ardire di chiedere di intervallare una settimana di notte con una di giorno.

Fatto sta che ora sono stati in parte zittiti, nel clamore dei mass media, dalle vicende del signor Donato Bilancia, l’uomo che ha spento tranquillamente la vita a diciassette persone. Costui ha potuto liberamente esprimere le sue profonde idee davanti alle telecamere di “Domenica In”, intervistato dal solerte Bonolis. Il quale ha commentato difendendosi dai veementi attacchi: “Non si può sempre ballare e cantare…”. Sacrosanta verità. Qualche pausa di questi appuntamenti domenicali potrebbe essere dedicata a problemi seri.

Ma perché non invitare, invece di un Nuovo Mostro, un giovane, normale operaio di Melfi che di problemi seri ne avrebbe tanti da esporre? Lui, è vero, non ha ucciso nessuno, non è un serial killer. Sono altri che uccidono la sua giovinezza e lui non ci sta più.

Oltretutto, magari, negli studi televisivi qualche vecchio sindacalista avrebbe potuto spiegare al giovane operaio che negli scontri di classe più duri, nel passato, ha sempre vinto chi “ha saputo durare cinque minuti più del padrone”. Non è il blocco infinito, il muro contro muro, l’arma migliore. Quello sfianca te, prima del padrone. Nei tempi antichi dell’autunno caldo gli operai vinsero con gli scioperi articolati, non con lo sciopero ad oltranza. E anche allora, in ogni modo, nessun Bonolis li invitava in Tv.


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 red    - 26-04-2004
Su proposta del senatore diessino Piero Di Siena, tredici importanti esponenti della cultura italiana hanno sottoscritto un documento per protestare contro le cariche della polizia e chiedere la ripresa della trattativa tra azienda e sindacati.

Nell'appello, sottoscritto da Luciana Castellina, Giuseppe Chiarante, Luigi Ferrajoli, Dario Fo, Pietro Ingrao, Felice Laudadio, Lucio Magri, Giacomo Marramao, Citto Maselli, Gillo Pontecorvo, Franca Rame, Mario Santostasi, Aldo Tortorella si sottolinea che «le cariche della polizia contro i lavoratori ai cancelli della Fiat di Melfi ci riportano ai periodi più bui della nostra Repubblica, a un clima di pesante intimidazione contro chi sciopera per il lavoro».

«È l'ennesima conferma che in Italia c'è un governo reazionario che attacca tutti i diritti - proseguono gli intellettuali -, con le censure agli intellettuali, con le aggressioni ai lavoratori in lotta -prosegue la nota - siamo con gli operai di Melfi, solidarizziamo con i feriti, chiediamo che il Governo invece di caricare i lavoratori con i reparti mobili della Polizia svolga il suo ruolo di mediazione, portando al tavolo della trattativa gli operai della Fiat e i loro sindacati. L'appello -conclude il documento - è aperto a quanti, intellettuali e operatori del mondo della cultura, vorranno manifestare la loro solidarietà ai lavoratori e la loro attenzione alla tutela dei diritti civili e sindacali».

Dall'Unità


 Vittorio Delmoro    - 27-04-2004
Chissà che le cariche della polizia non abbiano salvato Epifani dalla pericolosa china su cui si era messo con le dichiarazioni del giorno prima.
La lotta degli operai di Melfi è sacrosanta, anche se impedisce il lavoro degli altri operai del gruppo FIAT, i quali dovrebbero invece solidarizzare, invece che supplicarli di tornare al lavoro.
Non hanno forse capito che l'eventuale sconfitta di Melfi si ripercuoterà anche su di loro?
E se non l'hanno capito, che sta facendo il sindacato?
Anche qui, come nella scuola, si tenta di sovrapporre alle buone ragioni di chi ci sta dentro, ragioni di opportunità esterne, di rapporti fra organizzazioni, di equilibri politici.
Ma se uno ha ragione, ha ragione e basta; come noi contro la riforma Moratti.
Dunque tutta la mia solidarietà agli operai di Melfi