Aldo E. Quagliozzi - 19-03-2004 |
19 marzo: un altro anno Nei duri tempi che ci è dato di vivere torna a nostro conforto rileggere i passi indimenticabili scritti da coloro che hanno la magia di rendere il tempo come sospeso, e di conservarci la tranquilla illusione che forse tutto, un giorno, possa essere migliore e più giusto. Ed in questa data, divenuta di morte per tante e tante innocenti umane creature, schiacciate ed annullate dalla intelligenza delle armi mostruose delle civiltà più avanzate, che alla loro sorda potenza si appellano e si affidano per stabilire o ristabilire inutili ed ingannevoli primati, un passo dello scrittore Federigo Tozzi, tratto dal suo scritto “ Con gli occhi chiusi “, ci riporta in uno stato di estasi inebriante che allontana dai nostri orecchi il fragore delle armi, dai nostri occhi la visione quotidiana della morte, e rinserra nelle nostre coscienze la non ancora perduta convinzione che solo la potenza della pace e del dialogo consentirà di aprire scenari di pace e di progresso per tutte le genti di questo pianeta, un granello nel cosmo infinito. “ ( … ) Un altro anno; e s’era alla fine di marzo, il giorno di San Giuseppe. Da Poggio a’ Meli s’udivano gli scampanii, che si rimescolavano alla rinfusa nel cielo come un suono che crescesse sempre, quasi immobile, con una romba grave. E a Pietro era venuta un’allegria insolita, un’allegria simile ad un benessere troppo forte, che lo faceva più nervoso. Vorrei parlare di questi indefinibili turbamenti del marzo, a cui è unita quasi sempre una sottile voluttà, un desiderio di qualche bellezza. Questi soli ambigui, questi cinguettii ancora nascosti e che si dimenticano presto, queste nuvole biancheggianti che sembrano venute prima del tempo! E le foglie secche, che sono ancora sopra i grani germogliati, mescolando il pallore della morte con il pallore della vita! Queste foglie di tutte le specie, che si trovano ancora sopra l’erbe per rinnovarsi; le piante potate, e i loro rami e i loro tralci, sparsi a terra, che saranno portati via per sempre! E questi rami secchi tagliati dai frutti, che esitano ancora a fiorire sulle rame nuove! ( … ) “ |