Lo spettacolo deve continuare
Concetta Centonze - 24-01-2004
Scrivo questa esternazione in uno stato d’animo che oscilla tra la malinconia e lo stupore.

Malinconia e stupore, un po’ agghiacciati e stranianti, che si provano di fronte ad un’eclissi.

L’eclissi di che? Della ragionevolezza, del senso delle priorità, della “carità di patria” o della più elementare umanità: quella che un qualsiasi primate è in grado di provare nei confronti dei suoi simili.

Nonostante gli edulcorati telegiornali, le tavole rotonde tra marziani, sappiamo - e lo sappiamo noi massaie - che la situazione economica della famiglia italiana media è regredita, che è in atto una polarizzazione socioeconomica con conseguente impoverimento e declassamento.

I parametri attraverso cui si indicano gli strati sociali sono inadatti e sarebbe più calzante parlare semplicemente di patrizi e plebei. Ritengo superfluo specificare gli appartenenti all’uno e all’altro ceto.

Sappiamo pure che il crack di alcune società è una piena rovinosa che trascina i posti di lavoro, i risparmi di tanti.

Sappiamo ancora che siamo coinvolti in una guerra avventurosa pagando la nostra tangente di vite e sangue all’America.

Sappiamo che è in atto un conflitto tra quei poteri che, a scuola ci insegnarono, ed insegniamo ancora, essere ben distinti a salvaguardia della democrazia.

A questa difficile situazione si contrappone l’incoscienza colpevole di un parlamento da operetta che sembra simile ad una compagnia di commedianti usciti dalle pagine goldoniane.

E secondo la convenzione per cui “lo spettacolo deve continuare” la prima delle prime donne si è “rifatto” la faccia e annessi.

C’è toccato vedere questo che equivale a sputare in faccia a tutti noi, sulle nostre sofferenze reali, sulle nostre quotidiane difficoltà e la prima delle prime donne ha dimostrato di essere, in quanto a com-passione, da meno di un primate.

C’è toccato vedere un’ex presidente della camera danzare in uno spettacolo televisivo.

C’è toccato subire insolenze, nei confronti della nostra identità nazionale, da parte di un ministro della repubblica: insolenze per le quali un semplice cittadino rischierebbe il carcere.

“Quo usque tandem?”

Io, però, non sono Cicerone e, peggio ancora, coloro che sto censurando non sono Catilina.

Queste prime donne sono simili agli imperatori del I secolo d. C. con le loro performance penose, con il loro tragico senso di onnipotenza..

Potrebbero essere assimilati a quei satrapi sul modello di Saddam con le sue manie di grandezza, con le sue collezioni di oro di gemme che, da quegli occidentali evoluti che siamo, abbiamo tanto deriso.

Come questi hanno più mogli e concubine ed un potere economico immorale, sono pronti come un Bocassa a “divorarci”.

Non è un terrorismo avventuristico che potrà salvarci, ma soltanto una rigenerazione una purificazione... forse un olocausto?

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 ilaria ricciotti    - 24-01-2004
Sì, cara Concetta quello che stiamo vivendo è un olocausto. Io come te sono molto afflitta, sbigottita per ciò che sta succedendo in un paese che ha conosciuto tempi in cui i governanti avevano almeno degli ideali in cui credere. Oggi purtroppo questo scenario quotidiano è privo di valori, di etica, di onestà.
Ci stanno proponendo il vuoto. Il baratro. Ci stanno proponendo "indirettamente" il silenzio. In questa atmosfera lugubre, precaria e illiberale io, pur sentendomi dentro un lager, resisterò per sopravvivere e lotterò perchè credo che ci sarà una nuova primavera.Perchè credo che coloro che imbrogliano, prima o poi saranno smascherati e riufiutati dagli uomini e dalla storia.