Memoria e speranza
Gianni Mereghetti - 23-01-2004
Il 27 gennaio 1945 il campo di sterminio di Auschwitz venne liberato. Quella data è rimasta nella nostra storia a indicare che Auschwitz non è il punto di arrivo del cammino umano, perché c’è un Bene più grande del male che l’uomo produce e che grazie all’uomo stesso si afferma.
Il 27 gennaio è la giornata della memoria; chiama l’uomo d’oggi, ciascuno di noi, a prendere coscienza di quanto male possa provenire dal suo pensiero e dalle sue azioni, ma ancor di più a riconoscere come sia sempre possibile l’avvento del Bene che ce ne liberi. E’ accaduto ad Auschwitz, e sembrava impossibile, continua ad accadere oggi, e spesso lo riteniamo improbabile!
Il 27 gennaio fare memoria è ricordare i milioni di uomini uccisi nei campi di sterminio nazisti, l’antisemitismo ancora incombente, e tutte le forme di annullamento dell’uomo, che hanno segnato il Novecento e che continuano ad imperversare anche oggi, all’inizio del Nuovo Millennio.
E’ memoria ricordare che il male c’è, ed è ovunque l’uomo viene ridotto a nulla, l’uomo che ha come destino l’essere. Così è memoria riconoscere che il male non è solo una possibilità dei potenti, perrchè incombe nella normalità della vita quotidiana, nei luoghi di lavoro, negli uffici, nelle scuole, nelle famiglie; il male è una possibilità per ognuno di noi.
Non sarebbe però memoria se si fermasse qui, se si fermasse a constatare la presenza del male dentro la storia umana. Non lo sarebbe, perché la memoria si realizza solo nella capacità di trarre dalla realtà il Bene che la rigenera.
E’ memoria ciò che porta con sé la positività della vita, la certezza che è il Bene l’ultima parola sull’esistenza umana e sulla storia e che è per la sua presenza che noi uomini siamo resi capaci di costruire un mondo nel quale è bello vivere.
La giornata della memoria porta così, dentro il mondo contemporaneo, lacerato da violenza e conflitti, la speranza di cui fecero esperienza i sopravvissuti di Auschwitz, quando si trovarono faccia a faccia con i loro liberatori. Fu una speranza, segnata dal dolore incolmabile per la disumanità che il loro popolo aveva dovuto subire, ma una speranza reale, capace di riaprire il cammino della vita.
Quei prigionieri furono di fatto liberati, così è per noi oggi, è solo un Bene presente che ci libera dal male, che rende il nostro sguardo positivo e che ci mette all’opera così che l’umano fiorisca dentro ogni sua espressione.
Nel gesto semplice della memoria è così la speranza sbocciata nel passato che agisce nel presente.
Per questo il 27 gennaio 2004, giornata della memoria, possiamo ripetere con Hannah Arendt che “solo il Bene ha profondità, e può essere radicale.” E possiamo farlo con la certezza di un Bene che attraverso gli uomini sta edificando dimore di umanità dentro la storia.

23/1/2004 Gianni Mereghetti Abbiategrasso

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 tullia cassi    - 25-01-2004
condivido il pensiero dell'autore e sottolineo la validità del suo intervento. Occorre rimarcarare la funzione della Speranza ed il Bene come Valore da trasmettere ai giovani.