I motivi per cui acconsento
Gianni Mereghetti - 05-02-2002
Quando ho appreso la notizia del "via libera alla riforma Moratti" non ci ho creduto!
Sarà vero, mi sono detto, o è l'ennesimo miraggio di questi ultimi e contraddittori anni?
Spero proprio che invece sia la volta buona e che il 1° febbraio 2002 possa essere ricordato come la svolta della scuola italiana.
C'è bisogno di una riforma così, in modo che la scuola da una parte torni ad essere quello che è, luogo di istruzione, di formazione ed educazione, e dall'altra sappia affrontare la sfida di qualità che oggi non è più ulteriormente rimandabile, pena il condannare i giovani ad una deprivazione culturale mortificante.
Quella del ministro Moratti è una buona riforma: rispetta i diversi livelli dell'età evolutiva, riconferma che far scuola implica insieme la comunicazione di conoscenze e lo sviluppo delle competenze, sottolinea l'importanza dell'educazione alla critica nella scuola secondaria, valorizza la formazione professionale mettendo la parola fine ad un egualitarismo che in questi anni ha penalizzato tutti, avvia la delicata questione della formazione iniziale degli insegnanti, che dovrebbe essere sempre più di tipo disciplinare e con un reale tirocinio scolastico, perchè insegnare non lo si impara studiando le teorie, ma da chi già insegna con competenza e passione.
Sì, una buona riforma, che avvia il cambiamento della scuola.
Ancora molto c'è però da fare, per non rendere il cambiamento un pasticcio e soprattutto per andare al cuore dei nodi centrali della riforma, ossia i contenuti dell'insegnamento e la ridefizione della funzione docente in termini di libertà e professionalità.
Dopo aver varato l'architettura, guai a perdersi in quisquiglie su aspetti secondari, come stanno purtroppo facendo in molti.
E' ora che si capisca, De Mauro, Berlinguer e Panini in testa, che la riforma si giocherà su che cosa si insegnerà e su chi lo farà, e su questo dobbiamo metterci al lavoro e subito!


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 Andrea Cardelli    - 10-02-2002
...è una buona riforma in senso economico (mettiamo a casa qualcuno e facciamo fare l'esame alle commissioni interne) ... ma non mi si dica che "didatticamente" vale qualcosa... soprattutto se qualche volta (praticamente a Roma, mai!) si pensa agli studenti!
Pensiamoci prima di parlare. Un saluto, Andrea

 Renato Tubére    - 10-02-2002
FINALMENTE!!!
ERA ORA CHE QUALCUNO, DOTATO DI MATERIA GRIGIA E NON DI PRECONCETTA OSTILITA' VERSO LA MORATTI, DICESSE COSE SENSATE COME TU FAI, CARO GIANNI!
AI TANTI CHE BLATERANO DI ERRORI SESQUIPEDALI, UNA DOMANDINA SEMPLICE, SEMPLICE: QUAL E' IL LIVELLO ATTUALE DI CULTURA DI UN LORO ALLIEVO, DALLA PRIMA ELEMENTARE ALL'ULTIMO ANNO DELLE SUPERIORI?
BASSISSIMO, E' OVVIO!
E ALLORA, DI CHI E' LA COLPA?
DEI BRUTTI, SPORCHI, CATTIVI BERLUSCONES, O PIUTTOSTO DEI RIDICOLI POST FALCUCCIANI, BERLINGUERIANI E ORA DE MAURICI DELLA PATTUGLIA FORTUNATAMENTE IN ESTINZIONE DELL'ULIVO???
SVEGLIATEVI TUTTI, INSEGNANTI, E' ORA DI TORNARE A FARE QUESTO MERAVIGLIOSO LAVORO CON ENTUSIASMO (VISTO, PARTICOLARE NON SECONDARIO, CHE L'IMPRESENTABILE POST FASCISTA FINI VI HA PROCURATO BEN 100 EURO D'AUMENTO AL MESE, MICA MALE, VERO?)


 un professore, amante dell'intelletto e della cultura    - 10-02-2002
Sono felice di vederla edotto nella comprensione di un progetto di riforma che non vedo, se non nella ulteriore disgregazione aziendalistica della scuola italiana.
E' il tempo, comunque, dell'insano fiorire e degli intellettuali dipendenti, più che pensanti!
Auguri, collega.

 Aurora Giusy    - 10-02-2002
Perfettamente d'accordo

 Paolo Gallana    - 10-02-2002
Alcune osservazioni.
Per imparare ad insegnare, non basta guardare come fanno gli altri, oggi chi insegna con passione sa bene che occorre modificare in continuazione i metodi didattici, per rispondere a esigenze diverse e a bisogni di ragazzi in continuo cambiamento.
Occorre anche la teoria della didattica, occorre conoscere elementi di pedagogia ed anche di psicologia.
Solo chi è rimasto con la testa nel passato, può sognare che ad un giovane insegnante sia sufficiente conoscere la materia e guardare come fanno altri colleghi. La realtà è ben più complessa.
Proprio nell'istruzione professionale si vede che spesso bravissimi professionisti, non sono in grado di insegnare ad un gruppo di ragazzi.

Per quanto riguarda il differenziare i percorsi scolastici dalla formazione professionale, ben comprendo che possono esserci aspetti positivi. Ma questi emergono perchè la scuola non ha saputo adattare i propri metodi di insegnamento a ragazzi la cui intelligenza è prevalentemente di tipo pratico-operativo.
Purtroppo emerge il ritardo di noi docenti, che continuiamo a proporre metodi di apprendimento che fanno ricorso alla sola intelligenza analitica dei ragazzi.
Ma le forme di intelligenza sono diverse e si combinano in modo diverso in ogni giovane.
Qui sta la sfida della didattica moderna che deve porre al centro ogni singola persona e considerarla nella sua specificità.
Chi ritiene che per innalzare la qualità del sistema formativo italiano sia utile distinguere tra istruzione scolastica e istruzione professionale, separando i ragazzi in base alle loro forme di intelligenza (ma molto più probabilmente in base ai gruppi sociali a cui appartengono) è un illuso. La sfida di un sistema d'istruzione moderno è quella di mirare a sviluppare al massimo le competenze di tutti realizzando metodi percorsi di educazione e di istruzione tali da favorire lo sviluppo di competenze che utilizzino tutti i diversi aspetti dell'intelligenza di ogni persona.


 enrica gasparini    - 11-02-2002
Ti tingrazio per aver dato voce a tutti quegli insegnanti, me compresa, che hanno finalmente visto in questa rifroma un' opportunità per la scuola e non solo un trampolino di denigrazione per l'attuale maggioranza, democraticamente scelta, attraverso un ennesimo tentativo di politicizzare tutto e tralasciare i veri problemi con cui ci confrontiamo quotidianamente. La scuola è specchio della società, ma tutta e non solo quella di una certa filosofia politica.
Grazie ancora.
Enrica

 Io    - 11-02-2002
Ma ... sei impazzito?

 Prof Marco Geronimi Stoll, Università di Milano    - 12-02-2002
La sfrontataggine sorridente dei cacciaballe, sui temi della scuola come su altri tipo giustizia, lavoro, educazione, economia, è a mio parere più indecorosa degli argomenti stessi. Siamo contaminati da avvocati e periti di parte e non si sa più dove sia, se non la verità, almeno la lealtà o quantomeno il pudore.
La "riforma"? caro collega, è sicuramente buona solo per chi vuole far carriera in questi nuovi strani meandri ministerial-fininvestiani.
Ne conosco qualcuno, non lei personalmente, ma anche a lei propongo come a loro di fare un bilancio fra una decina di anni. Quando dovremo ricostruire le macerie di quello che avete saccheggiato, avrete almeno le palle per dire "sono stato io"? Ne dubito.
A loro, da amico, ho parlato franco ed ho detto: vedrete che le marchette costano di più a chi le fa che a chi le rifiuta.
A lei, che non mi è neanche amico, preferisco risparmiare il tono, ma non il senso.

 Corrada Cardini    - 12-02-2002
Ineffabile e inossidabile è tornato a colpire. Incredulo ed emozionato per aver avuto la fortuna di assistere ad un evento storico, alla nascita della madre di tutte le riforma possibili.Troppo forte: ci voleva, cominciavo a soffrire di una qualche forma di astinenza. C'è bisogno di colleghi entusiasti, impazienti di dare forma a tanta rivoluzionaria progettualità.Qualche punto del suo messaggio scoppiettante comunque mi resta oscuro: quando per esempio afferma che la scuola finalmente potrà tornare ad essere quella che è... fammi capire..che significa?..ma non è importante. L'importante è che finalmente si è reso evidente un dato che finora tutti ignoravamo: che la scuola è un luogo di istruzione, dove si forniscono conoscenze e competenze... c'era veramente bisogno di fare chiarezza...chissà che cosa si pensava di fare noi docenti, a scuola..E l'appello a non perdere tempo? a impegnarsi subito per la realizzazione della scuola del futuro, senza intavolare pretestuosi motivi di ritardo? Indubbiamente non si sa che cosa sperare: il peggio, si dice, non è mai morto. Un consiglio al collega: continui,come ora, a tenersi adeguatamente disinformato sui calamitosi limiti della morattiana riforma, eviti, come ha saggiamente fatto finora di riflettere troppo sulle implicazioni che ne deriveranno...lui ci piace così come è: in rosa.





 renato    - 12-02-2002
Forse, quando questo articolo è stato scritto non erano ancora spariti i 19000 milioni di euro dalla finanziaria!!!!

 D. Barca    - 15-02-2002
Leggo con meraviglia l'articolo di plauso. Non per il plauso, giacchè grazie al cielo ognuno può ancora pensarla come vuole, anche se, apprendo dal primo ministro stasera, c'è una certa differenza se appartengo al 60 e passa per cento di maggioranza o alla restante minoranza. La meraviglia è data dalle motivazioni.
1) Contraddittori anni questi ultimi? e i quaranta precedenti con il loro immobilismo? e gli ultimi sei mesi con la proposta Bertagna stravolta dallo stesso committente che chiama a raccolta gli stati generali prima senza interpellare veramente le categorie (non conosco un insegnante uno che, in qualche modo abbia contribuito) poi facendo presidiare l'assemblea dalla polizia in borghese.
2) la commistione dei tre termini di istruzione, formazione ed educazione la dice lunga sulle competenze in atto nella scuola.
3) La scuola non ha solo bisogno di conoscenze (scuola primonovecentesca) o di competenze (scuola secondonovecentesca) ma soprattutto di CAPACITA', competenze trasversali: a dircelo è il mercato del lavoro.
4) egualitarismo nella formazione professionale? E' vero che il progetto '92 ha introdotto una elevazione culturale al cui passo i ragazzi più sfavoriti fanno fatica a star dietro. Ma è vero anche che spesso la colpa è di insegnanti poco propensi a lavorare con ragazzi che non siano dei liceali come loro lo erano stati, ed è anche vero che per molti studenti il professionale è l'ultima occasione formativa (nel senso profondo della parola) della loro vita: gliela togliamo? Resistere, resistere, resistere
5) formazione degli insegnanti più disciplinare? ma se gli insegnanti sono formati solo nelle loro discipline grazie ad un'università troppo specialistica!!! e come si valuta la competenza e la passione di chi già insegna? Anzi, è vero o no che i professori con più anni di servizio non si trovano più a loro agio nei confronti del mondo giovanile? E, tanto per ripetermi, insegnare è una professione, non un artigianato tipico!
6) ma il fatto stesso che la riforma non sia partita dai contenuti (meglio saperi) e sul senso della scuola oggi (non venti, dieci o cinque anni fa), non insospettisce sul valore pedagogico, professionale e scientifico della stessa?
7) Una cosa così importante può essere portata avanti con legge delega? e che ne pensa di questo quel 30% che non è maggioranza (stime presidenza del consiglio)? e se tra venti anni il 30 diverrà il 70, che si fa? si cambia tutto?
Grazie dell'attenzione