red - 26-04-2004 |
Su proposta del senatore diessino Piero Di Siena, tredici importanti esponenti della cultura italiana hanno sottoscritto un documento per protestare contro le cariche della polizia e chiedere la ripresa della trattativa tra azienda e sindacati. Nell'appello, sottoscritto da Luciana Castellina, Giuseppe Chiarante, Luigi Ferrajoli, Dario Fo, Pietro Ingrao, Felice Laudadio, Lucio Magri, Giacomo Marramao, Citto Maselli, Gillo Pontecorvo, Franca Rame, Mario Santostasi, Aldo Tortorella si sottolinea che «le cariche della polizia contro i lavoratori ai cancelli della Fiat di Melfi ci riportano ai periodi più bui della nostra Repubblica, a un clima di pesante intimidazione contro chi sciopera per il lavoro». «È l'ennesima conferma che in Italia c'è un governo reazionario che attacca tutti i diritti - proseguono gli intellettuali -, con le censure agli intellettuali, con le aggressioni ai lavoratori in lotta -prosegue la nota - siamo con gli operai di Melfi, solidarizziamo con i feriti, chiediamo che il Governo invece di caricare i lavoratori con i reparti mobili della Polizia svolga il suo ruolo di mediazione, portando al tavolo della trattativa gli operai della Fiat e i loro sindacati. L'appello -conclude il documento - è aperto a quanti, intellettuali e operatori del mondo della cultura, vorranno manifestare la loro solidarietà ai lavoratori e la loro attenzione alla tutela dei diritti civili e sindacali». Dall'Unità |
Vittorio Delmoro - 27-04-2004 |
Chissà che le cariche della polizia non abbiano salvato Epifani dalla pericolosa china su cui si era messo con le dichiarazioni del giorno prima. La lotta degli operai di Melfi è sacrosanta, anche se impedisce il lavoro degli altri operai del gruppo FIAT, i quali dovrebbero invece solidarizzare, invece che supplicarli di tornare al lavoro. Non hanno forse capito che l'eventuale sconfitta di Melfi si ripercuoterà anche su di loro? E se non l'hanno capito, che sta facendo il sindacato? Anche qui, come nella scuola, si tenta di sovrapporre alle buone ragioni di chi ci sta dentro, ragioni di opportunità esterne, di rapporti fra organizzazioni, di equilibri politici. Ma se uno ha ragione, ha ragione e basta; come noi contro la riforma Moratti. Dunque tutta la mia solidarietà agli operai di Melfi |