Un buon inizio
Emanuela Cerutti - 25-10-2003
Si è tenuto recentemente a Roma il corso di informazione (sic) per gli e le insegnanti destinati/e all'estero, a seguito della prova per accertamento linguistico di due primavere fa.

Un centinaio di persone prestate dal Miur al Mae per un quinquennio e distribuite a pioggia negli angoli più diversi del mondo, dalla vicina Svizzera all'Asmara, a Lima o Alessandria d'Egitto.

Scuole Italiane o locali, dalle materne all'Università, contesti ricchi o poveri, agiati o disagiati, il messaggio unificato era stranamente attuale: antenne.

" Voi portate nel mondo la cultura e l'impronta italiana, l'immagine di una scuola che tutti ci invidiano, per l'attenzione pedagogica che la contraddistingue: a voi la responsabilità di un messaggio alternativo, linfa e risorsa per molti."

Inutile negare i mormorii, quello strano guardarsi negli occhi come cercando nell'altro o nell'altra lo stesso tuo dubbio: rappresentativi di che? Di quale modello? Di quale pensiero pedagogico profondo, in grado di sostenere la convinzione? Di quale visione comune, italiana, ora che la Riforma è tra noi e pur imperando divide?

Un mondo a parte, preoccupato di far quadrare le seprequazioni tra lo stipendio del personale docente e quello degli autisti di rappresentanza, molto più alto, ma non quelle evidenti nella stessa categoria, al di qua e al di là di un confine.
Ma, si sa, "...gli uomini dimenticano più presto la morte (violenta) del padre, che non la perdita del portafogli", come sostiene Machiavelli, chiuso in valigie pronte per Atene.

Eppure un mondo che potrebbe esporsi alla contaminazione, alla critica ed al cambiamento, se solo volesse provare a compiere l'operazione inversa: basterebbe un gioco di specchi e la capacità di "farsi quattro risate", vestendo di ironia l'antica autocritica.

Un buon inizio sul tema dell'italianità
Qui alcune idee da non perdere, come ci suggerisce un amico.




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