Un comunista libertario e la riforma Moratti
Giancarlo Baiano - 03-02-2002
Ai professori,agli studenti e ai genitori.

Mi chiamo Giancarlo Baiano, sono un insegnante della scuola elementare "Mario Longhena" di Bologna, sono padre di tre figli, sono comunista libertario, cioè un comunista che tenta di coniugare i valori di libertà e responsabilità individuale, insegnatici anche dall'esistenzialismo di Sartre, con i valori di una civiltà che superi le differenze economiche tra ricchi e poveri, che superi lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che superi le differenze di trattamento a seconda della condizione sociale, di appartenenza ad etnie diverse, del sesso e dei gusti sessuali, che rispetti il Pianeta e che promuova tutte le ricerche possibili affinché vadano a vantaggio di migliori condizioni di vita per tutto il genere Umano, che creda nella libertà di espressione delle opinioni di ciascuno, nella libertà di espressione di fede religiosa, purché i precetti non prevedano soprusi nei confronti di alcuno, né mirino alla conquista di un potere coercitivo, ma si limitino alla libertà di coscienza di ciascun individuo.


Credo che queste semplici convinzioni non possano realizzarsi all'interno di un sistema economico di tipo capitalistico, né all'interno di una democrazia liberale, dove solo i ricchi e potenti riescono a parlare, a farsi conoscere attraverso il sistema massmediologico, a costruire associazioni che li sostengono nella conquista del potere governativo, legislativo e giudiziario, che misura il reale tasso di rappresentatività di una democrazia.


Credo innanzitutto che il sistema di una democrazia fondata sulla rappresentatività proporzionale debba essere preservato, affiché tutte le minoranze debbano avere dei rappresentanti nel parlamento, con la sola esclusione di chi professa convinzioni su una presunta superiorità di censo, razza o religione, di chi professa dottrine autoritarie di tipo monarchico, fascista o pseudocomunista, poiché non può esserci vero comunismo senza la libertà e la responsabilità degli individui.


Questo tipo di pensiero è generalmente liquidato come pensiero utopistico, il che significa che una tale civiltà non è in nessun luogo: è vero!
Credo che non sia in nessun luogo perché il genere umano è pieno di difetti e di egoismi,ma anche perché chi detiene il potere, cioè i ricchi capitalisti e i politici potenti, questo potere non lo vogliono mollare ed usano tutti gli strumenti a loro disposizione, che sono tantissimi, per convincere le persone che la nostra civiltà è la migliore possibile.


La loro più profonda contraddizione nel tacciare questo pensiero come "utopistico" sta nel fatto che anche i più profondi valori del cristianesimo e quelli del liberalismo, dottrina che ha sorretto lo sviluppo della borghesia, non sono mai stati attuati, pertanto anche il cristianesimo è un'utopia e perfino il liberalismo, però la maggioranza dei nostri ricchi potenti cerca di conquistarsi i consensi facendo spesso riferimento al cristianesimo e/o al liberalismo, pensieri che, se ben studiati, sono per altro in contraddizione.


Ma chi se ne può rendere conto di questa contraddizione?

E' difficile pensare che un umile commerciante, tutto preso dalla contabilità di cassa, abbia tempo per riflettere se è un vero cristiano;
è difficile pensare che un umile artigiano, tutto preso dal giusto orgoglio di saper fare bene il suo lavoro, abbia tempo per riflettere se la vita che sta facendo sia orientata ai valori del cristianesimo;
è difficile pensare che un umile operaio, tutto preso dalla necessità di preservare il suo diritto ad un lavoro più gratificante, a difendersi dalle minacce di un padrone, sperando nel tempo di diventare artigiano ed affrancarsi da un lavoro subordinato nonché di avere più denaro a disposizione, abbia tempo per riflettere che il sistema che lo opprime non è né cristiano, né liberale e tantomeno libertario;
è difficile pensare che un umile impiegato, tutto preso a voler far carriera per raggiungere condizioni di maggiore prestigio e benessere, o a sbarcare il lunario pensando che domani sarà un altro grigio giorno di lavoro, superi la sua ambizione o rassegnazione per riflettere sui valori e gli ideali che persegue, per domandarsi cos'è la giustizia sociale, quale può essere il vero regno della libertà.


E' proprio attraverso la rassegnazione, l'egoismo individuale, il miraggio del denaro e della ricchezza che molti Fratelli dimenticano che un mondo diverso è possibile, che ognuno individualmente può fare qualcosa per costruirlo, sia nell'esercizio del suo lavoro che quando va a votare, sfruttando gli spazi che la democrazia pseudoliberale lascia aperti, può ribellarsi ed impegnarsi a lottare, anche usando gli strumenti della resistenza non violenta, della disobbedienza civile, imparando dal rigore e dalla coerente intransigenza di Gandhi, a cui non facevano paura le botte della polizia e dell'esercito, non temeva la prigione, ma anzi usava queste "armi" per mettere in contraddizione i suoi avversari, l'impero inglese, facendo emergere le loro ingiustizie: in questo modo è riuscito ad affrancare milioni di poveri indiani dal dominio coloniale dello stato più forte del mondo!


Ed ora vengo al motivo per cui ho deciso di scrivere questa lettera:
ho letto il progetto di riforma della scuola della ministra Moratti;
mi sembra una buona legge, nel suo complesso, almeno nelle sue citazioni di principio, che, purtroppo, sappiamo essere disattese nelle loro attuazioni, come del resto è disattesa la nostra costituzione in tante sue parti, ma dovremmo saperlo che il trucco dei ricchi e potenti è di enunciare tanti bei principi per apparire uomini onesti e di grande valore ideale, per poi quotidianamente disattenderli, approfittandosi del sostanziale disinteresse della gente, tutta presa... vedi sopra.

Infatti si permette ancora alle persone di fare apologia del fascismo e del razzismo, senza procedere legalmente contro di loro; si permette che normali cittadini vengano appellati con i loro titoli nobiliari, dai giornalisti prima di tutto, quando la nostra costituzione stabilisce che la nobiltà è stata abolita,i ntendo quella dell'aristocrazia; si permette di oltraggiare gli stranieri, di predicare il secessionismo, senza prendere gli opportuni provvedimenti penali verso chi si copre dell'immunità parlamentare; questa immunità gliela abbiamo data noi e noi dobbiamo togliergliela, perché loro non lo faranno: sono una classe, o meglio una casta, figuriamoci se non si proteggono a vicenda!


Non sono certo a favore del governo di Berlusconi, né mi piace che un ministro della pubblica istruzione sia un imprenditore, però anche il ministro Berlinguer, pur essendo un professionista dell'istruzione, aveva fatto una riforma che faceva schifo!

Io ho votato per Rifondazione Comunista, ma devo ammettere che la promessa che Berlusconi aveva fatto di abrogare la riforma Berlinguer mi allettava molto; il fatto che il governo Berlusconi abbia mantenuto questa promessa mi rende lieto, ma non mi farà mai passare fra le sue file!


Alcune considerazioni sulla riforma Moratti:

innalza l'obbligo scolastico, che per me, comunque, dovrebbe essere portato a 18 anni;
preserva i 5 anni di scuola elementare e i 3 della scuola media, anche se sarebbe stato meglio costruire un ciclo di continuità di 8 anni;
assume a pieno titolo i 3 anni della scuola materna, anche se io li avrei resi obbligatori;
lascia i 5 anni di scuola superiore, consentendo la libertà agli studenti di passare da un corso ad un altro senza fargli perdere il credito formativo acquisito, ma anzi, promuovendo iniziative di formazione per il passaggio;
prevede le bocciature "solo" ogni due anni, anche se io ritengo che nella scuola dell'obbligo, cioè per me fino ai 18 anni, le bocciature non dovrebbero esistere, perché la Scuola dovrebbe configurarsi come ambiente di esperienze formative e non come ambiente selettivo, così i professori sarebbero più impegnati nella formazione, piuttosto che nelle interrogazioni, compiti in classe e valutazioni, cosa invece che, con mio grande disgusto, sembra preoccupare la maggioranza degli insegnanti, soprattutto quelli delle medie e delle superiori, facendogli perdere il piacere e l'emozione della loro professione;
prevede un sistema di valutazione nazionale dell'offerta formativa, che consente di verificare l'operato dei docenti, evitando sacche di fannullismo e, auspico, uniformando uno standard minimo di istruzione in tutto il territorio nazionale, superando le differenze fra aree di eccellenza e zone disagiate;
prevede il riconoscimento economico dell'autoaggiornamento dei docenti, premiando i più meritevoli, anche se sappiamo che i criteri di merito dipendono dal regime politico e culturale cui siamo soggetti; questo dubbio però non può oscurare il fatto che esiste una classe docente che troppo spesso si rassegna ad un lavoro di routine, che ha perso il suo entusiasmo di operatore e ricercatore culturale, che pensa troppo a dare voti e bocciare, piuttosto che a insegnare! A questi, forse, dobbiamo la grave crisi di sfiducia che la gente nutre nei confronti della scuola e degli insegnanti; e, forse, a causa di questi soggetti non riusciamo ad avere uno stipendio adeguato alla nostra professione!

Troppo spesso, dietro l'alibi di un inadeguato stipendio, molti insegnanti non si impegnano seriamente nel loro lavoro; questa considerazione non riguarda però solo gli insegnanti.
La riforma prevede pari dignità fra gli insegnanti di ogni ordine e grado; bisogna vedere se a questo consegue un uniforme stipendio!

Le commissioni di esame sono costituite da professori interni alla scuola, il che consente una maggiore conoscenza dei ragazzi che vengono valutati, del percorso formativo che hanno seguito, di stabilire con essi un rapporto affettivo consolidato; certo non dovrebbero prevalere nella professionalità di un insegnante che è chiamato a tale responsabilità elementi di disturbo nell'oggettività della valutazione, quali la simpatia o l'antipatia per un ragazzo e/o per una famiglia, l'ossequio per il ceto sociale, la discriminazione politica, sociale,sessuale, etnica e religiosa ed altri vizi del genere umano.

Sono promosse le attività formative legate all'uso delle nuove tecnologie, il nostro popolo, e soprattutto i professori, sono degli analfabeti tecnologici;
sono promosse le attività espressive; questo consentirebbe agli insegnanti di elevare il basso tasso di creatività nella scuola, rendendogli, forse, anche più piacevole e gratificante il loro lavoro;
è promosso l'insegnamento di una lingua straniera fin dalla scuola elementare; siamo o non siamo Fratelli che devono potersi parlare con semplicità? E' vero, l'inglese è la lingua della colonizzazione americana del Pianeta, ma non possiamo fare marcia indietro nella Storia! Del resto è prevista una parte di programmi demandata alle istituzioni locali per valorizzare le culture specifiche.


Cosa manca nella riforma Moratti?
Il riconoscimento del valore storico,sociale e culturale del tempo pieno nella scuola di base;
l'eplicita dichiarazione che la Scuola è il cardine della società civile,di cui lo Stato dovrebbe esserne l'incarnazione e che pertanto lo Stato deve preoccuparsi di finanziare solo la Scuola Statale!
L'obbligo di formazione fino ai 18 anni.
L'abolizione dei voti e delle bocciature nella scuola dell'obbligo.
L'abolizione del numero chiuso nelle Università di qualsiasi tipo.
l'obbligo per i docenti a seguire corsi di aggiornamento organizzati dagli IRRE.
La rappresentatività adeguata degli studenti e dei genitori,non sostituibile con quella degli imprenditori.
La precisazione di un tetto massimo di 20 alunni per classe,per consentire un più efficace intervento formativo.
L'obbligo di un insegnante a permanere nella sua sede di titolarità per 5 anni.
L'abolizione di tutti i distacchi degli insegnanti presso enti vari,dove spesso si annidano molti imboscati,tali posti devono essere eventualmente messi a concorso pubblico e trasparente.
La vera realizzazione di un organico funzionale che consenta ad alcuni insegnanti di lavorare su progetti didattici specifici, come offerta formativa per l'intera scuola e non per essere usati come supplenti.
La sostituzione sempre e comunque di un insegnante assente con personale supplente in attesa di essere immesso in ruolo.
Un orario di lavoro comune per tutti i docenti, universitari compresi: pari dignità significa pari orario e pari stipendio.
Una retribuzione adeguata per le ore di straordinario, non le 12000 lire attuali, quando un'ora di un artigiano costa 60000 lire!
L'abolizione dell'ARAN,che ha trasformato la contrattazione degli insegnanti in un'ambigua contrattazione privata: nella scuola statale deve essere lo Stato a farsi carico della contrattazione con gli insegnanti, così come accade con i magistrati e con il personale sanitario!

Grazie per l'attenzione.
Giancarlo Baiano

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