Come in un gigantesco caleidoscopio...
Aldo Ettore Quagliozzi - 05-12-2003
Torna prepotente alla mente il ricordo di un fanciullo trastullarsi nel suo gioioso tempo con un mirabile aggeggio, tornano le infinite meraviglie che l’occhio sullo strumento gli rendeva nei loro sfolgoranti colori, sempre mutevoli, sempre imprevedibili, ma sempre apportatrici di infinita ed inappagata infantile curiosità.
Ed ecco che oggi, come in un gigantesco caleidoscopio, emergono le mille impressioni cangianti e sorprendenti per chi, europeo o cittadino del mondo, volga il suo mirabile strumento verso il cielo di questo Paese, l’Italia.
E ciò che ne viene agli osservatori stranieri ed la loro occhio critico, seppur sempre benevolo nei confronti di questo Paese, di certo non rende colori sfavillanti e fantasmagoriche immagini, bensì immagini di un Paese perso nelle nebbie del suo presente, soggiogato ed avviluppato in una esistenza senza certo futuro, e che si muove come chi, addentratosi in un bosco fitto dispera di uscirne, facendosi orientare e guidare da un debole raggio di sole che filtra attraverso gli intricati rami e frammisto ad una miriade di pulviscolari particelle che rendono il raggio meno luminoso e quasi smorto.
E le immagini che il gigantesco caleidoscopio rende di questo Paese offrono agli interessati osservatori spunti di conoscenza ma anche opportunità di preoccupate riflessioni.
Ed ecco allora dal mirabile rimescolio dei colorati pezzetti di vetro comparire una prima immagine, così straripante che tutte le altre oscura.

“ ( … ) Berlusconi diventa l’interfaccia per milioni di transazioni quotidiane che sembrano del tutto estranee alla sfera politica.
Quando si compra un libro o una rivista, è molto probabile che il prodotto faccia parte dell’impero del primo ministro.
Molti dei film che guardiamo sono stati distribuiti da Medusa o noleggiati in un Blockbuster. Quando paghiamo il biglietto per andare a vedere il Milan a San Siro, quando guardiamo la finale di Champions League all’Old Trafford trasmessa da Mediaset, quando compriamo un prodotto delle millecinquecento società che fanno pubblicità sulle reti Mediaset, tutti finiamo per essere inestricabilmente legati a Berlusconi.
La sua presenza aleggia sullo sfondo, ed essere finanziariamente liberi dalla sua influenza è impossibile. Le scelte più semplici assumono connotazioni politiche. Persino il pettegolezzo mediatico fa parte del processo politico ( … ).
L’informazione non ha, ovviamente, alcun contenuto politico, ma ha conseguenze politiche: mantiene l’immagine di una dinastia alla moda, diventa un simbolo della nostra era post-ideologica. ( … )”


E se appena si smuovono con abili tocchi gli infiniti pezzetti di vetro colorati del grande caleidoscopio, una immagine somigliante alla precedente sostituisce quella, sempre con smorti colori e dai contorni confusi e inquietanti

“ ( … ) Gli stranieri non riescono semplicemente a capirlo. I giornalisti stranieri, naturalmente, sono felici quando Berlusconi arriva a casa loro perché il loro lavoro – stampare notizie – quando parla Berlusconi è sempre assicurato.
In Israele, di fronte a una delle questioni più delicate della politica mondiale, Berlusconi viene ( cinicamente ) punzecchiato dai giornalisti che vogliono sapere se sta per comprare David Beckam:
Lui ci casca sempre: sorride, felice perché tutti si ricordano quanto è importante e fa qualche rapida battuta.
Va in Turchia e la sua diplomazia – come in Francia – consiste nel dire ai politici locali che lui ama la Turchia perché aveva una ragazza turca.
Va in Bulgaria e, bé , ricorderete certamente cos’è successo. Senz’altro se ne ricorda Enzo Biagi, che sulla prima pagina del “Corriere della Sera “ paragonò esplicitamente il comportamento di Berlusconi a quello del cancelliere tedesco dal 1933 al 1945.
Arriva a Palazzo Chigi il primo ministro danese e gli dice che è più bello di Cacciari. La maggior parte dei miei colleghi della stampa ride di fronte a tutto questo perché è davvero buffo. ( … )”


E continuando nel gioco di provare e riprovare le mille colorazioni e sfaccettature che il mirabile strumento rende, ne appare una perversa quasi irreale visione della politica del Paese.

“ ( … ) … la politica è diventata spettacolo. Nessun politico può permettersi di non rendere omaggio alla corte di Bruno Vespa o di Maurizio Costanzo. Questi studi sono i veri poteri bicamerali della politica italiana. Sono il vero Parlamento. Quello che succede lì cambia le opinioni di milioni di persone. Che andrebbe benissimo, forse, se fossero seri programmi di analisi politica. Ma non lo sono: la trasmissione di Vespa mischia il dibattito politico con le conversazioni serali ( … ).
Costanzo è come il direttore di un circo equestre, che introduce cabaret, commedia e, di tanto in tanto, messaggi di forte impatto emotivo. Entrambi vivono della retorica televisiva che stabilisce, in una sorte di cortocircuito: “ Ciò che appare è buono; ciò che è buono appare “ Non rendere omaggio a questo circo equivarrebbe a un suicidio politico. ( … )”


Ed il continuo rimescolio dei pezzetti di vetro colorati dello strumento mirabile rende un’altra visione anch’essa incredibile della vita di questi tempi nel Paese denominato Italia.

“ ( … ) … per gli italiani guardare un’esibizione di Berlusconi sul palcoscenico internazionale è un’esperienza più dolorosa.
Prendiamo la scena al Parlamento europeo di Strasburgo, nel luglio del 2003, all’inizio del semestre in cui il primo ministro italiano guiderà l’Unione Europea.
Si sente dire spesso che Berlusconi è un grande comunicatore; ma lo è solo quando i mezzi di comunicazione sono sotto il suo diretto controllo.
La sua idea di un’intervista è inviare una videocassetta alle reti televisive. Non ammette le domande e il contraddittorio. Quando in un’arena internazionale, si trova di fronte a una previdibilissima provocazione dell’europarlamentare tedesco Martin Schulz, invece di replicare ricorre a battute insultanti che, invariabilmente, sono seguite da spiegazioni: “ Sono stato frainteso “. Si nota il portavoce Bonaiuti che corre per il corridoio, Fini che sospira. Ma Berlusconi va avanti, nell’imbarazzo internazionale. Poi, di fronte ai giornalisti radunati per un’altra conferenza stampa, per spiegare la sua filosofia politica parla di “ lungimirante follia “. Nella stanza cala il silenzio, come all’Europarlamento poche ore prima: “ Ma è davvero pazzo ? “ mi chiede un collega quando la traduzione gli arriva in cuffia . ( … )”


E per un imprevedibile gioco della fisica ottica, alla precedente immagine che lentamente sfoca se ne sostituisce un’altra dagli indefinibili contorni e colori.

“ ( … ) Quanto più si osserva Berlusconi, tanto più ci si rende conto che è l’equivalente politico di Vanna Marchi o del Baffo.
E’ il prototipo del venditore da televendita: lo stesso abile modo di presentarsi, la parlantina che lascia senza fiato,il sorriso rapido, la gestualità.
Stringe ogni dito tra il pollice e l’indice dell’altra mano per enunciare uno per uno i suoi punti.
Usa sontuosi svolazzi retorici. Ci godiamo la cavalcata, ascoltiamo entusiasti. Quando sono nella stessa stanza con lui, come accade talvolta alle conferenze stampa, personalmente lo trovo affascinante.
Parla, parla, parla. Non si vorrebbe mai che finisse perché ti offre il paradiso. Ti dice esattamente quello che vuoi sentire.
Ma allora, ormai, si è stati catturati. Come succede con l’uomo delle televendite, se ascolti per troppo tempo sei perduto. Prenderai in mano il telefono per ordinare quella nuova pillola dimagrante o promettere rate mensili per pagare gioielli di plastica.
Ma se il Cavaliere fosse solo uno che legge i tarocchi, terrei lo stesso gli occhi incollati su di lui.
( … )”


E se poi in un ultimo tentativo di ottenere le immagini che siano più accettabili all’occhio ed allo spirito e con un leggero tocco si rimescolano i coloratissimi pezzetti di vetro del mirabile strumento, ne risulta invece ancora una volta una immagine così indefinibile da desiderare quasi di abbandonare l’inutile orpello, che malignamente continua a rendere immagini esilaranti della vita politica del Paese denominato Italia.

“ ( … ) La dietrologia è l’aria che si respira in Italia. E’ il risultato della paranoia e della gelosia e serve solo a esaltare un’intelligenza intricata. E’ come Otello con il fazzoletto di Desdemona: un oggetto innocente può scatenare infiniti sospetti. E’ un gioco che fa la gente, quasi per mettersi in mostra. Io preferisco non vedere una cospirazione che esiste che vederne una dove non c’è. ( … )”

E se proprio si è continuato ad armeggiare con l’inutile orpello, in un altro estremo tentativo di vedere comparire immagini sperate dai brillanti colori , lo si butta proprio via il mirabile strumento, alla vista della immagine nuova, avaro com’è di più gratificanti immagini.

“ ( … ) … la maggior parte degli esseri umani possiede solo una certa quantità di indignazione, e consumarla tutta per il calcio probabilmente prolunga alcune carriere politiche.
In Italia, le pagelle ci sono solo per i giocatori e gli arbitri, a cui non si perdona nulla; ai politici, invece, si perdona tutto. ( … )”

Avvertenza. Tutte le citazioni, virgolettate ed in corsivo, sono state tratte dal volume “ Il cuore oscuro dell’Italia “ del giornalista inglese Tobias Jones.








interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Claudio sgarbi    - 06-12-2003
L'autentica tragedia è costituita dal fatto che Berlusconi non ha fatto un golpe, è stato democraticamente eletto, come ci viene gentilmente ricordato ogni 5 minuti, dalle Sue televisioni, dai Suoi mensili, dai Suoi settimanali, dai Suoi giornali, dai Suoi dipendenti, dai Suoi avvocati, dai Suoi parlamentari.
Una volta, sarcasticamente Benigni si chiedeva, ma com'è possibile che tramite votazioni libere e democratiche vincano i ricchi, quando la maggioranza degli italiani invece proprio ricca non è (erano gli anni 80). Erano gli anni d'oro della famiglia Agnelli e del padronato FIAT, ma almeno questi producevano macchine, posti di lavoro, indotto industriale, metallurgia, cose concrete...e allora potevi anche capire il metalmeccanico o l'operaio che votavano per mantenere il posto di lavoro, per mantenere uno staus quo lungamente rincorso ed agognato, per mantenere un posto al sole alla corte del re discreto.
Ma adesso?
Partendo dal presupposto che la maggiornaza degli italiani non può essere tutta alle dipendenze di Berlusconi, ci si chiede quale oscuro meccanismo spinge una persona normale a dare la propria preferenza all'imprensentabile omino del burro.
Le risposte possono essere solo due..e delle due una è vera e l'altra falsa.
O gli italiani sono un popolo a maggioranza di creduloni, edonisti, sciocchi ed imbelli, furbi ed ipocriti, opportunisti ed egoisti o il Sig. Bonaventura ha talmente diversificato le sue risorse da costruire una rete commerciale in cui tutti sono più o meno impigliati e devono o rendere o chiedere favori a Sua Maestà.
E allora i poveri cristi come noi, che sono rimasti fuori dalla Sua rete, si rodono d'invidia, si macerano nel livore e si chiedono perchè noi no?
Perchè a noi costa fatica rinunciare al libero arbitrio?, perchè a noi fa rabbia sentire menzogne quotidiane senza avere la possibilità di controbattere,? perchè noi ci rimaniamo male quando veniamo sbeffeggiati solo per avere mantenuto il pudore dell'onestà?
Perchè dobbiamo difendere una legalità che viene quotidianamente calpestata da quelli che dovrebbero essere i nostri onorevoli deputati nonchè dalle più alte cariche dello Stato?
Perchè abbiamo ancora un concetto obsoleto di politica al servizio del cittadino e della comunità, quando già il maestro Craxi ci aveva insegnato a suo tempo che ben altre erano le priorità e i costi della politica?
Cos'è che non funziona in noi che continuiamo a resistere?
Ecco, rispondiamo a queste domande e ci accorgeremo che non si tratta solo di Berlusconi, si tratta di cose serie e non di cose comiche.

 Silvana Strazzera    - 08-12-2003
La cosa più comica di tutte è che, parlando con i colleghi scontenti della riforma Moratti, ebbi a dire, sarcasticamente: è il Governo che avete votato, quindi non avete il diritto di lamentarvi! Ebbene, tra le decine e decine di colleghi con cui ho parlato non ce n'è stato uno solo che abbia ammesso di aver votato per l'attuale governo. Allora mi chiedo: chi l'ha eletto? Come ha fatto a vincere le elezioni se nessuno l'ha votato? Spero che chi l'ha fatto se ne vergogni tanto da non ripetere mai più un sì grande errore. Concludo con le parole del compianto Indro Montanelli ( che di sinistra non era certo!): non mi fa paura Bossi perchè è un becero ignorante, ma mi fa paura Berlusconi!
Meditate gente, meditate!!