Una bandiera per la scuola
Cristina Contri - 27-03-2004
C’è solo la strada, cantava Gaber in una vecchia canzone, la strada, la piazza la voglia di uscire


Noi di ScuolaFutura in piazza ci siamo, ci andiamo. Andiamo in piazza per rispondere ai Ballarò e ai Porta a Porta, per rispondere agli opuscoli pubblicitari che arricchiscono le riviste di questi ultimi mesi, andiamo in piazza per sopperire alla mancanza di dibattito e di coinvolgimento intorno alla scuola, intorno al futuro che vogliamo e che, soprattutto, sogniamo. Perché il futuro è fatto di idee ma anche di sogni.
Sabato e domenica scorsi la piazza di Carpi, quella bella piazza, era gremita di gente che salutava la primavera, la salutava nel modo più bello: usciva di casa, andava fuori, in piazza.


Sotto il gazebo di ScuolaFutura abbiamo gonfiato dei palloncini colorati, raccolto delle firme per chiedere il ritiro del decreto Moratti, distribuito dei volantini per informare sui danni di questa riforma scolastica, e venduto delle bandiere con scritto sopra “Riforma della scuola: Moratti bocciata!!!”. E abbiamo parlato con le persone. Qualcuno chiedeva: perché siete contrari? Cosa c’è che non va?
Qualche altro sosteneva che a Porta a Porta la ministra era sembrata così convincente. Abbiamo parlato con tutti. In due giorni abbiamo venduto 96 bandiere, gonfiato più di 1000 palloncini, raccolto 900 firme e distribuito quasi 5000 volantini.
L’attività di ScuolaFutura, in questi ultimi mesi, è diventata frenetica: abbiamo incontrato parecchi genitori, siamo andati, e andiamo, nelle scuole, quelle di Carpi ma non solo, anche nelle scuole di paesi vicini, dove gruppi di genitori e di insegnanti ci chiedono di aiutarli a capire quello che succede nella scuola.


Siamo andati a Roma, per tre volte, a manifestare. In-sieme a tutti i gruppi della provincia abbiamo fondato il “Comitato per la Scuola Pubblica”, con il quale stiamo organizzando un Festival per il mese di maggio. Con il comitato provinciale abbiamo stampato queste bandiere.
Una bandiera per la scuola? Certo. Una bandiera è un simbolo.
Può essere simbolo di una nazione, di un partito, di una associazione, in questo caso è il simbolo di una protesta.
Qualcuno potrebbe dire che i simboli dovrebbero rappresentare ideali positivi e non proteste, non delle contrarietà, certo, è vero; ma dietro alla protesta per questa riforma c’è l’idea di una scuola di tutti che ora è ostaggio della maggioranza, una maggioranza che la sta letteralmente profanando.


Con la bandiera vorremmo dire: noi no, non ci stiamo; nel mio nome non passi questa specie di riforma. Dietro la nostra bandiera c’è l’idea di una scuola come luogo per il miglioramento di tutti. Non vogliamo una scuola che ven-de prodotti diversi, personalizzati, a seconda dei clienti, noi vogliamo una scuola che, con percorsi diversi, pensi ad un futuro migliore per tutti. Il tempo della scuola è il futuro, e il suo sostantivo non può che essere la speranza.
La scuola, l’educazione, non possono essere realiste, perché il futuro non è fatto di realtà, ma di sogni.
Un anno fa ci siamo emozionati contando le bandiere della pace che sventolavano dai balconi e dalle finestre di tutto il mondo. Andando in giro per l’Italia le abbiamo ri-trovate nei luoghi più strani. È stato un modo per esprimere una idea, una maniera silenziosa e pacifica per dire: no, non ci sto, non sono d’accordo. Per dire: vorrei la pace.
Ecco, noi riprendiamo questa forma di protesta, un modo pacato per esprimere il nostro dissenso in questo clima nel quale la televisione sembra essere l’unica voce, la bocca della verità. Ci piacerebbe che dalle no-stre finestre sventolasse anche un’altra verità, ci piacerebbe, passeggiando per le strade con il naso all’insù, poter contare i no a questa riforma, e poter dire che siamo in molti ad essere preoccupati.
Perché è cambiato qualcosa nel nostro paese, e la nostra cittadinanza, per esprimersi, ha bisogno di nuovo della strada, della piazza, dei balconi.
In questi giorni qualcuno dice: a cosa serve continuare a resistere e protestare, ormai quella della Moratti è legge, non si può fare più niente. Qualcuno invece, per finire con un’altra canzone, dice che la storia siamo noi, certo, la storia siamo noi, ma se non sapremo mantenere viva la passione e la partecipazione avremo già perso.
E noi, a perdere la scuola, non ci stiamo.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 tecnolog    - 29-03-2004
Bella l'idea delle bandiere sulla scuola.

Vorrei averne una anch'io. Come posso fare?

 Cristina Contri    - 29-03-2004
Vuoi una bandiera?
Penso che non ci siano problemi a fartela avere, mandaci un recapito.
Ciao Cristina