Giacomo Elias ancora sul pp3 e sul futuro SNVI
Grazia Perrone - 18-04-2004
Diciamocela tutta e fuori dai denti … anche se la cosa può non piacere a qualcuno.

La legge sulla parità scolastica è figlia “legittima” del governo di centro-sinistra e, da allora, un ampio settore della scuola “paritaria” privata accede ai finanziamenti dello Stato in barba alla – sempre evocata ma, spesso, disapplicata - Costituzione.

L’Italia “scolastica” è – in modo sempre più evidente – “divisa in due” con una ferita che si divarica da nord a sud. Edifici impropri, decrepiti e, spesso in affitto, arredi consunti, impianti obsoleti, inefficienti o, peggio fuorilegge dove i tassi di “abbandoni” (leggasi bocciature) sono più alti rispetto alla media nazionale.

Non accade per caso. Apprendere in ambienti inadatti, con scarsità di laboratori e dotazioni anacronistiche – tanto per utilizzare un eufemismo – non è lo stesso che godere di architetture funzionali e pertinenze efficienti.

Eppure - in una delle tante brochure ministeriali – leggo: (…)”l’Amministratore deve disporre di una serie di parametri corretti ed aggiornati che gli permettano di pesare adeguatamente le varie situazioni e, conseguentemente, fornire le risorse umane, materiali e finanziarie adeguate (…)”. Logica vorrebbe – in un ottica di … sussidiarietà … sia pur federale in … salsa verde - che, in presenza di un deficit formativo, si risponda con un surplus di risorse specie in quelle realtà scolastiche contraddistinte dall’affollamento delle classi e da una percentuale di abbandoni superiore alla media.

Alla dispersione si rimedia – a parer mio – puntando sulla qualità del personale docente, ovvero con un buon aggiornamento e un minor numero di allievi per classe. Tutti i provvedimenti emanati dalla Moratti, invece, vanno nella direzione inversa. Progetti, sperimentazioni, innovazioni vengono cancellati in nome della finanziaria e del "contenimento della spesa pubblica" ovvero della "razionalità" del sistema; gli organici regrediscono e, con essi, l’offerta formativa flette, sempre più, verso standard minimi. In questo modo la “marcia in più” che la scuola (statale!) esige resta un puro enunciato accademico (e propagandistico) che i fatti contraddicono perché è chiaro anche ad un bambino che si predica la parità e si pratica la disparità giacché (come ammoniva Piero Calamandrei nel 1950), riducendo i finanziamenti da un lato e ampliandoli dall’altro, la parte statale arretra e quella privata se ne avvantaggia.

E’ in questo contesto – politico e sociale – contraddittorio che sta nascendo il “nuovo” Servizio di Valutazione Nazionale del “prodotto scuola” (e già questa allocuzione – non casuale – è tutta un programma!) che - come gruppo di lavoro – abbiamo cercato di focalizzare e – con tutti i nostri limiti soggettivi – di commentare.

Con una consapevolezza in più. A partire da oggi termini come “prodotto scuola”, “controllo di gestione”, “enti erogatori del servizio”, “forme di incentivazione/disincentivazione” … entreranno a far parte del lessico scolastico con i quali – ci piaccia o no – dovremo fare i conti.

Leggere – per credere – le affermazioni di Giacomo Elias formulate in occasione del meeting promosso – a Milano – dalla Fondazione Liberal presieduta dal presidente della VII Commissione Cultura della camera dei Deputati: l’On. Ferdinando Adornato.


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Valutare per migliorare
di Nicola D’Amico

FONTE: Sole 24 Ore Scuola n 8

Valutare significa, nella radice originale della parola e nella realtà che si prepara per la scuola italiana, “dare valore” al lavoro che si compie. Se al tuo lavoro è dato valore, vali. Dalla secolare mancanza di valutazione, dalla autoreferenzialità della scuola italiana, è discesa a cascata, per i docenti, una serie di fenomeni negativi, come la mancanza di “assegnazione di valore” al loro status giuridico ed economico. Lo dice a il Sole 24 Ore Scuola il professor Giacomo Elias, presidente del gruppo di lavoro per la Valutazione creato dal ministro Moratti.

Del resto, dice Elias, partecipando a Milano a un’apposita sessione dell’annuale meeting della Fondazione Liberal, “non pare che i docenti italiani abbiano, dopo una prima fase di esitazione, paura di una valutazione nazionale per la verifica della rispondenza del prodotto del loro lavoro agli standard educativi nazionali ed europei. Lo confermerebbe il fatto che i disimpegni sono stati solo 60 sulle 9.500 scuole invitate a partecipare [1] alla ricerca sperimentale sui sistemi di valutazione avviata negli ultimi tre anni dall’INVaLSI, l’Istituto nazionale del sistema scolastico italiano”.

Elias, presente al meeting anche il sottosegretario all’Istruzione Valentina Aprea, ha anche annunciato l’imminente creazione di un Centro europeo per le ricerche sulla valutazione, che dovrebbe avere sede in Italia. La valutazione del prodotto scuola è già cominciata, se si pensa che 9.500 scuole in regime di sperimentazione valutativa costituiscono oltre l’80% delle istituzioni scolastiche italiane. Ma è chiaro che l’operazione potrà andare a regime solo con l’attuazione della riforma dell’INVaLSI, prevista dal recente decreto delegato approvato dal Consiglio dei ministri (e pronto per l’applicazione dopo il parere delle Camere [2], senza ulteriore iter legislativo [3]) e via via che entrerà in attuazione la riforma di cui alla legge 53/03, che porta con sé i nuovi standard nazional-comunitari.

Prime sperimentazioni: perché, come, con chi.

Le simulazioni si sono avviate in una prima tornata del progetto nella somministrazione agli allievi di prove di apprendimento sotto forma di questionari costituiti da questionari a risposta chiusa (3, 4, 5 risposte secondo il livello scolare e la natura della domanda); e alle scuole di un questionario (detto “di sistema”) per la misura del grado d’attuazione del Piano dell’offerta formativa. Sulla base della prima esperienza, nell’anno scolastico 2002/03 si è offerto alle scuole un riferimento per valutare i propri esiti e individuare i propri punti di forza/debolezza.

“Gli obiettivi indicati dal ministro per questo secondo progetto (PP2) – spiega sempre il professor Elias – sono stati la rilevazione degli apprendimenti nella lingua italiana, nella matematica e nelle scienze in IV elementare, I media e III superiore; la rilevazione degli aspetti, modalità, metodi e attività descritti nel Pof per lo sviluppo, la realizzazione e la regolazione del processo d’istruzione e formazione. Le caratteristiche del PP2 si possono, quindi, così riassumere: rilevazione in classi che prefigurano la riforma; tre discipline indagate (italiano, matematica e scienze); costruzione di strumenti (prove di apprendimento e questionario di sistema) ad hoc; predisposizione per le prove di apprendimento di edizioni per gli studenti con disabilità visiva; continuazione della sperimentazione della somministrazione informatica delle prove in un gruppo di scuole con adeguate risorse informatiche (aderenti 289 scuole); partecipazione alla somministrazione cartacea di due gruppi di scuole, scuole aderenti volontariamente e scuole del campione probabilistico, disegnato dall’INaLSI; accurata formazione del personale coinvolto, secondo un modello a vari livelli].

La sperimentazione in corso.

Infine, nell’anno scolastico in corso è stato lanciato il terzo progetto Pilota (PP3) ora in fase conclusiva. La partecipazione, sempre volontaria, è salita a 9.145 scuole, impegnando quasi 72mila classi (70mila circa con somministrazione cartacea e le restanti con quella informatica). Gli studenti che hanno svolto le prove d’apprendimento sono stati poco meno di un milione e mezzo. Anche in questo caso, i risultati saranno trasmessi alle scuole entro il mese di giugno, mentre il rapporto finale sarà disponibile alla ripresa delle scuole in autunno”.

La valutazione può essere utilizzata per il controllo di gestione, ossia per misurare in modo oggettivo il grado di conseguimento degli obiettivi e per dar corso a eventuali azioni correttive; l’accreditamento, ossia il riconoscimento da parte dell’ente responsabile del sistema dell’idoneità dell’ente erogatore ad assolvere ai compiti affidatigli [4], la creazione di presupposti oggettivi atti a rendere possibili, tra l’altro, forme di incentivazione/disincentivazione per promuovere il miglioramento continuo degli enti eroganti.



Note a commento

[1] Qui traspare evidente – a parer mio – una forzatura laddove si lascia intendere, tra le righe, che l’adesione al progetto “sperimentale” di valutazione effettuata dalle singole istituzioni scolastiche, in alcuni casi, con criteri poco trasparenti e senza un reale coinvolgimento degli organi collegiali preposti sia in realtà una consapevole accettazione del principio della valutazione soggettiva del lavoro docente da parte degli stessi … “operatori scolastici” erogatori del servizio pubblico denominato istruzione.

[2] In realtà il parere prescritto (dalla legge n. 53/03) entro 60 giorni dalla formulazione del decreto è quello delle competenti Commissioni di Camera e Senato e della Conferenza unificata Stato-Regioni (art. 8 del decreto legsl. N. 281/97)

[3] Siamo, anche in questo caso, in presenza di una forzatura dialettica … e giuridica giacché è vero che il parere delle commissioni parlamentari e della conferenza unificata Stato-Regioni non è vincolante per il Governo ma è pur vero che – in presenza di radicale richiesta di emendamenti da parte dei predetti organi istituzionali - il Governo non potrà non tenerne conto ... se vorrà evitare, l’ennesimo, conflitto istituzionale.


[4] Nel caso dei “diplomifici” questa mi sembra una “cosa buona e giusta”.

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