Una lettera aperta a me? Mi pare non sia il caso! Infatti mandare a me una lettera aperta, come ha fatto gentilmente il signor Cucciniello, è come mandarla ad un indirizzo sbagliato, perchè io sono solo un misero insegnante di periferia, punto e stop!
Le osservazioni del signor
Cucciniello, le sue critiche e i suoi suggerimenti meriterebbero ben altro interlocutore.
Quanto a me posso solo dirle, signor Cucciniello, che non sono un difensore della riforma Moratti. Il problema è che le mie critiche vanno in un'altra direzione rispetto alle sue! Non credo infatti che siano il tempo pieno e il tempo prolungato le questioni gravi della riforma, ma che il ministro Moratti abbia fatto pronunciamenti di libertà e nello stesso tempo abbia preso provvedimenti in direzioni contrarie.
A mio parere ( ma non conta letteralmente nulla!) la scuola cambierà solo a tre condizioni:
- una vera autonomia
- una effettiva parità
- un nuovo stato giuridico degli insegnanti che ne valorizzi professionalità e capacità educativa.
Su nessuna di queste tre condizioni s'è fatto qualcosa di significativo! E nelle scuole ci si arrabatta a pensare a come organizzare l'orario scolastico, senza avere una reale autonomia e senza che gli insegnanti possano assumersi la responsabilità di creare percorsi educativi in piena libertà.
Le confesso allora che mi preoccupa molto l'identificazione dei problemi reali della scuola con il tempo pieno e il tempo prolungato. Non vorrei infatti che questa battaglia su obiettivi secondari distolga l'attenzione alle questioni reali della scuola, in primis a mettere in condizione di farla noi che ci tentiamo ogni giorno in mezzo a mille difficoltà.
Ma le ripeto, il pensiero di un povero insegnante della Bassa Milanese non interessa proprio a nessuno di tutte le persone da lei citate.
Ringrazio lei di averlo preso in considerazione. GRAZIE!
mena moretta - 21-01-2004
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Ho letto l'intervento e quello del signor Cucciniello ed ho,a proposito del ruolo dei sindacati nella scuola, da esprimere una breve (per il momento) riflessione che mi suggerisce la situazione stagnante che vivo nel mio istituto: ritengo che quello che accade miseramente a livello degli enti locali o governo, in misura analoga, viene riprodotto in quel "loculo" di democrazia-partecipazione-tutela dei diritti del lavoratore che si è rivelato l'istituto delle RSU. Asservite a personalistici interessi o sospette alleanze di potere, sempre sperimentanti strani equilibrismi poco comprensibili se non inaccettabili per il ruolo elettivo che ricoprono, le RSU si richiamano, nel "gioco" con la parte pubblica rappresentata dal D.S., a principi discutibili e di stretta osservanza dei dettami del sindacato proteso a conquistare dominio per fini non sempre corrispondenti a quelli dichiarati.
Concordo inoltre con l'opinione della necessità di un nuovo stato giuridico del docente, che possa investirlo di una dignità e professionalità che avverto sempre più offese.
saluti
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