Eccoci!
Precarius - 11-03-2004
Ma si sciopera per costituire un tavolo con il ministero?

Solo qualche breve appunto in questa fase.
Bisogna approfondire la valenza dello sciopero del 26 ai fini del ritiro, o della completa ri-scrittura, del Decreto attuativo della L.53.
Leggo su Retescuole di colleghi che hanno già deciso di non scioperare...
Cerchiamo comunque di riflettere molto in questo delicatissimo momento, ci sono diversi giorni prima del 26.
Ci sono le assemblee ed è possibile che lo sciopero investa una dimensione della protesta, trasversale ai comparti, la cui forza ora sfugge.
E' possibile che escano altri comunicati, quindi è utilissimo far partire una discussione interna ai propri sindacati, ma anche sul Web...
Certo, nella Uil avranno qualche problema in più degli altri dopo quello che ci dice Fabio sui contenuti del Televideo...

Comunque leggete attentamente la piattaforma rivendicativa per quel che concerne la scuola.

Badate bene che si sciopera contro la modifica del sistema previdenziale e a sostegno della piattaforma rivendicativa.

Dopo un "cappello" di proteste pienamente condivisibile , al momento delle richieste, dal dissenso alla riforma si passa ad una richiesta di concertazione con il Governo.
Sic! Quindi l'astensione dal lavoro non viene assolutamente finalizzata per il ritiro del primo decreto legislativo (è da tenere presente che lo sciopero che volevamo da un anno e mezzo fa, dai Confederali, per il ritiro della riforma Moratti, non c'è mai stato...).
Per ora non è scritto da nessuna parte, infatti Tg e Rg hanno parlato solo di pensioni e crescita economica. In definitiva, per la scuola, stando a ciò che è scritto sulla piattaforma rivendicativa, si sciopera per chiedere un tavolo di confronto per i seguenti punti che innestano diverse dinamiche all'interno dell'istruzione e di riflesso nelle Organizzazioni sindacali :

"- definire livelli essenziali delle prestazioni, un sistema unitario di standard formativi nazionali, regole per la certificazione e spendibilità dei titoli;
- rendere concretamente esigibile il “diritto dovere all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o fino al conseguimento di una qualifica”;
- aprire il confronto sui decreti attuativi della secondaria superiore;
- prevedere un sistema nazionale di formazione continua dei lavoratori e di educazione permanente che assicuri la operatività immediata dei Fondi interprofessionali bilaterali;
- prevedere investimenti certi ed adeguati per la valorizzazione del sistema pubblico di istruzione e formazione e del suo personale"


Questo interessante comunicato che segue, di Danini e Baldini della Direzione Nazionale Cgil, è fortemente critico. Il loro movimento interno alla Cgil si chiama "Eccoci"

"L’assemblea dei quadri e delegati CGIL, CISL e UIL di oggi, svolta a Roma al Palazzo dello Sport all’EUR, aldilà del valore certamente positivo della proclamazione dello sciopero generale del 26 marzo, contro il Governo Berlusconi e le sue politiche, ha sostanzialmente ribadito e rilanciato la politica dei redditi e della concertazione”. Lo affermano Ferruccio Danini e Carlo Baldini, del direttivo nazionale Cgil ed esponenti di “Eccoci” (Aggregazione programmatica di sinistra nella Cgil). Che continuano: “Così facendo, purtroppo, non si da una risposta realmente innovativa e positiva rispetto ai bisogni ed alle domande che emergono tra i lavoratori ed i pensionati. Bisogni e domande che si riassumono nella richiesta di veri e consistenti aumenti salariali e pensionistici, e nella necessità di rendere stabile e certo il lavoro precario (la concertazione ricordiamo che nei 10 anni passati ha impoverito stipendi, salari e pensioni). Per questi motivi ci rivolgiamo ai lavoratori ed ai delegati affinché nelle assemblee dei luoghi di lavoro che in questi giorni si svolgeranno, si rivendichi in forma esplicita una nuova politica di tutela e sviluppo dei salari e delle pensioni, e una occupazione certa e qualificata”. “E’ necessario affermare il nostro NO alla pericolosa deriva neo-concertativa paventata oggi nel documento “piattaforma” unitario presentato dalle segreterie CGIL, CISL e UIL – affermano Danini e Baldini –. Sottolineiamo che tale deriva neo-concertativa ha trovato già riscontro nell’accordo interconfederale realizzato tra le associazioni degli artigiani e CGIL, CISL e UIL, in data 3 marzo 2004, rappresentando un fatto negativo, anche perché indebolisce i lavoratori più deboli. Le ragioni del nostro giudizio, nettamente critico, sono motivate dal fatto che nell’accordo siglato, in sostanza, si tende ad annullare il valore del Contratto collettivo nazionale facendo scomparire dalle sue proprie finalità la salvaguardia del salario reale e del potere d’acquisto delle retribuzioni. Si introduce il principio della ‘pari cogenza’ fra i livelli nazionale e regionale, determinando in sostanza una pericolosa competizione tra i due livelli contrattuali sia sulla materia salariale sia su quella dei diritti. Inoltre, relegando alla contrattazione decentrata (Contratti regionali, sempre più simili a gabbie salariali) la distribuzione della produttività e il recupero dell’inflazione, si determina una grave e pericolosa differenziazione salariale in ogni regione, in cui per tutta la durata del periodo contrattuale non è garantito il recupero del differenziale che si determinerà. E’ palese, infatti, l’esigenza di veri e propri aumenti salariali, dopo 10 anni di moderazione salariale. Discutibili e insufficienti sono anche le quantità degli aumenti salariali previsti in rapporto all’inflazione calcolata per il periodo regresso e per l’anno in corso. Ci sembra in fine, purtroppo, che tutto l’accordo si muova in perfetta sintonia, sia filosofica che pratica, della cosiddetta “nuova politica dei redditi”, che non essendo affatto nuova ridefinisce e rilancia anche la concertazione. “Abbiamo lottato per difendere l’articolo 18, cioè i diritti, la democrazia, ed il contratto nazionale, contro la concertazione vecchia e nuova- concludono Danini e Baldini – . L’accordo in questione riteniamo sia davvero un brutto accordo anche perché non corrisponde alle ragioni di fondo delle nostre lotte. Bisogna aprire, per le cose sopra dette, nella CGIL una discussione urgente e a tutto campo, coinvolgendo tutti i livelli della Confederazione”.



Questa che segue è un’iniziativa, del comparto scuola, un po’ più forte della piattaforma rivendicativa espressa dai delegati , ma che si inserisce comunque nella vertenza delle Confederazioni Generali. Infatti della richiesta del ritiro del decreto non c’è traccia. Eppure ci sarebbe tutta la “delega sindacale dalla scuola” per compiere questo passo, lo sanno tutti… Anzi,non si può sprecare quest’unica occasione che i sindacati scuola stanno promuovendo all’interno della piattaforma rivendicativa dello sciopero generale.
Attenzione, però, su questo punto le idee sono già chiarissime ; se non si inserirà nelle motivazioni di questo sciopero “particolare” per la scuola IL RITIRO O LA MODIFICA RADICALE DEL DECRETO ATTUATIVO DELLA Legge delega 53, si determinerà una rottura insanabile con il movimento di protesta che è nato nell’ultimo anno.
E’ facile intuire che non è cosa da poco…

Nell’ambito della vertenza promossa da Cgil Cisl e Uil 26 marzo: la scuola sciopera per l’intera giornata
Comunicato stampa unitario


Cgil Scuola, Cisl Scuola, Uil Scuola hanno deciso di promuovere lo sciopero generale per la scuola per l’intera giornata del prossimo 26 marzo.
La protesta del mondo della scuola si inserisce nell’ambito della vertenza promossa da CGIL, CISL, UIL per lo sviluppo del Paese, per una svolta nella politica economica, contro la riforma delle pensioni varata dal governo.
Considerate le specificità della scuola, la giornata di sciopero, non si articolerà in quattro ore, ma coinvolgerà tutte le scuole di ogni ordine e grado per l’intera giornata.
Una risposta forte, una protesta che darà voce a tutto il mondo della scuola per contrastare una riforma non condivisa, che crea preoccupazione ed incertezze.
In preparazione allo sciopero si svilupperanno le seguenti iniziative di informazione nelle scuole e nelle città:
- il 16 marzo sono previste assemblee di informazione e discussione in tutte le oltre diecimila scuole italiane;
- il 22 marzo saranno promosse iniziative sul territorio che coinvolgeranno personale e famiglie.

Roma, 10 marzo 2004
DALL'UFFICIO STAMPA CGIL - Sciopero generale 26 marzo 2004
Le modalità

Lo sciopero di quattro ore di venerdì 26 marzo 2004, deciso questa mattina dall’Assemblea dei quadri e dei delegati di Cgi, Cisl e Uil, per protestare contro le decisioni assunte dal Governo di procedere alla modifica del sistema previdenziale italiano e per sostenere la piattaforma rivendicativa sui temi dello sviluppo, della politica dei redditi, degli ammortizzatori sociali, del Mezzogiorno e delle politiche sociali.

Le modalità di svolgimento e di articolazione oraria e territoriale dello sciopero sono così definite:
·le strutture territoriali definiranno, entro venerdi 12 marzo, la collocazione oraria delle 4 ore in relazione alle scelte di svolgimento delle manifestazioni;
·i lavoratori del Pubblico Impiego, delle Regioni, delle Autonomie Locali, della sanità pubblica e privata, del settore socio-sanitario-assistenziale-educativo, degli enti previdenziali privatizzati, di Federcasa sciopereranno nel rispetto dei servizi minimi essenziali, per l’intera giornata o turno di lavoro;
·i lavoratori della scuola, dell’Università e della ricerca sciopereranno per l’intera giornata o turno di lavoro;
·i lavoratori di Poste Italiane SpA, ......
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 Alessandro Ameli    - 11-03-2004
ANCHE LA GILDA NELLO SCIOPERO DEL 26 MARZO

Ancora una volta la scuola perde nella scala delle priorità dei Confederali, lo sciopero del 26 marzo ne annulla i problemi (riforma, tagli di organico, assunzioni mancate, rinnovo contrattuale, problema dei precari) e mescola le sorti dei docenti nel calderone della protesta più generale, ancorché legittima, contro la riforma delle pensioni.

Hanno evidentemente vinto le logiche politiche sugli interessi della scuola reale, sottoposta come non mai, in questa fase storica, ad attacchi di proporzioni inaccettabili.

La decisione dei confederali di abbinare la giornata di protesta specifica per la scuola, a quella più generale sui temi economici e previdenziali, è il frutto di una strategia sbagliata, che ancora una volta sottovaluta i gravi problemi della scuola.

Dovevano, al contrario, essere chiamate le altre categorie di lavoratori oggi su un fronte solidale in difesa della scuola dello stato che si sta tentando di smantellare.

La Gilda si è impegnata a non rompere il fronte sindacale e a muoversi unitariamente nella protesta e rispetterà l’impegno assunto, ma non può non sottolineare come ancora una volta se si vorrà salvare la scuola italiana i docenti dovranno arrangiarsi da soli.

Quanto alle dichiarazioni del ministro Moratti su un presunto consenso del 53% degli italiani alla sua riforma, ci sembra confermi quanto è sotto gli occhi di tutti: si tratta di una riforma non condivisa che spacca il paese in due, una scelta carica di gravi responsabilità storiche. Siamo convinti che chi esprime, oggi, un giudizio positivo su questa riforma non la conosce.

Il Coordinatore nazionale
prof. Alessandro Ameli
Roma, 11 marzo 2004

 glspano    - 14-03-2004
Grazie GILDA.
glspano