Sui cicli la lotta si fa operaia
Grazia Perrone - 03-03-2004
Numerosi sono gli spunti polemici che potrei trarre dalla lettura di questa nota – pubblicata su Italia Oggi del 2 marzo 2004 - a firma di Giuseppe Pennisi che, non a caso, è anche il consulente giuridico “di punta” dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp).

A cominciare dalla “paura” che le forme di lotta “alternative” (quali, ad esempio, l’occupazione simbolica degli edifici scolastici senza interruzione dell’attività didattica con il coinvolgimento – che scandalo! – degli “utenti del pubblico servizio”; oppure la distribuzione e la diffusione capillare dei “pericolosissimi” volantini) fin qui escogitate da frange sempre più consistenti di docenti “ribelli” per aggirare “la camicia di forza” imposta dal rispetto delle leggi di autoregolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali introdotte dal “combinato disposto” delle leggi 146/90 e 83/00 e delle norme contrattuali (norme introdotte nel CCNL 26 maggio 1999) incutono “in alto loco”. In questo contesto di recrudescenza dello scontro sociale particolarmente grave appare l’esternazione del Sottosegretario al Welfare (Maurizio Sacconi) il quale – in una nota pubblicata su Italia Oggi del 17 febbraio scorso (pag. 46) – ha evidenziato la (…)”necessità di avere un elenco preventivo di chi aderirà allo sciopero nei servizi pubblici in modo da evitare disservizi (…)”. La precisazione appare ancora più grave perché esplicitamente rivolta al personale docente della scuola primaria e dell’infanzia. Due ordini di scuola – è appena il caso di rammentarlo – in “prima linea” nella protesta anti-Moratti.
Lascio ai lettori il commento.

Sui cicli la lotta si fa operaia
Striscioni e riunioni di istituto contro la riforma

di Giuseppe Pennisi

Striscioni e slogan contro la riforma Moratti, mozioni di dissenso e protesta introdotte nell’ordine del giorno o nelle discussioni dei consigli di istituto.
Queste le forme di mobilitazione che trasversalmente interessano docenti e gruppi di genitori, rendendo in questo periodo alcune scuole simili ad altri luoghi di lavoro nei momenti di forti tensioni e di lotta sindacale.
Metodi di lotta sperimentati e utilizzati nelle rivendicazioni dei lavoratori, nel tempo di occupazione del luogo di lavoro, come mezzo di lotta dura e frontale contro il datore di lavoro. Forme di protesta di questo genere sono state praticate durante le occupazioni degli edifici di facoltà universitarie nel periodo delle contestazioni sessantottine e nelle stesse scuole secondarie superiori durante le occupazioni annuali, scandite da tempi precisi (ricorrenti) e da slogan contro pericoli più immaginari che reali.

Le attuali forme di dissenso si svolgono secondo modalità nuove, per quanto concerne i protagonisti (coinvolgimento degli utenti del pubblico servizio) e altri strumenti (delibere o mozioni di organi pubblici). Intanto striscioni e manifesti appaiono all’interno o sui cancelli delle scuole durante il regolare svolgimento dell’attività didattica e di funzionamento del sevizio, quindi di normale governo, talché si può generare l’equivoco di una contrapposizione fra istituzione erogatrice del servizio (la scuola) e l’istituzione che detta le norme di organizzazione e di disciplina del servizio (ovvero lo Stato … anche se l’Autore non lo dice chiaramente – nota di gp).

La dilatazione di fatto di competenza degli organismi collegiali (in genere consigli di istituto, ma anche collegio docenti) a temi di interesse generale trasforma questi organismi di amministrazione o di organizzazione didattica in strumenti e momenti di dibattito che può correttamente e giustamente svolgersi altrove.

STRISCIONI E MANIFESTI. La scelta della scuola e delle famiglie utenti, per una vasta e rapida sensibilizzazione attuata mediante distribuzione di documenti (volantini o dépliant) o per l’affissione di manifesti o l’apposizione di striscioni ai cancelli, risponde alla logica empirica della massima diffusione e di immediato coinvolgimento di larghi starti di cittadini. Pienamente legittima la diffusione di volantini o l’affissione di manifesti. Tali documenti esprimono il pensiero di chi li ha formulati e ne costituiscono il mezzo di diffusione, anche quando si specifica in funzione di lotta sindacale o politica. Più problematica l’affissione di uno striscione o di un simbolo sui muri o sui cancelli, esposti verso l’esterno, nel tempo in cui l’istituzione, nell’ambito della propria sede, svolge la regolare sua attività in funzione e per il soddisfacimento di un pubblico intereresse. In questi casi insorge la necessità di garantire verso l’esterno l’immagine dell’istituzione anche sotto il profilo del governo dei rapporti (sulla base della disciplina fissata dalla legge), oltre che di assicurare che l’erogazione del servizio, in relazione all’interesse generale, avvenga in un’atmosfera priva di turbamenti e dissidi pregiudizievoli. La responsabilità di organizzazione e funzionamento del servizio spetta al dirigente scolastico. Da ciò gli interventi per far rimuovere striscioni e scritte apposte da ignoti ai cancelli.

LE MOZIONI. Bisogna considerare preliminarmente che i consigli di istituto e i collegi dei docenti sono organi dell’istituzione scolastica con specifiche competenze di ordine amministrativo e di organizzazione didattica. Entro questi ambiti di competenza deve essere contenuta la loro attività. Il dirigente scolastico deve assicurare la legalità dell’attività amministrativa gestionale, oltre alla legittimità degli atti posti in essere dagli organi collegiali nella sfera delle loro competenze. Nell’esercizio di questa funzione è tenuto, in via preventiva, a stabilire direttamente o a vigilare che l’ordine del giorno delle sedute sia conformato al rispetto delle competenze attribuite ai diversi organi e comunque a evitare (con gli strumenti che la legge riconosce) che discussioni e deliberazioni su materie non pertinenti vengano fatte rientrare nelle attività degli organi collegiali.

I fatti di questi giorni, riguardanti la disciplina applicabile, le modalità da seguire, la modulistica da utilizzare ai fini delle iscrizioni degli alunni della scuola materna, elementare e media, hanno suscitato problemi diversi con riferimento ai limiti della competenza degli organi collegiali che hanno opposto contestazioni. Vi sono state richieste di inserimento all’ordine del giorno del consiglio di istituto di mozioni sulle iscrizioni; richieste di modifica dei moduli; convocazioni di sedute aperte [1] ai genitori per un pubblico dibattito, affinché tutte le componenti interessate potessero portare un loro contributo. Vi sono state convocazioni del consiglio di istituto (da parte del presidente) con invito alla partecipazione ad assessori del comune, per valutazioni e deliberazioni circa il tempo scuola e questioni relative [2].
Da ciò i richiami dei dirigenti scolastici al rispetto delle competenze fissate dalla legge che escludono le materie di cui si pretendeva l’inserimento all’ordine del giorno.

NOTE a margine:
[1] Questa possibilità – checché ne dica Giuseppe Pennisi – è una prassi giuridicamente ineccepibile dal momento che è prevista dal Testo Unico 1994 art. 42 che recita (testuale):
(…)” Pubblicità delle sedute del consiglio di circolo e istituto e del consiglio scolastico distrettuale
Omissis
c. 1 Alle sedute del Consiglio di Circolo e di istituto possono assistere gli elettori delle componenti rappresentate nel consiglio e i membri dei consigli circoscrizionali di cui alla legge 8 giugno 1990 n. 142;
Omissis
c. 3 Il consiglio di circolo o di istituto stabilisce nel proprio regolamento le modalità di ammissione in relazione all’accertamento del titolo di elettore e alla capienza ed idoneità dei locali disponibili, nonché le altre norme atte ad assicurare la tempestiva informazione e l’ordinato svolgimento dei lavori;
Omissis
c. 5 per il mantenimento dell’ordine pubblico il presidente del consiglio di circolo o d’istituto esercita gli stessi poteri a tal fine conferiti dalla legge a chi presiede le riunioni del consiglio comunale

Omissis

[2] Anche questa è un’opzione giuridicamente corretta in applicazione della Legge 297/94 (Testo Unico) che – al già citato art. 42 recita
Omissis
c. 4 il consiglio di circolo o d’istituto e il consiglio scolastico distrettuale stabiliscono, nel proprio regolamento interno, le modalità con cui invitare a partecipare alle proprie riunioni rappresentanti della provincia, del comune o dei comuni interessati, dei loro organi di decentramento democratico, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti o autonomi operanti nel territorio al fine di approfondire l’esame dei problemi, riguardanti la vita e il funzionamento della scuola, che interessino anche le comunità locali o componenti sociali e sindacali operanti nelle comunità stesse. Analogo invito può essere rivolto dal consiglio scolastico distrettuale ai rappresentanti dei consigli di circolo o di istituto compresi nell’ambito o dai consigli di circolo o d’istituto ai rappresentanti del consiglio scolastico distrettuale.



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