breve di cronaca
Quando don Milani parlava del tempo pieno
Corriere della Sera - 25-02-2004


Lui, don Lorenzo Milani, il problema del tempo-scuola lo ha affrontato di petto. Con i suoi ragazzi. Chiamandolo prima di tutto «pieno tempo». «La parola pieno tempo vi fa paura. Vi par già difficile reggere i ragazzi al mattino. Ma è che non avete provato. Finora avete fatto scuola con l’ossessione della campanella, con l’incubo del programma da finire prima di giugno. Non avete potuto allargare la visuale, rispondere alle curiosità dei ragazzi, portare i discorsi fino in fondo. Così è finito che avete fatto tutto male e siete rimasti scontenti voi e i ragazzi. È la scontentezza che vi ha stancato, non le ore. Offrite il vostro doposcuola alle elementari e anche la domenica e nelle vacanze di Natale, Pasqua e estive (...) Non dica però di aver offerto il doposcuola quel preside che ha mandato ai genitori una circolare mezza stinta. Il doposcuola va lanciato come si lancia un buon prodotto. Prima di farlo bisogna crederci (...) Chi farà la scuola a pieno tempo? Coll’orario che fate la scuola è guerra ai poveri. E i poveri ci sono. Finora si diceva che la scuola statale è un progresso rispetto alla privata. Ora bisognerà ripensarci e rimettere la scuola in mano ad altri. Di gente che abbia un motivo per farla e farla a noi. Teniamo i piedi per terra. La mattina e d’inverno, la scuola la farà lo Stato. E seguirà a farla "interclassista". Nel pomeriggio e d'estate, bisogna che la faccia qualcun altro e che la faccia anticlassista...».

Da «Lettera a una professoressa», don Milani, 1967.

G. Tes.
23 febbraio 2004


segnalato da RAB
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