Vittorio Delmoro - 28-01-2004 |
E scrivere qui è uno di questi. Coraggio, Giuseppe! |
Barbara Accetta - 28-01-2004 |
Sono una che ha "disertato": tre anni fa (ma davvero è passato tanto tempo?), raggiunta l'età canonica, mi sono detta basta, largo ai giovani, io ho dato abbastanza! Non ho retto alle prime avvisaglie di presidi manager (all'italiana), di Consigli scolastici esautorati, di aziendalizzazione strisciante, ecc. ecc. Mi è pesato, e molto, andarmene, a scuola ci sono sempre stata bene, pur tra mille incazzature, pur battagliando, pur faticando, come ogni insegnante, specie se donna, che voglia fare bene il suo lavoro. Mi piaceva il mio mestiere, mi è sempre piaciuto e mi manca ogni giorno di più, ma soprattutto oggi mi brucia essere fuori della scuola, perché non posso in prima persona oppormi a questo lucido disegno di distruzione, a questa violenta azione di azzeramento del diritto alla cultura, all'istruzione (pubblica gratuita e obbligatoria) per tutte e per tutti, senza la quale non c'è futuro per nessun Paese. E mi domando con sgomento, ma dove sono gli insegnanti? che ne è di quelle migliaia scese in piazza contro il concorsone di Berlinguer? sono tutte/i andati in pensione come me? non capiscono, non vedono cosa si sta preparando? cosa aspettano per farsi sentire? E non parlo, come è ovvio, di quei tanti o pochi che hanno continuato a manifestare in mille forme il loro dissenso, anche su queste pagine, e tra loro mi ci metto anche io, la loro protesta, il loro rifiuto, ci sono stati - e chi legge o scrive in questi siti li conosce, vi ha partecipato ecc. - anche momenti di lotta esaltanti, alleanze e parole d'ordine condivise non scontate e importanti. Ma la scuola pubblica, le scuole tutte dove sono? Qui è in gioco il loro futuro, la loro sopravvivenza, il posto di lavoro di migliaia di insegnanti, di non docenti, non si tratta, non solo perlomeno, di una battaglia di destra o di sinistra, è una questione che riguarda tutte e tutti: docenti, non docenti, genitori, studenti, cittadini. Quando un ministro della repubblica non si vergogna di andare a inaugurare una sede scolastica privata, costruita con il contributo economico dello Stato (alla faccia del "senza oneri" costituzionale) mentre accanto nella stessa città, come in tante altre città, la scuola pubblica cade letteralmente a pezzi per mancanza di fondi, ogni distinguo diviene colpevole. Chi non si oppone oggi alle scelte, feroci e incompetenti, del governo Berlusconi contro la scuola pubblica, si rende complice della sua distruzione e di essa per primo - come insegnante, come studente, come cittadino - sopporterà, ahimé, le conseguenze. A Giuseppe Aragno la mia solidarietà per una scelta comunque difficile. Barbara Accetta |
ilaria ricciotti - 29-01-2004 |
Mi chiedo anch'io, ed ho chiesto tramite questa rivista, dove sono andati a finire tutti quei contestatori del concorsone. Tutti quei rivoluzionari che indirettamente hanno fatto cadere un governo. Ora loro unitamente ad altre categorie sociali si lamentano, ma lo fanno molto flebilmente e con poca incisività. Al tempo di Berlinguer invece s'era alzato un ciclone. Con questo voglio dire che gran parte della classe docente è veramente una categoria atipica in tutti i sensi. Si lamenta, ma accetta. Blatera, ma fa ed esegue gli ordini, abbassando il capo. Vota per un governo e poi sostiene che questo governo, che non ha riposto alle sue aspettative, non lo ha votato. Ed allora chiedo se con questi requisiti una tal categoria potrà andare lontano e non permettere a nessuno che si calpesti la sua dignità. Non dimentichiamoci che significa essere educatori. |
Sergio Delli Carri - 31-01-2004 |
Caro Geppino, ti auguro ogni bene e so che comunque sarai sempre con noi. Io resto in trincea ma non penso affatto che la tua sia diserzione. Conoscendoti sono sicuro che dedicherai ancora più tempo alla battaglia comune. Un caro abbraccio Sergio Delli Carri |