Un episodio velenoso
Carta - 18-12-2003
Riceviamo da altra lista


Lorenzo Sansonetti collabora con Carta, come grafico. Martedì sera ha salutato, ed è andato alla stazione Tiburtina: sapevamo che un gruppo di ragazzi di Acrobax, rete cittadina per i diritti sociali, avrebbe diffuso un volantino di solidarietà con i lavoratori dei trasporti, quelli che fanno saltare i nervi ai media e alla politica, quando rompono le righe. Lorenzo aveva la sua macchina fotografica digitale: da Genova in poi, tutti sanno che documentare quel che succede è meglio. Lui, poi, che collabora a un settimanale, questo riflesso ce l'ha, diciamo così, per professione. Anche se, in verità, nessuno poteva immaginare che la polizia ferroviaria avrebbe cercato di trasformare un volantinaggio in una micro-Genova, cercando di sequestrare i volantini, intimando ai ragazzi di seguirli nel loro posto di polizia per identificarli (e loro mostravano i documenti, dicendo "annotateli qui, se ci tenete"), trascinando via cinque di loro, tra cui Lorenzo, e affermando di essere stati aggrediti da giovani ragazze alte la metà di loro.
Non si devono sottovalutare, episodi del genere. Roma, si sa, ha un prefetto con la testa sulle spalle, o così si presenta, quel Serra che a Firenze, all'epoca del Forum europeo dei "vandali", diede di sé una buona prova. Ma qualcosa, stavolta, è sfuggita al controllo. O qualcuno ha voglia di rissa. Dare un volantino è una delle tradizioni, pacifiche, più antiche di qualunque tipo di movimento sociale, e cercare di impedirlo è come mettere cerotti sulla bocca delle persone, per impedire loro di parlare.
Nel caso di Lorenzo, poi, c'è una aggravante molto seria. Lui non è un "giornalista professionista", ma, come sappiamo tutti, dal segretario della Federazione della stampa in là, la comunicazione è una attività generalizzata, per fortuna. Questi movimenti di oggi producono, tra l'altro, informazione. E Lorenzo è uno di noi, di Carta, che appunto è un giornale indipendente. Strappargli la macchina fotografica, trascinarlo via con la forza, fargli passare una notte in cella, sono tutte cose che capitano in regimi politici molto peggiori del nostro (e ce ne vuole).
Allora, hanno qualcosa da dire, i colleghi (alcuni dei quali, quelli del Corriere della Sera, edizione romana, hanno passato in pagina, senza sentire l'altra versione, le menzogne della polizia)? Oppure, pensano che, finché capitano sventure del genere a un giovane senza "tesserino", che lavora per un settimanale indipendente, la cosa non li riguarda?
Infine, il giudice per le indagini preliminari, mercoledì mattina, non ha covalidato gli arresti. Tutto finisce in uno sbuffo di fumo velenoso. Ragione di più per dire: no, episodi del genere non devono più accadere.

Pierluigi Sullo
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 Grazia Perrone    - 20-12-2003
Penso che sia molto grave - per il nostro Paese - che vi siano dei lavoratori che scioperino ad oltranza violando le regole di autoregolamentazione sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali sancite da una legge dello Stato (e dai Contratti collettivi di comparto); perché crea disagio e insofferenza sociale in un periodo dell'anno - come quello natalizio - in cui dovremmo essere tutti, come dire, "piu buoni".

Penso che sia molto grave - per il nostro Paese - che vi sia un ex Segretario Confederale (Cgil) protagonista "dell'autunno caldo" del '69 che affermi (...) "Capisco ma non giustifico i lavoratori che scavalcano i sindacati (...)" [1]; perché significa che non comprende affatto le ragioni recondite che inducono quei lavoratori - ovvero dei padri di famiglia - a violare una norma formulata per limitare una delle più importanti conquiste (se non la più importante) di quello, storico, autunno: la Legge 300/70.

Trovo grave, infine, il fatto che - i già citati lavoratori - rischino gravi sanzioni pecuniarie e penali per un atto di disobbedienza sociale.

Perché l'interruzione di pubblico servizio - nel Belapese - è un reato penalmente perseguibile; il falso in bilancio non più.

E questa è una "cosuccia" che dovrebbe far riflettere i ... "democratici senza se e senza ma".

Buon Natale.


[1] cfr. Corriere della Sera 20 dicembre 2003