Per Safiya
Ettore Masina - 14-01-2002
Il caso di Safiya Husaini Tungar Tudu e' noto: la ragazza, trentenne e non sposata, ha avuto un bambino e ciò, per la legge che viene applicata in Nigeria, ha valore di reato punibile con la morte per lapidazione. La mobilitazione dell'opinione pubblica e di molte scuole italiane promossa da Ettore Masina, forse ha contribuito alla decisione delle autorita' nigeriane di rinviare il processo a Safiya al 18 marzo, come ci riferisce lo stesso Masina, con questo appello che Fuoriregistro fa proprio.


Care amiche, cari amici, colpo di scena! Il processo a Safiya è stato rinviato al 18 marzo e l'intera vicenda diventa più commovente, acquista i colori dell'amore. Davanti alla corte d'appello la difesa della nostra amica ha sostenuto che la piccola Adama (che oggi ha 11 mesi) non è nata in seguito a una violenza carnale ma alla continuazione di un rapporto con il
marito da cui Safiya era stata ripudiata . Il ripudio sarebbe avvenuto per nessun'altra ragione che la miseria. L'uomo lo avrebbe deciso per consentire alla moglie l'opportunità di un nuovo matrimonio con qualcuno che potesse mantenere lei e i bambini. L'avvocato di Safiya ha spiegato che la donna aveva reso la precedente "confessione" perchè costretta dalla polizia.
Mentre all'epoca del primo processo Safiya era stata patrocinata da un avvocato d'ufficio assolutamente impari al suo compito, questa volta la nostra amica è stata sostenuta da un legale di grande valore, "ingaggiato" da alcuni gruppi di difesa di donne musulmane.
Il processo è stato aggiornato per un supplemento d'indagini e anche perché i giudici devono compiere un pellegrinaggio alla Mecca. C'è da sperare che il Dio di Abramo ispiri in loro quesi sentimenti di umana pietà e di attenzione per i piccoli e i deboli cui il Corano è improntato. E noi? Noi dobbiamo continuare il nostro sforzo, sperando che i giudici chiudano questa atroce vicenda con una completa assoluzione. E pensare, come alcuni di voi suggeriscono, se non sia il caso di inviare un aiuto economico a questa donna che ha vissuto e vive giorni minacciosi nella più assoluta povertà. Un inviato dell'agenzia AFP era presente al procsso. Safiya gli ha detto di sapere che un grande numero di pesone si era occupato di lei e di essere loro molto riconoscente.
Che ne dite?

Dal Corriere della sera dell'11 dicembre 2001

Storia di Safiya: verrà lapidata perché hanno abusato di lei

di DACIA MARAINI
Safiya Husaini Tungar Tudu, della gente Fulani, nigeriana, è la quinta di dodici figli di un contadino che a tempo perso fa anche il guaritore. A 12 anni la bambina Safiya viene sposata a un ragazzo amico di un villaggio vicino, Yusuf I brahim. I due sembra che si conoscessero dalla prima infanzia e si amassero. Insieme fanno quattro figli, tre bambine e un bambino. Ma il matrimonio non dura. La ragazza, come raccontano i giornali francesi che sono andati a trovarla, dice che filava di buon accordo con il marito, ma le rispettive famiglie litigavano in cont inuazione. Tanto che, dopo sette anni di convivenza, i due sono costretti a separarsi. Poco dopo si presenta un altro pretendente, a cui la famiglia Husaini Tungar consegna la ragazza di 19 anni. Ma il marito, dopo pochi mesi, se ne va lasciandola so la, senza soldi, con quattro figli da mantenere. Per due anni Safiya torna con i suoi bambini, a vivere in famiglia. Dove, a suo dire, le facevano continuamente pesare le tante bocche da sfamare. E così, quando arriva un altro possibile marito, i suo i la spingono velocemente ad accasarsi. Safiya si marita per la terza volta, ma anche questo matrimonio dura poco. Evidentemente non è facile per un uomo, anche se di buona volontà e innamorato, mantenere dignitosamente quattro bambini che stanno cre scendo a vista d' occhio. L' uomo finisce per andare via lasciandola ancora una volta sola con i figli da mantenere. A quell' epoca, come racconta la giovane donna, un amico del padre, un certo Yacubu Abubaker, di 60 anni, prende a insidiarla. Lei lo tiene a bada, ma una mattina che si trova sola con lui, l' uomo, con la minaccia di un coltello, la violenta. In seguito alla violenza nascerà un figlio, Adama, che l' uomo riconoscerà come suo. Ma proprio dopo il parto, nel febbraio del 2001, Safiy a viene arrestata per adulterio. E la cosa avviene nel modo più grottesco: la giovane donna si presenta al posto di polizia per chiedere che l' uomo che l' ha violentata e da cui ha avuto un figlio sia costretto a darle dei soldi per mantenere il bam bino. Lei non ha niente e, dovendo badare agli altri quattro figli, non può lavorare. A questo punto la polizia si accorge che la sua posizione è illegale e l' arresta. Secondo la sharia infatti una donna sposata, anche se poi divorziata, commette ad ulterio se si accoppia con un altro uomo ed è condannata alla lapidazione. Il figlio in questo caso è una prova a carico della donna. «Non capisco», dice Safiya. «Devo morire per essere stata violentata e l' uomo che l' ha fatto è libero». Dopo la co ndanna, che viene subito conosciuta in tutto il mondo per merito di alcuni coraggiosi giornalisti francesi, il primo marito si rifà vivo e le propone di tornare a vivere con lei. «E' un uomo buono», commenta Safiya, «sarei felice di tornare nella sua casa». Ma la legge islamica la punisce con la lapidazione: il rito consiste nello scavo di una buca nel terreno appena fuori il villaggio, lì dentro viene piantata la donna come fosse un albero, in piedi, ma in modo che sporga dalle spalle in su, le braccia rimanendo sepolte anche loro come l' emblema dell' impossibilità a proteggersi e a muoversi. A questo punto i suoi compaesani sono chiamati a raccogliere da una montagna di pietre quelle più grosse e spigolose per lanciarle contro di lei. Do vranno colpirla finché morirà, prendendola possibilmente sulla fronte e sulle tempie. Sarà una gara di destrezza e di forza. Si tratta di una pratica spietata e orribile. Che fa balzare prepotentemente ai nostri occhi la amara condizione di tante don ne che vivono fuori dalle zone più ricche e avanzate. Troppo spesso ci siamo crogiolati nel pensiero che in questo inizio di millennio avevamo raggiunto la parità, che le donne erano diventate «uguali» per diritti e posizione agli uomini e che ormai il problema era risolto. Ma chi si guarda intorno, chi ha avuto modo di viaggiare, sa che l' Europa è un piccolo giardino fortunato rispetto ai tanti Paesi in cui le donne ancora sono trattate come schiave, considerate spesso incapaci di intendere e di volere, scambiate e messe all' asta come carne da macello, assoggettate e tenute segregate nelle case come serve a vita, senza diritti e senza dignità. Nessuno parla dei due milioni di bambine che vengono escisse ogni anno nel mondo, soprattutto i n Africa. Per alcune si tratta del taglio della clitoride, per altre di tutti i genitale esterni, grandi e piccole labbra asportate con un coltello, da una anziana del villaggio, senza anestesia. Dopo l' operazione, ogni accoppiamento risulterà per l a donna un dolore intollerabile, e la nascita di un figlio una vera tortura. Forse l' orribile evento delle due torri di New York, che ha portato tanti lutti e tanto dolore, che ha sconvolto il nostro modo di pensare e di guardare Paesi e culture div erse, in mezzo a tanto orrore ha prodotto una sola buona cosa: ha spezzato le sicurezze di chi si sentiva al centro del mondo ed ha acuito lo sguardo verso altre culture e altre condizioni di vita, cominciando da quella delle donne orientali, finora assolutamente invisibile alla pubblica opinione occidentale. Sono anni che i movimenti delle donne vanno denunciando ciò che i Paesi poveri, tenuti sotto il dominio di regime militare o religioso, fanno alle donne. Ma nessuno sembrava volere ascoltar e. Solo ora, nell' impeto di una guerra che pretende di chiamarsi di liberazione dal terrorismo, si scopre l' indignazione per il grado di sottomissione e di infelicità in cui sono tenute le donne in molte parti del mondo. Non si tratta soltanto dell ' Afghanistan, infatti, ma di quasi tutta l' Africa, un continente intero, di buona parte dei Paesi dell' Est, usciti mortificati e spogliati dallo stalinismo, di intere zone depresse dell' America Latina, di una parte della Cina, della Corea e altri Paesi. Ovunque il potere politico e militare si instaura, stabilisce per prima cosa regole severe per il controllo della vita e della morte dei suoi sudditi. Per controllare le nascite dovrà sorvegliare il ventre delle donne, creando regole e leggi punitive. Per appropriarsi del diritto di dare la morte, bisognerà tenere in pugno l' esercito e la polizia. Senza il controllo di questi due importanti gangli sociali, nessun potente si sentirà mai del tutto sicuro. In questi giorni ho firmato decin e di appelli per Safiya. Il grande parlare che si è fatto sui giornali di tutto il mondo ha fermato la crudele legge della lapidazione. Ma non per sempre. L' ha solo posticipata. A questo punto chiediamo che non ci si nasconda dietro il rispetto dell e diverse culture e si chieda apertamente la fine di certe pratiche antiche, nel semplice nome della sacralità del corpo umano, della sua integrità e della sua libertà di esistere.

La scheda

LA STORIA
Safiya Husaini Tungar Tudu, nigeriana di 30 anni, a dodici anni sposa un ragazzo con cui ha quattro figli. Dopo sette anni, i due si separano. Safiya si sposa altre due volte. Quando anche il terzo marito se ne va, la donna viene violentata da un amico del padre, di 60 anni. Rimane in cinta
LA CONDANNA
Safiya va alla polizia per chiedere che l' uomo l' aiuti a provvedere al bambino. Ma la polizia la arresta per adulterio e la condanna alla lapidazione. Secondo la sharia, una donna sposata, anche se divorziata, commette adulterio s e si accoppia con un altro uomo


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 gragnano pellegrino    - 20-01-2002
bene bene bene
queste cose devono accadere così la gente apre gli occhi e questo servirà di insegnamento a tutti coloro che finora hanno parlato bene del'islam e degli islamici, compreso quelli che vivono in italia i quali non hanno affatto rinunciato alla Sharia a violenze di questo tipo (nè alla mutilazione delle bambine che viene praticata di nascosto) solo che non posono praticarle perchè ora sono in pochi ma state sicuri che lo farano appena diventerano maggioranza (e lo diventeranno se continueremo ad accoglierli, perchè questo fa comodo agli industriali del nord che hanno bisogno di mano d'opera a basso costo, e non li respingeremo in mare quando arrivano)

 Alberto M. Onori    - 20-01-2002
Ho il massimo rispetto per tutte le culture e per tutti i credi e religioni, ma episodi del genere fanno pensare. Se la dimensione giuridica e politica di un paese islamico può essere anche questa senza che uno solo degli altri nemmeno si azzardi a protestare o a commentare, allora veramente siamo fuori strada.
Oggi Safiya, domani chi altra? E quanti episodi del genere non sono stati scoperti? Quante innocenti sono state torturate in nome della sharia?
Inutile fare gli anticlericali e gli anticattolici da due a un soldo parlando continuamente dell'Inquisizione (episodio storico orrendo, vomitevole, condannabilissimo e condannatissimo ormai) e degli errori tragici e irrimediabili del Cristianesimo se poi non si trova il coraggio non solo di battersi per Safiya ma anche contro un modo di vedere il mondo, l'uomo e Dio che è, tout court, sbagliato.

 ANDREA BARRA    - 22-01-2002
Non ho molti comenti da fare, anche se le emozioni e le considerazioni da esprimere sono tantissime.
Tutte ruotano attorno ai concet6ti della INDIGNAZIONE E DELLA SOLIDARIETA'.
SPERO CHE LA VOCE DI TANTISSIMI CITTADINI LIBERI E LA FORZA DELLE ISTITUZIONI POSSA DAVVERO SALVARE SAFIYA, E COSI' SALVARE CON LEI LA DIGNITA' DI TUTTTA L'UMANITA', IN QUESTO CASO FERITA E CALPESTATA.

ANDREA BARRA