Con cuore di donna
Grazia Perrone - 04-03-2004
In memoria di CARLA CAPPONI (“Elena”) e delle altre.

Per un approfondimento della storia del Novecento


Grazie a Carla Capponi, classe 1918, è possibile leggere una seria, pacata e interessante pagina di storia contemporanea. La guerra combattuta al femminile è stata sempre presa in considerazione un po' marginalmente dalla grande storia, ci sono tuttavia dei casi che collocano la donna nel ruolo di protagonista.
Nella sua ultima opera, Con cuore di donna la Capponi ci coinvolge emotivamente e razionalmente nella sua scelta giovanile (25 anni) la scelta di abbandonare famiglia, affetti, lavoro, sicurezza per entrare in clandestinità, nel 1943, a fianco di molti uomini e donne che in modo silenzioso e tragico lottarono per la dignità, la libertà e la democrazia. Certamente scelte così drammatiche non si fanno improvvisamente; se la giovane protagonista sa con certezza da quale parte schierarsi è perché dai suoi genitori ha appreso in quale realtà storica si colloca la loro esistenza. Mussolini, il fascismo, la vile conquista coloniale, la guerra di Spagna, l'alleanza con Hitler, le leggi razziali del 1938 ed infine nel ‘39 la guerra dei barbari contro i diritti naturali inalienabili, primo fra tutti il diritto alla vita.
Assistere impotente alla barbarie, alle impiccagioni, ai rastrellamenti e alla tortura impone una presa di posizione. Carla non ha dubbi, bisogna stare dall'altra parte, dalla parte dei deboli, degli sconfitti, degli onesti. Con cuore di donna, Carla ci fa rivivere due anni di occupazione di guerra nella Roma vilipesa e umiliata, insieme a lei altri più o meno noti eroi combattono con armi inadeguate contro i potenti mostri. A questi gruppi di volontari fanno compagnia inesorabile la paura, la fame, il freddo, spesso senza la speranza di essere ancora vivi il giorno dopo. Una delle pagine più interessanti è quella che ci rivela il tormento intellettuale ed emotivo di Carla la notte precedente l'attentato di Via Rasella (23 marzo 1944). Carla è ricercata dai nazifascisti, deve nascondersi, dorme in una umida cantina ma quella sera non riesce a dormire. “Avevo bisogno di ritrovare tutte le ragioni che mi portavano a compiere quell'attacco. Ripensai al bombardamento di S. Lorenzo, a quella guerra ingiusta e terribile, alle voci dei bambini del brefotrofio imprigionati dal crollo, allo strazio delle distruzioni che si vedevano ovunque (...) ai nostri compagni fucilati, a quelli torturati in via Tasso, a tutti i deportati di cui non avevamo più notizie, ai duemila ebrei nei lager, a tutti i paesi oltralpe sconvolti dalla devastazione. A quanti tra i miei amici erano morti sul fronte russo, in Grecia ed in Jugoslavia...".
Sono queste le ragioni che giustificano un attentato in cui moriranno 33 tedeschi. Quali ragioni porteranno i camerati dei tedeschi uccisi a trucidare 335 civili inermi strappati dal carcere o dalle strade di Roma?
E' una guerra impari, ma questa volta hanno vinto Carla e tutti coloro che insieme con lei hanno creduto nella libertà e nei diritti umani. Carla, che gli stenti, le privazioni hanno portato in sanatorio dopo la guerra, non è stata piegata dalle minacce né dalla paura perché nel suo cuore era salda una grande e sublime convinzione: lottare e se necessario morire per la libertà e la dignità di tutti gli italiani.
In questi giorni, a 82 anni, Carla ci ha lasciato , gli ultimi anni della sua vita sono stati turbati e amareggiati dal revisionismo nostrano di Alleanza Nazionale. E' stata processata per l'attentato di Via Rasella (per lo stesso attentato la nostra Repubblica in altri tempi l'aveva decorata con la medaglia d'oro al valor militare) considerato gesto criminoso e non azione di guerra; fortunatamente al processo di appello un altro tribunale li ha assolti, per l'ovvia ragione che, considerato il contesto storico in cui avvenne, l'attentato è da ritenersi operazione bellica.
Oggi, sempre in clima di revisionismo, spesso vengono equiparati i combattenti dei due schieramenti (patrioti partigiani da una parte e collaborazionisti nazifascisti dall'altra): questo è un errore sciagurato; le persone che hanno fatto propri i principi dell'Illuminismo (libertà, eguaglianza, fratellanza, è il caso di ricordarli?) non possono confondere chi combatteva per la liberazione della propria patria rischiando quotidianamente la vita e chi invece, protetto dalle armi straniere, bene equipaggiato e ben nutrito, padrone di case, ville requisite ad ebrei o antifascisti ricchi, spadroneggiava per le città, incuteva il terrore, poteva uccidere, derubare, stuprare e sempre impunemente perché il loro arbitrio era la legge.
Viviamo in un'epoca complessa, spesso è difficile fare analisi obiettive, ma su una cosa non dovremmo mai avere dubbi, nel considerare la libertà il bene supremo della vita; la giovane Carla Capponi l'ha fatto. Gliene siamo grati e la ricorderemo tra le figure storiche più luminose quale esempio di profondo e disinteressato amore per l'Italia libera, nonostante il quasi totale silenzio dei mass-media e delle istituzioni in occasione del suo definitivo passaggio nella memoria di tutti coloro che radicano le proprie convinzioni nel bene comune dell'umanità.


Carla Capponi Con cuore di donna
Il Saggiatore £. 30.000

Recensione realizzata dalla prof. Donato (docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico “Gramsci” di Ivrea)

FONTE: sito Pavonerisorse

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