Asino chi non la legge...
Mario Menziani - 31-03-2004
...o somaro chi l’ha scritta?

E così le strade dell’Emilia Romagna saranno tappezzate da manifesti sormontati dalla scritta “Asino chi non la legge”, con riferimento alla legge Moratti che, “secondo gli azzurri Isabella Bertolini, coordinatrice regionale del partito e vicepresidente del gruppo di FI alla Camera, e i consiglieri regionali Rodolfo Ridolfi, Andrea Leoni e Gianni Varani, tutti componenti della commissione scuola, è stata fatta oggetto, soprattutto in Emilia-Romagna, di una vera e propria «campagna di menzogne» da parte del centrosinistra e della giunta regionale” (Il Resto del Carlino 30.3.04)

Bene. Ben fatto: se chi parla della riforma (o critica), lo fa senza conoscere l’oggetto del suo discorrere (del suo criticare), be’ è giusto: si tratta sicuramente di un asino, ben venga allora la riproposizione delle vecchie punizioni: orecchie d’asino (o cappello con tanto di scritta) e in castigo dietro alla lavagna. Giusto, allora: “asino chi non la legge”!
Ma se chi scrive di scuola dovesse incorrere nello stesso errore? Se chi detta le norme della nuova scuola, dovesse, per strano caso, dimostrare di non sapere diche cosa si sta occupando? Non si tratterebbe di un qualcosa di ancor più meritevole del titolo di somaro?
Impossibile che accada? Niente è impossibile in questi tempi, dove persino le barzellette diventano (o stanno per diventare) legge: chi non ricorda l’esilarante “meno tasse per Totti”?
Così, in questi nostri tempi, è possibile che la signora Aprea in Parlamento concluda che le attuali ore di insegnamento della lingua inglese nelle scuole elementari (3+3+3) siano inferiori al numero di ore di inglese nella prossima scuola primaria (1+2+2+2+2). E in base a questa premessa, diventa logico, sempre per la suddetta signora, che le ore di inglese nella scuola media passino da 3 a 1 ora e 40 minuti: giacchè la qualità non è da confondersi con la quantità!!
E’ possibile che dopo cervellotiche circonlocuzioni retoriche il ministro, signora Moratti, concluda affermando che la peculiarità della sua riforma sta nel fatto che “nulla cambia rispetto al passato”.
E’ possibile che sempre la signora Moratti pretenda di dimostrare i maggiori impegni di spesa per la scuola, in virtù di un calcolo risultante dal confronto di bilanci basati su criteri (e dunque su impostazioni dei capitoli di spesa) affatto differenti (insomma, confrontando tra loro quantità di mele con quantità di pere).
E’ possibile che nei nuovi programmi per le scienze ci si dimentichi di indicare la teoria dell’evoluzione; che i talk –show diventino esempio dei “testi parlati più comuni” nei programmi di italiano; che i principi dell’economia domestica vadano ad arricchire i programmi di tecnologia; che le guerre diventino “competizioni tra Stati” nei programmi di storia.
E’ possibile che l’articolo 3 della costituzione venga citato tre volte all’interno dei decreti, sempre in modo diverso:

- la scuola dell’infanzia “contribuisce alla realizzazione del principio dell’uguaglianza delle opportunità e alla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art.3 della Costituzione);
- la scuola primaria assicura obbligatoriamente a tutti i fanciulli le condizioni culturali, relazionali, didattiche e organizzative idonee a «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale» che limitando di fatto la libertà e la giustizia dei cittadini, «impediscono il pieno sviluppo della persona umana» indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche e dalle condizioni personali e sociali (art. 3 della Costituzione);
- la scuola secondaria di primo grado mira a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale» che, limitando di fatto la libertà, «impediscono il pieno sviluppo della persona umana» indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche e dalle condizioni personali e sociali (art. 3 della Costituzione).

E’ possibile dunque che sia asino chi non la legge e che sia somaro chi l’ha scritta.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Francesco Mele    - 31-03-2004
Bravo Mario!!!

 lorella camporesi    - 02-04-2004
Concordo in pieno! Prima di dare dell'asino a chi non la legge, si doveva chiedere se chi l'ha scritta sapeva ciò che stava scrivendo. Sono veramente stufa di sentirmi dire dai rappresentanti (più o meno importanti) dei partiti di governo che non sono una brava massaia perchè non faccio la spesa come la mamma di Berlusconi, che non sono una brava insegnante perchè non riesco a mandar giù questa riforma e così via... Chi non la pensa come loro o non è disinformato o non ha capito (quindi è scemo!)...alla faccia del pluralismo!

 Riccardo Ghinelli    - 04-04-2004
Sto analizzando i dai esposti da Legambiente e li sto confrontando con le affermazioni contenute nel sito di Forza Italia alla voce riforme, speciale scuola.
Una prima chicca: per quanto riguarda l'handicap il Ministero afferma che gli insegnanti di sostegno sono aumentati di 4.500 unità. E' vero, ma questo aumento non basta per coprire l'aumento dei disabili e quindi in definitiva è aumentato il numero di alunni affidati ad ogni insegnante.
Sto conviincendomi sempre più che quaesto Governo sta sistematicamente applicando quella "legge di Murphy" che dice che è meglio una falsità semplice di una verità complessa.

 Carlo Cervi    - 05-04-2004
E allora cerchiamo di ricordarci di tutte le panzane che ci hanno raccontato al momento buono, cioè in cabina elettorale, e rispediamo a casa chi vuole il 51% per poter finalmente gettare anche quella finzione di maschera che c'era ancora...
Carlo Cervi

 oliver    - 06-04-2004
Si continua a parlare di scuola ignorando L'Educazione Tecnica in tantissimi articoli che compaiono in questo sito.
Bene, asino chi non legge, somaro chi l'ha scritta, ignorante chi dimentica pezzi di scuola.