L'addio alle armi di Banca Intesa
Benedetta Verrini - 20-03-2004

L'intervista

L'ordine di servizio di chiudere con le operazioni riguardanti armi è giunto questa mattina. “Il nostro Gruppo, nell'ambito della sua responsabilità sociale, non può non essere sensibile a questa tematica” spiega a Vita il responsabile policy del Gruppo, Valter Serrentino.

Come siete arrivati a questa decisione?

E' evidente che la tematica delle cd. Banche armate e della Campagna in difesa della legge 185 del 1990 in questi anni ha creato un vasto fronte trasversale, laico e cattolico, che ha notevolmente sensibilizzato l'opinione pubblica. Non potevamo non guardare con attenzione questo mondo e questi temi. Si è svolto un momento di confronto interno, nel Gruppo, che ha condotto a questa decisione. Aggiungo che in questo momento storico, così intriso di violenza, si sente fortemente il bisogno di una risposta diversa da quello puro e semplice della forza e delle armi.

Ha inciso anche “l'impronta sociale” cui tiene il vostro amministratore delegato, Corrado Passera?

Senza dubbio. Questa decisione è legata all'ambito della responsabilità sociale e ambientale, che è di pertinenza dell'amministratore delegato. Si inserisce perfettamente nel nostro Piano d'Impresa di essere Banca per il Paese, che significa anche avere una particolare attenzione alle domande e ai bisogni emergenti nella società.

Mi spieghi la questione delle operazioni che continuerete a svolgere “in eccezione” a questa decisione storica.

Banca Intesa si riserva comunque di valutare autonomamente operazioni che, pur rientrando fra quelle previste dalla legge 185/90, non abbiano caratteristiche tali da essere incoerenti con lo spirito di 'banca non-armata'". Pensate alle operazioni di peacekeeping, in cui i soldati Onu vanno comunque armati. Si tratta comunque di operazioni singole, che verranno decise una ad una e in questi casi, le operazioni verranno segnalate sul sito internet dell'istituto. Sarà un modo per garantire il massimo della trasparenza, e dare modo alla società civile di dire la sua e segnalarci anche le diverse posizioni.

La vostra è una scelta che ha anche un contraccolpo economico.

Non siamo mai stati la prima “banca armata” nella classifica del ministero. Certo, toccare quasi il 10% del totale significa aver avuto un certo peso. Questa decisione ha di sicuro anche una dimensione economica, ma con il nostro Piano d'Impresa stiamo facendo anche un discorso di allocazione del credito, “aprendo” i nostri servizi a soggetti che finora sono stati esclusi, come gli studenti universitari, che presso i nostri sportelli possono ottenere prestiti d'onore, o le imprese sociali, con cui abbiamo di recente fatto un consorzio, il Pan, per creare nuovi servizi all'infanzia. E' un modo di aprirsi a una vasta fetta della società che ha esigenze cui noi vogliamo venire incontro per far crescere il paese.

Uno stralcio dell'ordine di servizio Ecco l'ordine di servizio diramato oggi a tutte le filiali del Gruppo: Banca Intesa, in coerenza con i valori e i principi di eticità a cui si ispira, che si traducono anche nella conce- zione di “banca non armata”, ha deciso di sospendere le opera- zioni finanziarie relative alle operazioni in oggetto, in tutti i casi previsti dalla legge 185/1990 del 9/7/1990 – Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali d'armamento.

Con decorrenza immediata, le strutture territoriali e centrali di Banca Intesa devono pertanto operare in linea con il divieto di porre in atto nuove operazioni di finanziamento alla cliente- la per operazioni aventi a oggetto commercio e produzione di armi o sistemi d'arma.

Eventuali operazioni giudicate coerenti con lo spirito di “ban- ca non armata” potranno essere autorizzate in via straordinaria dall'Amministratore Delegato e CEO e saranno oggetto di informazione – per opportuna trasparenza nei confronti della comunità esterna – anche sul sito internet della banca.

18 marzo 2004
Vita no profit

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