breve di cronaca
Quella scelta al buio tra scuola e lavoro
La Repubblica - 07-02-2002
Quella scelta al buio tra scuola e lavoro

di LUCIANO GALLINO

Il progetto di riforma della scuola approvato dal governo contiene due provvedimenti in tema di rapporti tra scuola e mondo del lavoro che si possono giudicare uno benefico, l´altro dannoso. Tra i due provvedimenti, inoltre, esiste una patente contraddizione.
Da accogliere con favore è l´alternanza prevista tra scuola e lavoro per gli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età (art. 2, comma g, e art. 4 della proposta di legge delega). Con un piccolo dubbio. Detti articoli affermano in generale che "i diplomi e le qualifiche si possono conseguire in alternanza scuola-lavoro" e che si vuol assicurare "la possibilità di realizzare i percorsi del secondo ciclo in alternanza scuola-lavoro". Ciò lascerebbe pensare che l´alternanza sia possibile – e bene sarebbe – tanto nei licei che nella istruzione professionale. Invece nel grafico allegato al testo nel sito del Miur l´alternanza parrebbe riferirsi solo al sistema dell´istruzione professionale.
Resta comunque fermo che il progetto configura, in pratica, l´estensione a tutto o a buona parte del secondo ciclo della scuola riformata dei periodi di tirocinio che da anni registrano un buon successo in alcuni percorsi della formazione universitaria. Mi riferisco in specie ai corsi di laurea in Scienze dell´Educazione, verso la fine dei quali gli studenti sono stati finora tenuti a svolgere per circa due mesi un´attività lavorativa presso organizzazioni di vario tipo scelte da loro stessi. Svolgendo tali attività gli studenti apprendono a conoscere di persona i problemi d´un determinato contesto lavorativo, la complessità delle strutture organizzative, le difficoltà del collaborare con altri. Tali esperienze sono utili al giovane per formarsi un´immagine realistica della società, scegliere con maggior consapevolezza le materie di insegnamento, e presentarsi infine sul mercato del lavoro con una preparazione più adeguata. Se però tali esperienze arrivano soltanto sul finire degli studi universitari, ciò significa che un giovane ha trascorso quasi vent´anni sui banchi senza avere avuto alcun contatto con il mondo del lavoro. Ben venga quindi l´anticipazione dei tirocini a partire dai quindici anni.
Offerto questo contributo al miglioramento dei rapporti tra scuola e lavoro, la proposta di riforma procede a comprometterli stabilendo che la scelta tra il sistema dei licei e il sistema dell´istruzione e della formazione professionale avvenga tra i 13 anni e mezzo ed i 14, concluso il primo ciclo. Avendone già parlato in tanti, sorvolerò qui sul fatto che una simile scelta è un ottimo mezzo per riprodurre le disuguaglianze di classe sociale, e riporta in sostanza la scuola alla situazione pre-1962, quando i quattordicenni avevano dinanzi il bivio draconiano tra avviamento e ginnasio.
Mi limito a sottolineare che una scelta meditata tra liceo e formazione professionale presuppone una conoscenza del mondo del lavoro che i 13-14enni non possono avere. Non ingannino la loro dimestichezza con Internet e l´universo delle chats, o l´abilità di coniare nuove forme linguistiche inviando messaggini sul cellulare. La ricerca come l´esperienza dicono che del mondo del lavoro, dell´universo dei lavori, essi hanno per lo più una rappresentazione semplificata e spesso sorprendentemene convenzionale. E´ l´immagine trasmessa loro dai media, dalle famiglie, dalla scuola stessa, stando alla quale l´industria con i suoi difficili mestieri non esiste quasi più, le femmine aspirano ancor sempre a far le segretarie o le contabili e i maschi vogliono studiare tutti da ingegneri.
Una scelta tanto precoce tra liceo e formazione professionale come quella prevista dal progetto di riforma non costituisce perciò solamente un salto indietro alla situazione pre-1962. E´ perfino un peggioramento. Perché in questi trent´anni il mondo del lavoro è diventato molto più complesso. Quasi tutte le professioni si sono fortemente differenziate, ne sono nate di nuove a migliaia, si sono formati ibridi d´ogni sorta, i lavori tradizionali hanno contenuti inediti. Di conseguenza si sono accresciute le difficoltà per chiunque di formarsi una rappresentazione abbastanza articolata e realistica del mondo del lavoro da permettere di compiere scelte ponderate, in cui ne va del proprio futuro. E´ tale rappresentazione che un giovane dovrebbe avere ben chiara quando sceglie tra liceo e formazione professionale. Ma è praticamente impossibile che un quattordicenne o la sua famiglia se la siano formata. Per ottenere questo scopo occorrono centinaia di ore di colloqui di orientamento, di esperienze sul campo, di lezioni e discussioni con esperti, che è impossibile comprimere nel primo ciclo, o che per varie ragioni sarebbe fuori luogo inserirvi.
E´ qui che emerge la contraddizione tra i due provvedimenti inscritti nella proposta di riforma che riguardano i rapporti scuola-lavoro. Uno dei metodi più efficaci per sviluppare nei giovani una rappresentazione adeguata delle complessità del mondo del lavoro sono infatti i tirocini. Nel mentre svolgono una reale attività lavorativa, un giovane o una giovane non sono infatti solamente portati a comprendere i rudimenti del lavoro che forse interesserebbe loro fare. Vengono a contatto con persone impegnate in lavori diversi; sperimentano modi differenti di lavorare; si confrontano con svariati modelli organizzativi. Dopo un tirocinio relativamente lungo, meglio ancora dopo alcuni tirocini, ciò comporta che la rappresentazione del mondo del lavoro che si costruiscono nelle loro menti si sarà notevolmente complicata e ampliata. A quel punto sono in condizione di scegliere a ragion veduta che cosa fare da grande.
Perciò sarebbero anche nella miglior condizione per scegliere meditatamente il percorso della formazione professionale, o invece quello liceale. Accade però che il progetto di riforma preveda di alternare scuola e lavoro solo dopo aver iniziato il secondo ciclo, quando la scelta tra i due percorsi è già stata compiuta. E´ vero che l´art. 2 della proposta di riforma ammette la possibilità formale di passare dal sistema dei licei al sistema dell´istruzione e della formazione, e viceversa. Ma le differenze di contenuti e di metodologie didattiche dei due percorsi sono tali da rendere nella realtà impossibile, o inappetibile per i più, un simile passaggio.
In sostanza la riforma propone ai giovani di scegliere al buio tra formazione professionale e liceo, preoccupandosi però di fornire loro, qualche anno dopo, i mezzi per diradare quel buio. E scoprire magari di avere fatto la scelta sbagliata. Un modo efficace per fabbricare buon numero di esistenze frustrate, e nel contempo privare il mondo del lavoro, e il paese, di talenti e motivazioni.

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 Giuliano Galiardi    - 23-09-2002
Ringrazio il Prof.Gallino di avere espresso il problema in oggetto in termini molto chiari e precisi.
Però mi sembra che si sia dimenticato della dimensione strettamente individuale del problema.
Tanto per complicare le cose mi chiedo: un ragazzo a 13-14 anni per poter scegliere razionalmente dovrebbe sapere chi è o chi sarà quando avrà completato il processo di sviluppo psico-somatico personale; sapere per quale attività lavorativa è o sarà più adatto.
Mi sembra che problemi di questo genere rendano impossibile una scelta se non in modo molto graduale
e da verificare di anno in anno.
In questa ottica la Scuola dovrà rivoluzionare la propria organizzazione.
Distinti saluti