breve di cronaca
Sotto il ponte
Rolando A. Borzetti - 15-01-2003




Berlusconi annuncia l'apertura del cantiere. La sinistra? Tace.
di Claudio Fava

Forse è il caso che da sinistra si dica qualcosa di breve, chiaro e rapido sul ponte di Messina. Non il solito pregiudizio ideologico (viva il ponte, abbasso il ponte...) ma un ragionamento, un abbozzo di analisi per far capire al paese se abbia davvero ragione lo sbracato ottimismo di Berlusconi
("Me l'ha detto pure il Papa che bisogna essere ottimisti... ") o se c'è ancora spazio per un paio di riserve. Io, ad esempio, qualche onesta riserva ce l'ho. Non certo per quel luttuoso luogo comune che vuole noi siciliani incapaci di governare la spesa pubblica senza trasformarla puntualmente in spesa mafiosa. Se fosse vero questo destino, la Sicilia sarebbe condannata a non costruire neppure un lampione pur di non ingrassare le cosche. E siccome io non me la sento di dichiararmi rassegnato al governo parallelo di Cosa Nostra, che venga pure il ponte, se è davvero questa la sfida: toccherà a noi siciliani garantire la trasparenza della spesa, renderla impermeabile al circo dei subappalti, darci norme decenti e farle rispettare. Che venga, questo ponte, se può rappresentare un modo per affrancarsi anche psicologicamente dalla dogana della mafia. Si faccia, si costruisca: prima peró pretendiamo chiarezza.

Perché il problema non é la quantità di pubblica spesa a cui andremo incontro ma la quantità di domande senza risposta.

Domande di filosofia spicciola, utile, immediata:

-Siamo davvero certi, come garantisce il cavaliere, che sarà un'opera pubblica a costo zero per lo Stato?

- Dove si racimoleranno i cinque miliardi di euro necessari?

- Chi può prevedere una gestione in attivo del ponte sullo stretto di fronte alla recente esperienza fallimentare di San Francisco?

- Come si può costruire una struttura alta 382 metri nella zona sismica più attiva del Mediterraneo?

- Quanta approssimazione c'è in un progetto che prevede uno sviluppo lineare dell'infrastruttura doppio rispetto al ponte più grande esistente?

- Quali sono gli indicatori di sostenibilità e le valutazioni strategiche sull'impatto ambientale?

- Che elementi abbiamo per ritenere prioritaria quest'opera faraonica a ridosso d'una città in cui alcune centinaia di famiglie vivono ancora nelle baracche del terremoto del 1908?

- Chi é cosí illuso da non sapere che il ponte finirá per assorbire ogni sforzo progettuale, strategico e produttivo in Sicilia per i prossimi vent'anni?

-Cosa ci porta a ritenere prioritario il risparmio di 40 minuti sul traghettamento delle auto rispetto alle attuali cinque ore di treno fra Palermo e Messina lungo l'unico binario di una linea ferrata che risale a Giolitti?

Certo, si risponderà che ferrovie, autostrade e ponte sullo stretto non sono incompatibili tra loro. E' vero, in astratto. In concreto, in Sicilia dobbiamo fare i conti con risorse economiche, cultura d'impresa e genio politico talmente sopraffini da non aver aver saputo metter mano in trent'anni a un piano delle acque per evitare che metà delle risorse idriche continuino a perdersi in invasi fantasma, condutture fradicie e dighe rattoppate. Sono domande, quelle che stiamo formulando: non postulati di pessimismo. Berlusconi risponderà a modo suo, stirandosi il cerone in faccia nell'ennesimo sorriso di circostanza e annunciando il sacro dovere dell'ottimismo. Questo fa il governo. E noi?

Riusciremo a conquistarci lo spazio per un ragionamento su questo benedetto ponte? Ritroveremo la voce?
Diremo anche la nostra, prima che sia troppo tardi
?


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 Rolando A. Borzetti    - 18-01-2004
'NDRANGHETA: PISANU LANCIA LA SFIDA E CHIAMA I CALABRESI
(AGI) - Catanzaro, 17 gen. - "La 'ndrangheta e' la piu' grande e potente organizzazione criminale italiana". Dopo l'allarme lanciato da una serie di rapporti, la grande pericolosita' della mafia calabrese viene confermata dal ministro dell'interno, Giuseppe Pisanu.
Il ministro, che questa sera ha partecipato a Catanzaro ad una manifestazione di Forza Italia, ieri sera in prefettura aveva incontrato i cinque prefetti calabresi per un esame sulla sicurezza e sull'ordine pubblico nella regione. Pisanu ha detto che "la 'ndrangheta condiziona pesantemente lo sviluppo dell'intera Calabria ed estende la sua influenza su larga parte del territorio nazionale (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Lazio), si diffonde in Europa con proprie basi in Olanda, Germania, Francia, Spagna e Belgio, e si spinge oltre oceano fino al Canada, al Venezuela e l'Australia. (AGI)