grandecuore - 24-02-2004 |
Uniti daremo vigore alle nostre idee che sono in sintonia con la Costituzione. Divisi non avrà più senso continuare a sbandierarle. Se crediamo e vogliamo una scuola diversa da quella propinata da questo decreto morattiano non possiamo permetterci errori o critiche contro chi cerca in tutti i modi di ostacolare coloro cher l'hanno partorito. Noi appartenenti o simpatizzanti dell'opposizione non abbbiamo i mezzi per poter apparire ovunque ed approfittarne per criticare a ragione chi sta portando l'Italia allo sfascio sotto tutti i punti di vista. Pertanto sì massiccio alla manifestazione del 28 febbraio tutti insieme: insegnanti, studenti, genitori e cittadini, uomini e donne preoccupati per il futuro educativo e formativo dei bambini e dei giovani. |
gp - 25-02-2004 |
FONTE: Tuttoscuola Manifestazione del 28 febbraio: quali sbocchi? Manifesti, newsletter, lettere ai genitori, siti Internet: i sindacati confederali e i loro sindacati di categoria, soprattutto la CGIL scuola (www.cgilscuola.it), non risparmiano energie per assicurare il successo della manifestazione di sabato prossimo, 28 febbraio. Il tam tam ha assunto ritmi serrati, ed ha fatto passare in seconda linea il tentativo di avviare un dialogo, pur faticoso, tra i sindacati e il ministro Moratti sui prossimi provvedimenti di attuazione della legge 53. I sindacati confederali (non lo Snals), come si evince dai manifesti e dagli slogan utilizzati, si propongono due obiettivi. Il primo, più politico, è di costituirsi come punto di riferimento per "le diverse realtà scolastiche ed associative che sono spontaneamente nate in tutto il paese a difesa della scuola pubblica", e che negli scorsi mesi hanno dato segnali di insofferenza verso qualunque ipotesi di arretramento delle leadership sindacali (e anche politiche). Il secondo obiettivo è rafforzare il peso sindacale nella trattativa contrattuale. Un buon successo della manifestazione rafforzerebbe l’autorevolezza dei sindacati confederali al tavolo del confronto con il governo, e consentirebbe loro di sottrarsi alla richiesta della parte più radicale dei movimenti, che invocando un inasprimento dello scontro, dimostra una scarsa cultura di governo. |