Il mobbing e la scuola
Rosalba Sgroia - 13-03-2004
Riceviamo in Redazione una lettera pubblicata sul settimanale l'Espresso e - con notevoli (e incomprensibili) tagli - sul quotidiano Liberazione.

Gentile direttore,

vorrei sollevare la questione del MOBBING che affligge molti insegnanti in questa scuola azienda/supermercato, verticistica in cui l’accentramento del potere decisionale è sempre più nelle mani di un gruppo ristretto di persone, il dirigente e il suo staff, i quali, per mantenere il potere, ostacolano le naturali forme di controllo democratico attraverso varie modalità:

- negare alla vittima la possibilità di esprimere la sua opinione
- isolarla, calunniarla, sminuire le sue capacità professionali
- farle pesare eventuali defaillances dovute a problemi legati a malattie o maternità
- indurla forzatamente al trasferimento
.

Di solito il mobbizzato non è il classico "lavativo", ma una persona responsabile e creativa, che vuole rendersi consapevole dei propri doveri e dei propri diritti lavorativi, esigendo, quindi maggiore trasparenza amministrativa.

Purtoppo, in molti Collegi Docenti, il confronto è quasi un’utopia. Le insegnanti stanno perdendo il potere decisionale proprio per il timore di contrastare la linea dirigenziale e, di conseguenza di essere mobbizzate. Non esito a dire che spesso il clima è pesante e non consente un libero scambio di opinioni.

Concludo dicendo che se il mobbing è un fenomeno da combattere in ogni ambito lavorativo, lo è maggiormente nelle realtà scolastiche, proprio per garantire a tutti docenti la possibilità di lavorare serenamente, con dignità, con entusiasmo e motivazione, prerogativa irrinunciabile anche per il benessere degli alunni.

Ringrazio

Rosalba Sgroia


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 caterina arvigo    - 14-03-2004
Confermo l'esattezza dei contenuti del testo.
Mi pare sia stata solo omessa la situazione di discrimine dovuta alla attribuzione, magari arbitraria, di appartenenza politica, laddove questa non coincida rigorosamente con le forze (meglio sarebbe dire la Forza) al governo ed il Moratti-pensiero; così come, per contro, non vengono citati gli spiccati favoritismi verso gli insegnanti "allineati", favoritismi spinti fino a giostrare con i regolamenti per consentire l'ozio totale di un fedelissimo attivo nel partito berlusconiano che, teoricamente, dovrebbe essere in servizio a scuola come insegnante di sostegno.
Tutto questo accade realmente nel quotidiano ed è molto più vistoso ed intenso di quanto possa essere percepito o pensato da parte di chi, pur sensibile ai problemi, è comunque al difuori di certe realtà.
Sono un'insegnante in attività presso una scuola media di Genova, della quale non indico il nome per rispetto della indicazione da voi data di (cito) "....non promuovere polemiche di tipo personale." indicazione che comunque posso fornire a chi avesse in merito un serio e motivato interesse.

 Riccardo Infantino    - 14-03-2004
Gentile collega, concordo con la tua tesi, ma consentimi di farti osservare una cosa: il Capo di Istituto ha, di fatto, il potere decisionale in mano nel momento in cui il Collegio Docenti, ancora, e per fortuna, l'organo decisionale della scuola, abdica alle sue responsabilità, per le ragioni che possono essere le più diverse. In ogni circostanza nella quale si è oggetto di pressioni, si può richiamare la legge in vigore, e se non emergono appigli di sorta, le accuse ed i tentativi effettuati si tramutano in una bolla di sapone; certo, tu mi dirai, giustamente, che il Preside e quei colleghi disposti a pulirgli ...le scarpe...possono applicare alla lettera il regolamento su te e non su altri, ma così facendo creano una palese disparità di trattamento che, se messa bene in evidenza, ha i suoi effetti. Se poi un habitat di lavoro diventa impossibile per un persona creativa, quale ho capito che sei, puoi cambiare parrocchia, come si suol dire, oppure convergere le tue energie su altri target, per poi riconvogliarle quando la situazione sarà migliore.