Divenire insegnanti efficaci
Aldo Ettore Quagliozzi - 12-11-2003
È divenuto un obbligo, essere efficaci. Ma nell’ambito educativo l’efficacia non si sostanzia secondo il concetto oggi tanto caro ad una visione aziendalistica della vita nel suo complesso, e né tanto meno alla oramai innominabile concezione della scuola all’insegna delle tre “ I “.
La ricerca dell’efficacia nell’educare và ricercata in quel qualcosa che rende l’insegnamento non più un “ mestiere “ ma quasi “ un’arte “, ove accanto alle competenze disciplinari indispensabili concorrono tutta una miriade di “ atteggiamenti e di sentire” che consentono quel salto di qualità che alla fine realizzano il passaggio straordinario dall’” essere insegnanti al divenire maestri “.
Un desiderio di condivisione mi spinge pertanto a presentare nell’ipertesto, dopo queste poche righe di considerazioni personali, un mio lavoro di ricerca.
Il lavoro di ricerca da me svolto è partito dalla lettura di un documento rinvenuto in rete; con esso ho sintetizzato e personalizzato l’indagine svolta dalla società inglese Hay McBer su di un incarico del Ministero dell’istruzione e del Lavoro di quel Paese del Giugno 2000.
Un iniziale stallo nella presentazione del lavoro è stato da me superato ricordandomi di una “ spiga d’oro “ inserita nel mio personale diario in rete che prontamente sono andato a raccogliere e che ripropongo come introduzione, la più idonea possibile, al presente lavoro.
La “ spiga d’oro “ è stata colta da una lettura del testo di Thomas Gordon “ Insegnanti efficaci “ edito in Italia dalla casa editrice “ Giunti e Lisciani “ nel “ lontano” 1998; in essa vengono esposti alcuni convincimenti dell’autore, peraltro da me condivisi.
E’ chiaro che “ la spiga d’oro “ presentata, facendo parte del mio personale spicilegio, rispecchia il mio particolare sentire in ordine alla tematica trattata ed al momento in cui la stessa è stata da me raccolta.
E’ fuor di ogni dubbio che essa non possa corrispondere al sentire di tutti coloro che la leggeranno.
Anche la “ rivisitazione” della ricerca inglese mi ha certamente soddisfatto come redattore del presente lavoro avendone colto le parti più pregnanti secondo il mio unico sentire, probabilmente trascurando altre parti che di certo sarebbero state valutate come più importanti qualora fossero state sottoposte ad una pluralità di lettori.
La scelta personalmente realizzata all’interno della indagine inglese delle parti le più significative e la loro trasposizione con la scelta delle sottolineature, del grassetto e del corsivo, rendono ragione, per come in precedenza già detto, delle esigenze e delle mie vedute personali che quella ricerca ha indotto.

Propongo pertanto la lettura della “ spiga d’oro “ come propedeutica alla sintesi della ricerca inglese da me effettuata.


“ … insegnare può essere anche molto frustrante e deludente ( … ) Cos’è allora che rende diverso l’insegnamento che funziona da quello che fallisce e l’insegnamento che procura soddisfazioni da quello che invece provoca solo stress?

C’è un fattore che influisce in maniera rilevante sul risultato finale ed è il grado di capacità dell’insegnante nello stabilire un determinato rapporto con gli studenti.

E’ proprio la qualità di questo rapporto che è importante; ancor più di ciò che si sta insegnando, è determinante il modo in cui l’insegnamento viene impartito

( … ) Nei rapporti interpersonali il dialogo può essere sia costruttivo che distruttivo,esso può distaccare l’insegnante dagli studenti oppure creare uno stretto legame tra loro.

Infatti, l’effetto prodotto dal dialogo dipende dalla qualità del discorso e dalla capacità dell’insegnante di trovare le parole più adatte nelle diverse circostanze.

Qualsiasi insegnamento può diventare interessante se impartito da un insegnante che abbia appreso il modo corretto di rapportarsi con gli studenti, instaurando una relazione di reciproco rispetto.

Al contrario, se l’insegnante stabilisce con gli alunni un tipo di rapporto che li renda oppressi, diffidenti, distaccati, umiliati o valutati con occhio critico,
qualsiasi attività o insegnamento provocherà in loro noia, disinteresse e rifiuto ostinato.

Troppo spesso le scuole vedono i loro studenti non come persone ma come dei casi senza volto: ipodotati, superdotati con problemi educativi, culturalmente depressi, economicamente depressi, con alto o basso quoziente di intelligenza, ipercinetici, emotivi, ritardati e così via ( … )

Noi crediamo invece che ci siano molte più somiglianze che differenze negli studenti. Tutti sono esseri umani prima di tutto. Tutti hanno sentimenti umani, risposte umane ( … )

Tutti i ragazzi si entusiasmano o si scoraggiano a secondo se vengono accolti o emarginati.
Tutti i ragazzi sviluppano dei meccanismi di difesa da contrapporre all’uso di potere da parte degli insegnanti.
Tutti i ragazzi danno un grosso valore alle proprie necessità e proteggono i propri diritti civili.” ( … )


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Umberto Tenuta    - 16-11-2003
Concordo pienamente da anni, nelle mie riviste telematiche:
www.rivistadidattica.com
METODOLOGIA E DIDATTICA: http://www.edscuola.com/archivio/didattica/

E nei miei ultimi libri
TENUTA U., , ANICIA, ROMA, 2003, con CD-ROM.
TENUTA U., , ANICIA, ROMA, 2001, con CD-ROM.


 Daniela Notarbartolo    - 16-11-2003
Contrordine: ho trovato tutto, anche il libro in biblioteca (catalogo on line, è domenica !)
Daniela Notarbartolo

 Anna Maria Savino    - 16-11-2003
Credo Lei abbia centrato il cuore del problema dell'abbandono e dell'insuccesso scolastico ma, allo stesso tempo, anche quello dell'amore per lo studio delle discipline che insegnanti attenti o come Lei dice "efficaci ed efficienti " hanno saputo innescare e far germogliare negli allievi. Purtroppo, ed è una mia considerazione personale, il modo di porsi e le attenzioni per il micromondo che ciascuno dei nostri alunni ha in sè non si insegnano e non si imparano.