Stiamo forse già vincendo?
Vittorio Delmoro - 06-03-2004
(e neppure ce ne accorgiamo?)

Provo a mettere insieme alcuni fatti di questi ultimi giorni, per tentare una previsione magari azzardata, ma utile per mettere a fuoco le strategie per la nostra battaglia contro la riforma Moratti.

Ed anticipo la domanda conclusiva : stiamo vincendo o abbiamo addirittura già vinto la nostra lotta per la difesa della scuola pubblica?

I FATTI

1
– Casini dichiara che non si può fare una riforma della giustizia contro i magistrati e la maggioranza di governo apre la porta al dialogo coi giudici, che sospendono gli scioperi già indetti.

2 – Rutelli esterna sulle pensioni e la maggioranza risponde con un plauso e un caloroso invito a collaborare.

3 – Tremonti, nell’intervista a Ezio Mauro di venerdì, afferma che sulle questioni di lunga durata (che superano la durata di una legislatura, che coinvolgono più generazioni) serve un’intesa più larga, una soluzione condivisa.

4 – Lo stesso Berlusconi, dopo una contrapposizione fiera e totale, apre a quella parte di minoranza che fa proposte costruttive (Margherita, CISL, …) incitandola ad isolare gli estremisti (i pericolosi comunisti infiltrati).

5 – Il ministro Moratti (vedi Ballarò), dopo aver dichiarato per due anni che avrebbe cambiato la scuola italiana, afferma che con la riforma non cambia nulla.

Si tratta di tattica elettorale e anche piuttosto scoperta, oppure di un netto cambio di strategia politica?

Berlusconi ha capito (è stato convinto a capire) che il muro contro muro e la radicalizzazione dello scontro avrebbe ulteriormente contribuito alla già prevista perdita di consenso elettorale e a tentare quindi un repentino dietrofront per recuperare il recuperabile, oppure ha scelto di cambiare prospettiva in preparazione di un biennio più tranquillo, che lo promuova all’aspirato ruolo di capo dello stato (in sostituzione di Ciampi)?


LA SCUOLA

Non voglio improvvisarmi politologo e neppure mi interessa (come dice Grazia Perrone, questa è fantapolitica); quel che interessa tutti noi è resistere all’attacco portato da questo governo alla scuola pubblica di stato e all’interno di questo movimento di resistenza, condizionare la politica scolastica del futuro governo di centrosinistra.

Torno dunque subito alla questione scolastica.

E’ appena uscita la Circolare Applicativa del Primo Decreto e, come già ampiamente preannunciato, si può interpretare come un chiaro annacquamento di tutti i principali temi di controversia. La sostanza che vi leggo io è : per il prossimo anno fate un po’ come vi pare; per quelli successivi si vedrà; tutto può ancora succedere!

Avremo dunque gli stessi organici di quest’anno, magari qualche posto in più di inglese alle elementari e forse qualche classe in più di tempo pieno, se la riduzione del numero di alunni da qualche parte permetterà il recupero di qualche posto. Partirà anche una massiccia campagna formativa sui tutor, ma poi ogni scuola farà come crede, 18 ore, 16 ore, 12 ore, magari 21 ore, ma senza obblighi ministeriali. Il tutto, dice il ministro, col pieno accordo dei numerosi tavoli offerti alla contrattazione sindacale. Il tutto, aggiungo io, nella speranza che il movimento si acquieti, che vengano soprattutto rassicurati i genitori, che l’anno si avvii e proceda senza scossoni, così che in un clima cambiato la riforma possa dispiegare le sue possenti ali in tempi lunghi e tranquilli.


IL SINDACATO

I Confederali sembrano aver già acquisito questo percorso sia partecipando alle forsennate tavolate su questo e quello, sia rinunciando ancora una volta, l’ennesima, ad uno sciopero della scuola che avrebbe costituito un vero e proprio referendum su questa riforma. Dico questo alla luce dell’annuncio che sarà probabilmente proclamato uno sciopero generale sulle pensioni e la politica economica per il 27 marzo (annuncio che verrà formalizzato all’assemblea dei delegati di mercoledì 10).

Facendo dunque confluire la protesta scolastica nell’ampio alveo di quella economica, il sindacato confederale esorcizza i suoi timori sul rischio di non riuscita di uno sciopero che anche stavolta minacciava di non essere unitario, e si riappropria del terreno che gli è più caro : la contrattazione.

Suppongo infatti che a breve tutte le aperture che la Circolare Applicativa evidenzia verranno salutate come una vittoria raggiunta ai tavoli, in previsione delle altre, sul biennio economico, sui soldi per i tutor, sulla carriera. Tutte menzogne, sappiamo bene, visto che le aperture rispondono ad una tattica del governo e comunque sono da attribuire alla forza messa in campo dal movimento.

Dalla critica devo ovviamente salvare la CGIL, che in tutta questa fase ha tenuto un comportamento corretto di sostegno al movimento salvaguardando la massima unità possibile. Durerà? Fino a giugno secondo me sì, dopo si vedrà…


IL MOVIMENTO

Quali sono allora le prospettive per il movimento? Accontentarsi dello sciopero generale sulle pensioni è molto riduttivo e insoddisfacente, un po’ come la trasmissione Ballarò; sperare in un successivo sciopero della scuola sembra ora un po’ illusorio; pensare ad uno sciopero extraconfederale significa ricadere nella solita logica minoritaria (perdente).

E allora?

Allora abbiamo davanti due prospettive : una di riflusso nella quale affiancare il sindacato nel ritenere le cose ottenute (ogni scuola fa come le pare) una momentanea vittoria che ci permetterà di consolidare le forze in vista di una nuova battaglia (il prossimo anno) se la politica scolastica insisterà nelle scelte precedenti (secondo decreto sul doppio canale secondario – taglio degli organici – offensiva sulle ore opzionali – tutor per alcuni e a pagamento – stato giuridico - …);

una invece di aumento dell’offensiva, della protesta, dello scontro (blocco dei libri di testo – blocco degli scrutini – blocco delle opzioni – rifiuto del tutor - …) che ci porti ad un inizio d’anno di massima conflittualità, con insegnanti, genitori, CGIL, sinistra, schierati su un fronte compatto per il ritiro del Decreto e per le dimissioni del ministro Moratti.

Io sono, naturalmente, per questa seconda strada, che ritengo però praticabile e percorribile con buone chance di successo solo se non si perdono per strada pezzi di movimento, CGIL compresa; altrimenti risulterebbe essere solo una delle tante proteste minoritarie, buone solo a raccattare più consenso per questa o quella formazione politica o sindacale.


LE ELEZIONI

Lo snodo principale di tutto questo discorso, che rimette insieme i fatti di partenza e le prospettive di arrivo, sta nei risultati delle prossime elezioni europee (e amministrative) : potrebbero bastare essi stessi a raggiungere il nostro scopo, dopo di che brinderemmo alla nostra salute e potremo tornare ad occuparci delle cose che ci stanno più a cuore : i nostri alunni.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria Ricciotti    - 07-03-2004
Condivido quasi pienamente quanto espresso nell'articolo. Divisi dimostreremo la nostra debolezza, uniti la nostra forza. Questo è un momento molto delicato, in cui dobbiamo lasciar perdere diatribe annose e sterili e concentrarci sulle lotte unitarie da sostenere per battere questo decreto tagliatutto.
La nostra forza potremo misurarla con le prossime elezioni amministrative ed europee. Questo governo è già un bel pezzo che sta facendo la sua campagna a riguardo per affermare la sua forza e consolidare il suo mandato in vista delle prossime elezioni, dando per scontato che la gente continui ad apprezzare ciò che esso in questi anni ha fatto in nome e per tutto il popolo italiano.
Speriamo che questa volta il mondo della scuola non si lasci incantare da un pifferario il cui scopo è quello di far sognare la gente e poi spingerla verso un baratro, proprio come facevano gli uomini primitivi quando dovevano cacciare gli animali per margiarseli.
Se questa volta anche noi ci faremo catturare dalle promesse non mantenute da questo governo, be' allora dobbiamo aspettarci di tutto e non protestare più.