breve di cronaca
Milano -Tempo Pieno: grande assente il sindacato?
Dedalus - 14-10-2003
Nelle scuole milanesi si sta diffondendo sempre più una domanda: cosa sta facendo il sindacato? Perché non dà vita a Milano a una grande mobilitazione contro la riforma Moratti e in difesa del Tempo Pieno? Ci riferiamo non tanto ai sindacati di “categoria” (SNALS, ecc.) quanto soprattutto ai sindacati scuola "confederali", che raccolgono peraltro la maggioranza delle adesioni. Questo vuoto d’iniziativa, cui Scuolaoggi già ha accennato, continua a rimanere incomprensibile. Riassumiamo brevemente i fatti, per capirci. Nel maggio scorso, quando apparve la prima bozza di decreto attuativo della riforma della scuola primaria, ebbero inizio le prime manifestazioni di dissenso e di aperta critica nelle scuole. Vi furono assemblee e dibattiti soprattutto per iniziativa dei genitori e di alcuni dirigenti scolastici. Molti Collegi docenti presero posizione, con mozioni e documenti.
Seguì poi l’intermezzo estivo con l’incredibile balletto del decreto (c’è, non c’è più, è cambiato, non è cambiato…) fino ad arrivare al Consiglio dei ministri del 12 settembre, che sostanzialmente confermava lo schema del decreto originario (così almeno pare) con alcune modifiche di scarsa rilevanza.
Ci si sarebbe aspettati che il sindacato scuola confederale si mettesse alla testa di queste forme di protesta, svolgesse un ruolo di coordinamento, interagisse con i comitati dei genitori. Niente di tutto questo, almeno per ora.

In tutti questi mesi, da maggio ad oggi, non vi è stata a Milano una sola grande iniziativa da parte di CGIL, CISL e UIL scuola. La CISL appare esitante e silenziosa, come in surplace, nella fase di avvicendamento della segreteria provinciale. La CGIL sembra aver impegnato quasi tutte le proprie energie nel dibattito interno sui “distacchi” sindacali (i “posti” nell’apparato, da assegnare tenendo conto delle varie componenti), tema indubbiamente appassionante ma non decisivo per le sorti della categoria e tantomeno della scuola italiana. La UIL da tempo sembra soggetta all’insopprimibile tendenza a dare spazio alle pulsioni più “corporative” della categoria, ATA in particolare.
Anzi, per inciso, l’ultima ineffabile trovata della UIL scuola provinciale “in attesa del rinnovo delle RSU” (diversivo propagandistico o minispot elettorale?), consiste nella richiesta formale rivolta alle direzioni scolastiche di inviare al proprio indirizzo copia di tutta la documentazione relativa a tutte le materie oggetto di contrattazione integrativa di istituto o di informazione preventiva (dalle modalità di utilizzazione del personale in rapporto al P.O.F. ai criteri di assegnazione ai plessi e alle sezioni staccate, dall’organizzazione del lavoro agli orari di servizio del personale, dai diritti sindacali in caso di sciopero ai criteri per la ripartizione del fondo d’istituto, ecc.).
Per quale impellente ragione, ci si chiede, i dirigenti scolastici dovrebbero predisporre e spedire per posta una così vasta documentazione alla UIL o ai vari sindacati provinciali, quando l’art.6 del CCNL prevede espressamente che “le informazioni vengono fornite nel corso di appositi incontri, unitamente alla relativa documentazione” e quando i rappresentanti territoriali delle organizzazioni sindacali di categoria hanno piena facoltà di partecipare direttamente agli incontri stessi, come parte della delegazione trattante (art.7 CCNL)?

Ma per tornare all’argomento principale, ricordiamo che a Milano verso la metà degli anni '90, dopo i programmi didattici del 1985 e la riforma della scuola elementare del 1990 (legge n.148/90), la CGIL scuola fece un convegno di notevole successo, dall'accattivante titolo "La nuova scuola elementare ha dieci anni: è ancora una bambina?", riempiendo la Camera del Lavoro. Perché, ci si chiede, non è stata fatta un’iniziativa analoga, sulla controriforma Moratti e sulla questione del Tempo Pieno? E perché non la si fa (prima che lo schema di decreto diventi legge, ovvero prima che sia troppo tardi...)?

L’unica iniziativa di rilievo in programma (almeno da quanto traspare sui siti sindacali) è il convegno della CGIL scuola sulle 150 ore, a trent’anni dalla nascita. Iniziativa, questa sull’Educazione degli adulti, assolutamente apprezzabile, ma forse al momento attuale non al primissimo posto nell’agenda politica. O meglio: va bene l'EdA, anzi benissimo (e meno male che c’è qualcuno che riapre una riflessione su questo “settore” importante della scuola), ma da sola non basta, c’è altro all’orizzonte..!

Adesso segreterie e apparati sindacali sono tutti presi dalle prossime elezioni per il rinnovo delle RSU. Ma com'è possibile non considerare che proprio una forte iniziativa politica sui temi della riforma Moratti e del Tempo Pieno darebbe credibilità e aumenterebbe i consensi alle stesse organizzazioni sindacali? O si pensa che i docenti siano interessati soltanto ai temi contrattuali, alla decisiva e appassionante questione del passaggio dalle “funzioni obiettivo” alle “funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa”?

Un sindacato confederale dovrebbe “andare oltre” i temi più specifici della categoria (pur sacrosanti) e “volare alto”, occuparsi delle problematiche della scuola in generale. Quindi, in primis, della riforma. Ma anche di varie altre questioni che riguardano il funzionamento della scuola statale, intesa come servizio pubblico (la sicurezza nelle scuole e l’edilizia scolastica, gli incredibili ritardi nell’assegnazione dei finanziamenti alle scuole, i fondi per pagare gli stipendi ai supplenti, tanto per fare alcuni esempi, temi troppo spesso lasciati all’interessamento dei genitori o dei soli dirigenti scolastici, quasi fossero un loro problema “particolare”..).
Questo non sta avvenendo. O sta avvenendo in misura del tutto insufficiente. E nelle scuole il disagio degli iscritti aumenta ed è palpabile. Come pure le preoccupazioni dei genitori, in questo momento rivolte soprattutto alle sorti del tempo pieno.
E’ indispensabile allora un colpo d’ala: occorre che CGIL e CISL scuola (per parlare dei e ai sindacati più seri e rappresentativi) escano dalle stanze dei rispettivi palazzi e riprendano l’iniziativa in grande stile, magari unitariamente (perché no? anche questo sarebbe un segnale politico…).
L’assenza politica dei sindacati scuola confederali non può essere accettata ancora per lungo tempo: serve una loro presenza attiva, un’iniziativa forte e chiara. Se non ora, quando?

Dedalus

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 Grazia Perrone    - 14-10-2003
Non so quello che avviene a Milano. Posso, però, "socializzare" una proposta emiliana. (gp)

FONTE: Bologna.Repubblica.it - 13 ottobre 2003

La proposta a partiti e sindacati lanciata dal Tavolo bolognese per la scuola pubblica
"In novembre a Roma contro la Moratti"

Il tavolo bolognese per la scuola pubblica propone a partiti e sindacati di organizzare una manifestazione nazionale a Roma, «entro il mese di novembre», per riaffermare la centralità della scuola pubblica e contro la riforma Moratti. La richiesta è contenuta in un documento approvato l´8 ottobre scorso ed «esprime il sentimento diffuso in tutto il mondo della scuola». «Al centro della manifestazione - si legge nel testo - dovranno esserci i contenuti che fino ad oggi hanno unito nella protesta genitori, insegnanti e studenti».

Ovvero «la garanzia della scuola dell´infanzia pubblica per tutti; la difesa e l´estensione del tempo pieno; la riaffermazione della collegialità docente e il rifiuto della logica dell´insegnante unico o tutor; il rifiuto della riduzione dell´obbligo scolastico e della scelta precoce tra istruzione superiore e formazione professionale; la richiesta di investimenti nella scuola pubblica, per qualificare l´offerta formativa e garantire condizioni di apprendimento uguali per tutte e tutti e il rifiuto del processo di privatizzazione della scuola pubblica e del bonus ai privati». Il documento continua: «La nostra esperienza ci porta a sottolineare una inderogabile necessità, la costituzione di un "tavolo nazionale per la difesa del tempo pieno e della scuola pubblica" capace di raccogliere e valorizzare le tante disponibilità e risorse che si sono espresse in questi ultimi giorni».

Il tavolo bolognese per la scuola pubblica è formato tra gli altri dai genitori e dagli insegnanti della scuola Longhena, dalla Cgil e dalla Cisl scuola, dai Cobas, dal comitato «scuola e Costituzione», dal coordinamento per la difesa del tempo pieno e prolungato, dalla Gilda, da Legambiente, da «Oltre cattedra», da «Senza il banco», da Sos scuola pubblica, dai partiti della Margherita, dei Verdi, del Prc, del Pdci e dei Ds. Gli stessi soggetti che il 26 settembre scorso hanno dato vita «a una straordinaria manifestazione che ha visto la partecipazione appassionata e festosa di migliaia di genitori, bambini e lavoratori della scuola».