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Rivelazioni
( … ) Esteban Werfell prese la penna – che era di legno, e che usava esclusivamente per redigere il suo diario – e la intinse nel calamaio.

17 febbraio 1958, scrisse. La sua calligrafia era accurata, elegante.

Al di là della finestra il cielo era diventato completamente grigio, e una pioggia sottile, invisibile, scuriva l’edera che rivestiva la casetta dei cigni.

Quella visuale lo fece sospirare. Avrebbe preferito un tempo diverso. Non gli piaceva che il parco fosse deserto.

Sospirò di nuovo. Poi intinse la penna e si chinò sul quaderno. ( … )



E così, ma con ben altro umore e stile e sospiri, il nostro si accinse al suo diario il 17 febbraio 2004, ispirato non certo e non tanto dalla visione di un parco brumoso e da una pioggerella lenta e fine, e da una mancata visione della casetta dei cigni, quanto piuttosto da profondi convincimenti e da rivelazioni ultraterrene.
Ed allora vergava con strani e repentini trasalimenti, con visioni quasi celestiali, dovendo dire dell’unto, delle sue sovrumane qualità, delle sue pre-visioni, concesse solo a chi dell’umana natura ha solo l’apparire.


( … ) In questo modo Berlusconi ha costruito un linguaggio, il telelinguaggio, il messaggio nella forma dello spettacolo.

In questo modo Berlusconi si è creato un popolo omogeneo al messaggio, cioè un popolo che non affida alla politica il senso della vita. ( … )


Ed ecco disvelata ancora una volta la verità dell’unto, per mezzo del suo oracolo: la politica come fastidiosissima “ orticaria “, come inutilità per il vivere, inutile orpello da rimuovere, il tutto demandando a chi, in possesso di virtù sovrumane e capace di pre-visioni, possa pensare e decidere il cosiddetto bene comune.
E l’oracolo nel suo vergare diligente riesce sino in fondo a rendere il prodigio realizzato nei decenni dall’unto, con la sua disinvolta e non abbastanza contrastata azione di impossessamento degli strumenti e dei mezzi atti allo scopo, ovvero all’asservimento delle intelligenze o meglio delle tante coscienze di un Paese.
Ed ora che dall’oracolo si apprende dell’avvenuta creazione del tanto atteso linguaggio che non ha più dell’ inutile e perverso politichese, ora che il linguaggio è stato creato e che il popolo in esso si omogeneizza, ora che il popolo è intimamente omogeneo al messaggio dell’unto, è possibile solo sperare in una resipiscenza collettiva al fine di tentare di salvare ancora quanto resta da salvare in questo derelitto Paese?
E se in questi momenti di incredibili rivelazioni il cittadino smarrito si ponesse la oramai tardiva e forse inutile domanda su come sia stato possibile tutto ciò, dove andrà vagando per ottenere una risposta che sia solo di sollievo al suo spirito, riuscendo almeno in essa a rintracciare le sue personali responsabilità?
E’ certo però che queste personali responsabilità non possono spiegare compiutamente il momento di tragica deriva che il Paese attraversa, senza riuscire ad intravedere un approdo che non sia di rovinose distruzioni.
Si impone invece una collettiva assunzione di responsabilità, affinché la deriva imboccata dal Paese - quando? come ?, perché ?, - non possa alla fine apparire come solo un sortilegio inflitto al nostro vivere civile dagli dei imbronciati di un inesistente olimpo, bensì il frutto di un lungo andare fatto anche di volute disattenzioni, di consacrate pratiche di diffuse illegalità piccole o grandi che siano state, di un solidarismo bieco ed esultante solo per tutte quelle trovate e furbizie proprie di questo popolo, esasperanti nell’esaltazione della cosa privata a danno sempre e comunque della cosa pubblica.
E’ mancata, a tutti i livelli del nostro vivere, quella sana pratica pedagogica del dire “ no “, del ribadire sempre e comunque il “ no “ a tutto ciò che a qualsiasi titolo avrebbe potuto anteporre al bene collettivo le piccole avidità di gruppo o di ceto, quel risanare sempre ed in ogni forma tutte le piccole o grandi irregolarità o lacerazioni inferte al tessuto sociale e civile del nostro Paese.
Oggi gran parte del Paese accoglie senza turbamento alcuno le quotidiane rivelazioni dell’unto, che è tornato prepotentemente ed in prima persona ad aggredire uomini, istituzioni e memorie che in qualche forma e misura possano essere di innocuo intralcio al suo disegno di omogeneizzazione della vita sociale del Paese, finalizzata alla sola soddisfazione del proprio tornaconto personale, o del gruppo che lo sostiene e che nell’unto ha trovato lo strumento per regolare al meglio i propri conti.

Avvertenze

Le citazioni, che appaiono nel testo, virgolettate ed in corsivo, sono tratte da “ Esteban Werfell “ di Bernardo Atxaga e dal quotidiano “ Il Giornale “ del 17 febbraio 2004, dalle rivelazioni di don Gianni Baget Bozzo. (A.E.Q.)

L'immagine proviene dall'inesauribile archivio di Vincenzo D'Aprile, che come sempre ringraziamo (ndr)


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