Crisi e scuola
Cristina Lezama - 29-10-2003
Buenos Aires, ottobre 2003



Li vedo ogni sera quando torno da scuola: vengono in citta’ dalla periferia, vengo in gruppi silenziosi ma veloci. Percorrono la vie della citta’ strappando i sacchi dei rifiuti e fruganoci dentro. Non sono cani non sono ratti sono gli umani vestigi della società argentina corrotta e di un’economia spietata e selvaggia.
Famiglie intere coi bambini trascinano carrelli da facchino o quelli da supermercato portandosi via cartoni, pezzi di metallo, legno e tutto ciò che possa essere venduto.
Eppure hanno un aspetto dignitoso nella loro miseria, procedono come se fosse un vero lavoro il mestiere di “cartonero”, hanno organizzato delle cooperative per il raccolto e la vendita. In conseguenza sono in litigio con il Municipio che vorrebbe gestire questa attività.


Incredibili alcuni discorsi dei politici: portarsi via la spazzatura e’ rubare alla città”!!!
Cosa si puo’ aspettare dai dirigenti a cui preoccupa di più la l’affare della spazzatura che la fame della gente?!
I divervi settori sociali affrontano la crisi economica adoperando delle strategie di sopravvivenza che li caratterizzano.
Nelle grandi città (Buenos Aires, Rosario, Cordoba) i piccoli commercianti, professionisti, massaie, si sono organizzati costituendo dei mercati che funzionano senza circolazione di denaro che chiamano “trueque” cioe’ “baratto” appunto perché consiste nello scambio di merci senza denaro.
Le classi più umili, anche perché per lungo tempo hanno vissuto dell’assistenza statale (ovvero clientelismo politico) non riescono a trovare strategie per sfamare le loro famiglie: c’è perfino chi nei rifiuti trova qualcosa da mangiare oppure chi mangia gatti e rospi o addirittura muore di fame.
Gli operai delle fabbriche chiuse le occupano e le riaprono rimettendole a funzionare, i commessi dei negozi chiusi li riaprono in cooperative, e via dicendo.
Ma purtroppo, il numero di bimbi malnutriti aumenta ogni giorno di più (70%)
Negli ultimi anni gli insegnanti denunciano queste cose: gli alunni a causa del malnutrimento non sono nelle migliori condizioni per l’apprendimento delle più semplici abilita’.
Infatti il Ministro dell’Educazione, Daniel Filmus, ha riconosciuto in una recente intervista a Madrid che il basso profitto scolastico non ha origine nell’azione pedagogica ma nella poverta’.
Eppure si continua ad applicare nelle scuole i test oggettivi di valutazione della qualita’ dell’insegnamento ideati per una realta’ socio-economica ben diversa dalla nostra.
Tutte le energie e il tempo nella scuola pubblica sono utilizzati per mitigare i bisogni primari degli alunni (cibo e vestiti)
Nei momenti di crisi quando lo Stato e’ fallito la Scuola insieme ad altri settori della società (chiesa, volontariato) purtroppo si prende questa responsabilita’ anche se non è la sua specifica funzione.
Qual e’ allora oggi in Argentina il ruolo della scuola e degli insegnanti?
Piu’ del 50% della popolazione vive sotto la soglia della porverta’, tra cui anche molti docenti che hanno sulle spalle la responsabilita’ di assistere i più poveri ancora.
Danno da mangiare agli alunni, raccolgono vestiti, scarpe, cercano qualche sponsor tra le aziende, perche’ i sussidi statali non bastano, infine resta poco tempo per l’insegnamento disciplinare.
Ma non e’ efficace una politica sociale slegata dalla politica economica. Non ha senso nessun programma di compensazione se non e’ transitorio e proteso all’inserimento dei piu’ deboli nel mondo del lavoro.
C’e’ poi un’altra scuola (privata e anche qualche statale) che non pensa a sfamare gli alunni ma a vendersi, ad accattivare i clienti offrendo i servizi piu’ apprezzati dai cultori della new economy: inglese, informatica e sport e ultimamente una seconda lingua straniera dall’elementare, pubblicizzando la quantita’ e varieta’ delle attrezzature che possiede la scuola. Insomma una scuola piu’ occupata ad intrattenere l’alunno che ad insegnargli qualcosa per dirla con Guillermo Jaim Etcheverry, educatore critico del sistema scolastico argentino.
Nessuna delle due scuole, sia quella dei poveri che quella dei ricchi compie la storica funzione educatrice.
Eppure il governo e’ soddisfatto dei numeri nella scuola di base i bambini non abbandonano ora la scuola come prima, senza pero’ importargli il perche’: nell’una il bambino mangia, nell’altra si diverte.

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 gianni marchetti    - 31-10-2003
Carissima Cristina..che impressione mi fa la lettura del tuo articolo !..Gia' sapevo della situazione da te perchè mio fratello fa parte di un'organizzazione che porta aiuti nel tuo paese e sopratutto nelle scuole dell'entroterra ,religiose,che garantiscono un piatto di minestra al giorno per i poveri bambini affamati..
Provo vergogna per l'insensibilita' del mondo di fronte a questi problemi...penso alla grande ricchezza di pochi che sfruttano l'energia della terra...lo spreco..la superficialita' ..la violenza..la sopraffazione dei piu' forti nei confronti dei piu' deboli...mi sento impotente anche se nel mio piccolo cerco di educare i miei allievi ad una disponibilita' verso il prossimo..ad un senso di giustizia..di tolleranza..di valori che sono importanti per tutta l'Umanita'....Vivete un momento terribile che puo' capitare a qualsiasi paese della terra..anche il mio..
Vorrei poter aiutare..ma io sono una piccola goccia dell'oceano !...
Sono partecipe,spiritualmente ,alla vostra sofferenza...mi adoperero' per sensibilizzare chi è intorno a me ..ma ben poco riusciro' a migliorare la vostra situazione...
Avete tutto il mio affetto..la mia conpartecipazione spirituale e morale....forza e coraggio...nei secoli i piu' deboli hanno sempre lottato...i potenti sono sempre caduti nella polvere..I dittatori..gli sfruttatori...alla fine sono sempre caduti!!...
Ti abbraccio Cristina..con te voglio abbracciare tutti quei bambini che soffrono e che hanno diritto ad una vita dignitosa e normale !....

 Paola Bonini    - 02-11-2003
Io, invece, lavoro in una scuola privata , frequentata dai cosiddetti ricchi. Si tratta di una classe media, ugualmente provata dalla crisi, che peró non si mostra in grado di reagire ma solo di lamentarsi, di rimpiangere i "privilegi perduti". Si accusano giustamente i politici di aver portato il paese alla rovina ma 10 anni di governo clientelare , 10 anni di finzioni, 10 anni di paritá fittizia col dollari sono stati resi possibili anche da chi ha preferito chiudere gli occhi e non guardare in faccia la realtá. Spesso capita di vedere i "cacerolazos" per strada, contro tutto e contro tutti, ma mancano proposte serie di cambiamento. In fondo tutti vorrebbero tornare ai bei tempi andati. E allora non é finalmente venutoil momento di rimboccarsi tutti le maniche e aiutiare la societá argentina a crescere ?. I primi che devono crederci, peró, sono proprio gli argentini e il rinnovamento puó avere come punto di partenza proprio il sistema scolastico, laddove si formano le nuove generazioni. Abituare i ragazzi a ragionare, ad essere critici nei confronti della societá e soprattutto ad impegnarsi . Non é sufficiente, come fa la scuola in cui lavoro, limitarsi ad aiutare alcuni "comedores""per tacitare la coscienza.