Alessandra Modio - 08-10-2003 |
----- Original Message ----- From: "Rolando Alberto Borzetti" To: Sent: Wednesday, October 08, 2003 7:12 AM Subject: [sociale-edscuola] Caino e Abele ----- Original Message ----- From: "RosaMaria Zeverini" To: Sent: Wednesday, October 08, 2003 9:18 PM Subject: Re: [sociale-edscuola] Caino e Abele Mi permetto soltanto di sottolineare come la Stato offra alle scuole paritarie soltanto 2000 euro di contributo per garantire il sostegno agli studenti disabili: si può con tale cifra irrisoria garantire un minimo accettabile di ore di sostegno? Io ho cinque figli, alcuni frequentano una scuola privata, altri una pubblica, così conosco pregi e difetti di entrambe. Ma dove sono i bonus? quando ho chiesto il modulo per avere il rimborso spese per i miei due figli che frequentano la privata (un ottimo servizio per soli 45 euro al mese a testa), mi è stato detto gli alunni di tale scuola non ne avevano diritto; a chi allora andrà il rimborso? Cerchiamo di non essere ideologici: quando ho iscritto la mia prima figlia alla scuola materna pubblica l'hanno messa in lista di attesa perchè non c'erano posti a sufficienza e lei, essendo nata a dicembre, era tra gli ultimi; lavorando, non avendo parenti vicino e volendo garantire a mia figlia la scuola materna, ho dovuto rivolgermi al privato, un istituto religioso che non ha catechizzato la bambina e dove lei ha imparato a conoscere ed a rispettare la diversità. Lo stato nel frattempo ha speso una somma per i bambini che non erano rientrati nel numero degli ammessi, allora perchè per mia figlia io non avrei dovuto avere il diritto ad un rimborso? Io ho potuto scegliere per tutti i miei figli, volta per volta, quale fosse la scuola migliore, sempre secondo me, ma chi non poteva permettersi una retta, benchè non onerosa, non ha potuto farlo. Certo, sarebbe bello che ci fosse posto per tutti nella scuola pubblica, che fosse possibile per tutti scegliere o meno il tempo pieno, che anche nella pubblica si potessero accompagnare i bambini ad un orario utile a raggiungere il posto di lavoro, spesso fuori dal comune di residenza per chi è ai primi anni di insegnamento, ma così non è, allora io non ritengo giusto aver dovuto pagare per un servizio che per altri era gratuito, soltanto perchè l'unico a mia misura era offerto da un privato. Avete mai visto qualcuno diventare più cattolico per aver frequentato un istituto religioso?Io semmai ho visto accadere più spesso il contrario.Ancora, credete che si dica una bugia affermando che non ci sono mezzi per garantire un servizio dignitoso ad un bimbo disabile, quando tali mezzi si riducono a 2000 euro all'anno? L'istitutto di due dei miei figli è privato, accoglie ed ha già accolto bambini disabili, ma io ho preferito iscrivere mia figlia ad una scuola pubblica perchè i supporti di cui aveva bisogno costavano ben più di 2000 euro; grazie a lei anche un altro fratello ha potuto frequentare una pubblica funzionante ed a tempo pieno (questioni di punteggio che non sto ad elencare). Libertà di scelta? Se il privato, in alcuni casi, offre un servizio più idoneo alle esigenze di una famiglia, perchè bisogna pagare? E paghiamo pure, ma non pretendiamo che 2000 euro diano i mezzi per sostenere un alunno disabile; sono convinta che tali istituti,se avessero le risorse della scuola pubblica , accoglierebbero senza problemi tutti gli alunni. Non nego che in alcuni casi possa esserci effettiva discriminazione, ma questo avviene anche nel pubblico: nel mio comune c'è una scuola media frequentata da 40 alunni disabili, un'altra, considerata la migliore, no ne ha nemmeno uno: a voi le riflessioni.. Alessandra Modio |
Gisella Mari - 09-10-2003 |
Gentile signor Bocchi, non sono un’insegnante e stavo girovagando in rete cercando di conoscere più a fondo il mondo della scuola visto che mi accingo (in ritardo, per quest’anno) a propormi come formatrice. Sono però anche una sorella, sorella di una ragazza down nata nel 1970, che ha potuto grazie alla tenacia di mia madre essere inserita nelle classi normali della scuola pubblica, dalla materna alla terza media, e vivere esperienze di amicizia e di studio come tutti i ragazzi. Credo che la sua presenza in classe sia stata utile anche per i suoi compagni, che le hanno voluto sinceramente bene. I ragazzi con handicap in classe sono il primo (vorrei dire, necessario) confronto, per i bambini, con la varietà e complessità del mondo reale. Lettere come la sua, nel 2003, suscitano indignazione per l’attualità che riferiscono, e scaldano il cuore per la sincera protesta che portano. Grazie Gisella Mari Torino |
Rolando A. Borzetti - 09-10-2003 |
Gentilissima Redazione di Edscuola, questa mia per raccontarvi, nel rispetto della Privacy dei protagonisti della storia, quella che io considero una grave ingiustizia. Il fatto si svolge in un paese dell'alto Canavese protagonista è una ragazza madre di una bimba di tre anni, che da circa 1 anno lotta per poter iscrivere quest’ultima alla Scuola materna senza riuscirci. Tutto questo sembra una banalità, ma nella fattispecie costituisce un grave problema, perché non potendo affidare la bambina all'asilo, lei non può lavorare e il tutto si risolve in una situazione economica a dir poco drammatica. La ragazza in questione ha spiegato questi suoi gravi problemi di sussistenza alla Direzione Didattica del posto ma evidentemente le liste di attesa seguono altre vie e la bimba per il secondo anno consecutivo è rimasta "fuori". In cima alla graduatoria ci sono i bimbi delle mamme che lavorano e fin qui nulla da dire, ma vorrei poter far capire a chi compila le liste dei bambini che frequenteranno l'asilo, che "buon senso" di amministratore pubblico dovrebbe saper valutare i casi per come si presentano e comportarsi di conseguenza, senza contare che per la "legge delle pari opportunità" a parità di requisiti dovrebbero essere aiutati i bambini provenienti da famiglie disagiate. Così facendo questi bambini rimarranno sempre un passo indietro rispetto gli altri bimbi e questo non lo ritengo assolutamente giusto. Sorrido amaramente quando leggo su un sito internet che la Direzione Didattica in questione si è fatta promotrice sin dal 1997 della legge 28/8/97 n. 285 che da "Disposizioni per la promozione dei diritti di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza per la qualità della vita, sviluppo e socializzazione in attuazione della Convenzione sui diritti del fanciullo". La stessa legge consente agli enti locali di porre in essere tutta una serie di interventi sociali in favore dell'infanzia. Sulla carta è tutto facile e bello, una specie di "Paese dei Balocchi", nella realtà ci tocca "La mela avvelenata di Biancaneve": Perché nella realtà non è assolutamente così. Mi piacerebbe essere in grado di fare un censimento di quanti bambini nel canavese e non, quest’anno sono rimasti "fuori" dai cancelli dell'asilo. La cosa che mi fa sorridere anche il tipo di risposta che ti senti dare quando chiedi una spiegazione. Ti parlano di finanziamenti che non ci sono, di ampliamenti strutturali non fatte, di organico insufficiente. Non c'é verso di far capire che tu parli di problemi veri e ne parli in italiano, non in "politichese". Tu cerchi di far capire che se la tua bimba non frequenta l'asilo non puoi andare a lavorare e non puoi provvedere al suo sostentamento e ti senti dire, sempre in "politichese", che c'é un accordo con i sindaci dei dintorni e che "presto" si costruiranno altri asili. Per quell'epoca è probabile che la bambina frequenterà la III media.(senza passare dalla scuola materna, ovviamente). Per non parlare di quanto disposto nella "Riforma Moratti" al capitolo dedicato alla "Scuola d'Infanzia". E' un dipinto paradisiaco di come deve essere il primo contatto del bambino con la realtà della scuola, Nel sogno della signora Moratti, i bambini frequenteranno un luogo dove potranno sviluppare al meglio le loro potenzialità, dove non esisteranno differenze e che tutti avranno le stesse opportunità.... Praticamente dopo il paese dei balocchi della legge 285/97 arriviamo all'"Isola che non c'é." In questa lettera, ho raccontato le vicende reali di una persona che conosco e che in questi giorni vive questo problema, sono sicura che come lei ci sono centinaia di mamme in queste condizioni e che hanno dovuto tenere i bambini a casa, in barba a tutte le leggi dello Stato. Credo sia un grosso disservizio ai danni di cittadini. Voi cosa ne pensate? Illustrissimo Ufficio fasce Deboli, mi rivolgo a voi, nella speranza che possiate essermi di aiuto. La mia domanda è la seguente: una ragazza madre con una bimba di tre anni e mezzo, invalida al 47%, impossibilitata a lavorare perché non riesce ad inserire la bimba in una Scuola materna, per mancanza di posti, ha diritto ad un sussidio da parte del comune di residenza per superare un momento economicamente molto critico? Ha diritto ad insistere presso la Direzione Didattica del posto affinché le prendano la bimba all'asilo, per poter andare a lavorare? Ha diritto all'esenzione ticket per basso reddito, avendo bisogno di cure? Ha diritto ad un aiuto per pagare l'affitto di casa? Formulo queste domande per poter essere di aiuto ad una ragazza che conosco e che sostengo da circa 4 anni, da quando cioè è rimasta incinta. Questa ragazza convive con il papà della bimba, che però è in attesa di un lavoro a tempo indeterminato (più o meno per novembre) dopo circa tre mesi di disoccupazione.(Nei mesi estivi ha lavorato tramite agenzie tipo mainpower,ecc...) Le risposte che darete alle domande sopraelencate mi serviranno per dare alla ragazza in questione dei consigli per come affrontare il suo momentaneo disagio economico. Un'ultima domanda:se non riuscisse a farsi aiutare dal Comune di Residenza, può rivolgersi a voi? Vi ringrazio di cuore per l'attenzione. Lettera firmata Mi rivolgo a Voi, dopo aver tanto peregrinato tra tanti uffici ed enti locali, nella speranza che possiate darmi una risposta. Questa mia per segnalare quello che io considero un grave disservizio ai danni di una cittadina e della sua bimba di 3 anni che pur avendone tutti i diritti, anche quest’anno non è stata accolta all'asilo. Il fatto si svolge a …… Canavese, la Direzione Didattica di Rivarolo e quest’ultima nonostante contattata più volte sia dalla mamma della bimba sia dall'amministrazione comunale di ……. non ritiene opportuno nemmeno tentare di risolvere questo problema, che sembra banale, ma nella fattispecie rappresenta una grave pregiudiziale per il normale svolgere della vita di questa famiglia. Avendo la bimba a casa, la mamma, ragazza madre, non può lavorare, il suo compagno è un lavoratore precario, e il tutto fa si che queste persone vivano una situazione economica quasi drammatica. La suddetta Direzione didattica nella persona della Direttrice, di cui non conosco il nome, è al corrente di tutta la situazione, nonostante ciò, continua a ribadire che non è possibile prendere la bambina all'asilo, che non c'è posto e quant’altro. Ed io sorrido, amaramente, soprattutto dopo aver letto il "dizionarietto" della riforma Moratti al paragrafo dedicato alla Scuola d'Infanzia.allegato al numero di "SPECCHIO" di sabato 27/9. SE fosse tutto vero, sarebbe un paradiso. Ma vi assicuro che non è così. La realtà supera ogni possibile immaginazione. Ho scritto al Vostro illustrissimo Ufficio, nella più viva speranza che per vostra intercessione la Signora Direttrice di …….. Canavese, possa rivedere la sua posizione e, mettendosi una mano sul cuore, aiutare questa mamma e la sua bambina. Senza contare che comunque, senza bisogno della Riforma Moratti, già la legge 285/97 da disposizioni per la promozione dei diritti e di pari opprtunità dell'infanzia, per la qualità della vita, lo sviluppo, la socializzazione in attuazione della Convenzione sui diritti del fanciullo....Sono sempre solo parole, o qualcosa di concreto esiste? Vorrei ancora segnalare che nel Comune di .…… Canavese l'Ufficio competente "socioassistenziale" è totalmente inattivo e il cittadino che si trova nel bisogno ha gravissime difficoltà a rivolgersi alle Autorità competenti, anche se devo dire che,il Sindaco, contattato personalmente, (se pur con tono perentorio) ha risposto cortesemente e si è reso disponibile (con le parole), a tutt’oggi nulla di concreto. Spero con tutto il cuore che a questa mia faccia seguito una risposta consona. Mi chiamo ……… e la ragazza madre in questione si chiama …….. via ……..Tutti gli uffici di zona a cui mi sono rivolta (vedi Servizi per l'infanzia e sociali di Ivrea) hanno risposto che non è loro competenza. Spero non capiti lo stesso con voi. L… ha urgente bisogno dell'aiuto di qualcuno. Spero che rispondiate all'appello. Vogliate accettare i miei più Cordiali Saluti. Lettera firmata |
Luciano Albanese - 12-10-2003 |
Non so se in Italia lo Stato valuta la spesa per alunno in base al numero reale di ragazzi e ragazze in età scolare, asilo nido - Quinta classe delle Superiori. Credo che sia il minimo che uno Stato possa fare. Se è valutata così, vuol dire che lo Stato risparmia una certa somma grazie al fatto che alcuni frequentano scuole non statali e che tali risparmi vanno a vantaggio della scuola statale. Che lo Stato e Marino Bocchi vogliano risparmiare pure sugli handicappati è vergognoso! La legge sulla parità scolastica è una autentica stupidità confrontata con i sistemi scolastici Europei. Che gente addetta ai lavori faccia simili considerazioni è veramente preoccupante. Far finta di non sapere quanto si spende per alunno in Italia per rinfacciare alle scuole non statali di non accettare alunni con handicap per duemila Euro, è malafede!!!!!! Che schifo di scuole quelle non statali che non accettano handicappati per un terzo della spesa prevista nella scuola statale!!!!! Gentile Bocchi non è così che si potrà avere in Italia una buona scuola statale e una buona scuola non statale. Possibile che Lei non sappia nulla di quanto avviene in Europa nel campo della scuola statale e non statale? In Italia l'unico grado di scuola che riceve finanziamenti dallo Stato da più di 50 anni, è la scuola elementare parificata o paritaria. Tale finanziamento prevede solo lo stipendio netto per un docente per classe. Contributi, tasse, manutenzione, suppellettile ed insegnanti extra, sono a carico del cosiddetto "privato". Non rimproveri alla Moratti quello che ha fatto Berlinguer, ma forse Lei non sapeva neppure questo. |
Marino Bocchi - 12-10-2003 |
Caro Luciano, io rimprovero molte cose alla Moratti e alla sua idea di scuola confessionale, ghettizzante e classista ma non questa. E infatti nel mio contributo cito esplicitamente Berlinguer come autore della pessima legge sulla parita' scolastica che la Moratti ha utilizzato per le sue disinvolte operazioni una tantum a favore delle private. E non ho mai mancato di criticare anche altri aspetti della politica scolastica del centro sinistra, a partire dagli insufficienti interventi finanziari. Sul resto del suo intervento, vorrei solo aggiungere, me lo conceda, che io non ho da imparare proprio nulla sull’accoglienza dei disabili, visto che sono stato fra quelli che pubblicamente si sono impegnati di piu' nella mia citta' per favorirne l'ingresso alle Superiori. Come lei ricordera', non ho mai avuto un atteggiamento pregiudiziale verso le scuole cattoliche, soprattutto alcune scuole, quelle dell'ordine degli Scolopi, per esempio. Che giudico anzi benemerite nel campo dell'educazione. Ma proprio per questo mi indigno quando una scuola, o pubblica o cattolica rifiuta di iscrivere un alunno disabile. Lei mi parla dei finanziamenti che non ci sono. Io l’ho scritto un’infinita’ di volte, in tantissime sedi e anche su questa. Ma un alunno disabile va accolto comunque. Ci si rimbocca le maniche e ci si arrangia, come faccio io che accetto di averne anche 4 in classe, piuttosto che persuadere i genitori ad indirizzarli sui percorsi misti, dato che il problema di questi ragazzi e’ di integrarsi coi loro coetanei, creando un clima in cui possano acquisire quelle competenze anche minime che solo la scuola puo’ fornire loro. Nello stesso tempo mi impegno per cambiare la situazione. Come fa anche lei. La ringrazio per questo suo contributo appassionato. Cari saluti. Marino Bocchi. |
Luciano Albanese - 12-10-2003 |
Caro Marino, non ho mai messo in dubbio il lavoro dei docenti della scuola statale. Ho tanti amici che vi lavorano e so bene come vi lavorano. Non solo, ma ho sempre difeso e sempre difenderò la scuola italiana statale come espressione del lavoro dei docenti. Quello che non riesco a digerire è che non si vuole affrontare il problema seriamente per il bene dei ragazzi. Si continua a mettere a confronto due realtà che hanno lo stesso dovere, ma non le stesse risorse. E' più facile trattare con un ragazzo down che con un ragazzo che ha tutto eccetto la voglia di stare a scuola. Sulla legge della parità non sono d'accordo perché ha lasciato le cose come prima, per cui le scuole a pagamento sono rimaste tali senza sfidarle a vedere cosa sanno fare per i piccoli cittadini poveri o disattati o disabili. Ma ripeto, alle stesse condizioni o quasi. Io ho lavorato in un collegio per ragazzi in difficoltà che frequentavano la scuola statale. Ho faticato non poco a far capire ai docenti che i ragazzi soffrivano per tanti problemi familiari. Il loro comportamento a scuola era diverso da quello che avevano in collegio, solo perchè con me, nonostante alcune regole di vita comune, si sentivano rispettati. Anche quando venivano sorpresi a "servirsi" di qualche pezzo di cioccolata nei negozi, non ne facevo una tragedia. Fortunatamente non ne facevano una tragedia neppure i negozianti o la polizia. Questi sono i ragazzi che voglio nella scuola, più difficili dei down. Per i down, comunque, preferisco il vecchio metodo sovietico: insegnamento individuale e vita sociale normale. Quando hanno abolito gli Istituti speciali mi sono capitati due sordomuti. Cercavo di dire ai docenti come andavano trattati, ma poverini dove avevano il tempo per dedicarsi a loro? Passavo serate intere per far capire loro i numeri negativi o i concetti astratti. Si sentivano trascurati in classe. Se non vedevano la faccia del docente durante le spiegazioni, piangevano perché non riuscivano a capire nulla. Come si poteva pretendere che un docente con 25 alunni avesse solo la preoccupazione dei due non udenti? Mi si diceva che i ragazzi si toglievano la protesi perché non volevano seguire. Non era vero. Erano disturbati dai rumori, dal vocìo o dal malfunzionamento, per cui istintivamente se la toglievano o la chiudevano. Le scuole migliori dei Padri Scolopi sono quelle in Africa o in Asia o in America Latina dove ci arrangiamo a fare una vera scuola per tutti i poveri. E' facile avere delle buone scuole in Occidente, anche in Spagna dove alcune con 2000 alunni si stanno ponendo in modo serio il problema degli immigrati. Ecco l'altra sfida per la scuola futura in Italia. L'Europa ha scelto da tempo la strada della scuola statale integrata (come direbbe Berlinguer) e il confronto fra le scuole non è solo sui risultati, ma sulla capacità di "educare" chi ha maggiore bisogno. Noi continueremo a litigare sui fantomatici sussidi alle scuole paritarie! La sinistra ha fatto la legge sulla parità, la destra promette l'elemosina, la sinistra s'infuria. |
Antonio Perrone - 14-10-2003 |
Roma, 10 Ottobre 2003 Con riferimento al recente Comunicato diffuso dall’ANSA (Roma, 6 ottobre u.s.) dal titolo “scuola: paritarie rifiutano bimbi down”, con il quale si riporta l’iniziativa di Radio Capital della “iena” Sortino, secondo cui “le scuole paritarie, anche se di ispirazione cattolica, rifiutano i bambini down”, la Presidenza Nazionale della Fidae (la Federazione che associa le scuole cattoliche elementari, medie e superiori di tutto il territorio nazionale) sente il dovere di precisare che nelle scuole cattoliche del nostro Paese nell’anno scolastico 2002-2003 sono stati accolti 1.641 alunni disabili, pari allo 0,60% di tutti gli alunni frequentanti (270.210) le suddette scuole elementari, medie e superiori. Si tratta di un’accoglienza, alla quale le scuole cattoliche hanno sempre dedicato molta disponibilità, nonostante le gravi difficoltà economiche, in cui esse versano per la mancata piena parità scolastica dal punto di vista finanziario. Non va dimenticato d’altra parte che le scuole dedicate quasi esclusivamente agli alunni disabili (sordi, ciechi…) furono fondate nei secoli scorsi proprio dalle Congregazioni religiose maschili e femminili impegnate nel campo dell’educazione e della scuola. Va rilevato ancora che la richiesta d’iscrizione di un alunno alla scuola, soprattutto nel caso di un disabile, non va fatta per via telefonica (trovata piuttosto bizzarra della “iena”), ma in seguito ad un sereno e diretto colloquio del genitore con il responsabile della scuola per sottolineare i vari aspetti relativi alle difficoltà proprie del disabile e per valutare opportunamente gli interventi educativo-scolastici da attuare. Ci auguriamo che più che le trovate bizzarre crescano sempre più le iniziative concrete su questo delicato problema per alleviare le difficoltà dei ragazzi e delle loro famiglie per una società più solidale e il bene comune di tutti. P. Antonio M. Perrone S.P. Pres. Naz. |
Red - 14-10-2003 |
Più alunni disabili nelle scuole pubbliche La scuola è più diversamente abile, ma mancano insegnanti e risorse soprattutto nelle grandi città Cinzia Gubbini - Roma Sono 149.314 gli alunni disabili che frequentano le scuole pubbliche italiane, 3 mila in più rispetto al 2002. Lo anticipa la rivista dedicata all'istruzione «Tuttoscuola», alzando il velo su dati che non sono facilmente reperibili tramite il ministero. Sarebbero così 150 mila in totale i ragazzi con disabilità inseriti nelle scuole, nonostante altre cifre parlino di mille persone in più. Non è una vita facile quella dei disabili a scuola: il punto più critico, anche perché è il più conociuto, è quello del numero di insegnanti di sostegno chiamati a dare il loro contributo tra i banchi. Per la verità, stando ai dati non ancora ufficiali, quest'anno il rapporto sembra essere positivo: sarebbero infatti 77.650 gli insegnanti in organico di fatto, rispettando quindi il rapporto richiesto dalla maggior parte di associazioni di disabili, ovvero di uno a due. Ma bisogna fare attenzione alle statistiche, come ammoniva Trilussa. Prima di tutto perché spalmando il dato a livello nazionale si perde di vista il fatto che nelle grandi città (a Roma per 13 mila alunni ci sono 4 mila insegnanti) il rapporto di un insegnante ogni due alunni disabili è una chimera, attestandosi ad almeno un insegnante ogni tre alunni. In secondo luogo il dato ragiona sulle scuole di ogni ordine e grado, quando occorrerebbe puntualizzare che nelle scuole superiori gli insegnanti di sostegno sono pochissimi, mentre la situazione migliora alle elementari e alle medie E poi bisogna leggere il dato anche da un punto di vista qualitativo: si parla infatti di organico «di fatto». Il numero tiene dentro tanto gli insegnanti di ruolo, che quelli precari, assegnati alla classe soltanto per un anno. Problema endemico della scuola quello dei precari, che però nel caso degli alunni disabili diventa particolarmente grave interrompendo il corso dell'apprendimento. «Al problema della mancanza di insegnanti di sostegno si aggiunge quello della mancanza degli assistenti educativi - spiega l'avvocato Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap) - una figura diversa, individuata dalla legge quadro del `92, che dovrebbe assicurare l'assistenza per l'autonomia e la comunicazione ai ragazzi che hanno qualche difficoltà, pensiamo agli autistici. Non tutte le province, però, hanno accettato di assicurare questo servizio. Mentre dove è stato fatto, per esempio a Roma, ancora manca lo stanziamento dei fondi da parte della regione». E a proposito dei ragazzi che non rientrano nella definizione di «handicap» (individuata come una menomazione stabilizzata o progressiva) ma hanno comunque qualche problema - ad esempio dislessia, disgrafia e altro - arriviamo alla questione posta dal ministero dell'istruzione che ha deciso di stabilire criteri più rigidi per la certificazione dell'handicap, anche nelle scuole, al fine di combattere il fenomeno dei «falsi invalidi». «Fenomeno - continua Nocera - che esiste anche nelle scuole, è vero. Ma perché? Perché mancano risorse necessarie per dare risposte a chi vive situazioni di disagio, che certo non possono essere considerate handicap e che però vanno seguite con maggiore dedizione». Comunque un decreto legge che accompagna il disegno di finanziaria - e che dovrà essere convertito in legge entro due mesi - riformula la certificazione di disabilità, suscitando numerose ciritiche da parte delle associazioni. soprattutto su un punto, e cioè l'eliminazione tout court dei ricorsi amministrativi. Prima una persona a cui veniva negata la certificazione aveva la possibilità di appellarsi per via amministrativa gratuitamente. Ora dovrà farlo necessariamente per via giurisprudenziale, si allungheranno quindi i tempi (considerando l'intasamento dei tribunali) e bisognerà mettere mani al portafogli. Nel decreto, inoltre, secondo la Cgil appare un'affermazione «minacciosa» e la previsione di una ridefinzione organica delle procedure finalizzate all'integrazione scolastica degli alunni con handicap, da stabilire d'intesa con la Conferenza unificata. Il Manifesto |
fernanda - 15-01-2005 |
Sono una mamma che ha un figlio down frequentante la prima elementare presso una scuola cattolica e conosco altri genitori che hanno iscritto figli down presso altre scuole cattoliche . Chi ha intervistato la vostra "mamma"?. Faccio anche presente che nelle elementari i bambini down hanno diritto all'insegnante di sostegno sia che frequentino la scuola pubblica o paritaria; nelle medie i bambini down se vanno alle scuole pubbliche hanno diritto all'insegnante di sostegno, mentre se scelgono le scuole paritarie non ne hanno diritto (magicamente guariscono!!) Allora mi dica dove sta l'ingiustizia??? |