breve di cronaca
Il disagio si combatte superando la scuola pubblica
Il Manifesto - 05-10-2003
Gita finita a San Patrignano

Il ministro italiano Moratti e la commissaria Ue Reding chiudono il vertice informale. L'impegno: ridurre la dispersione
Ricetta nota per i giovani La linea emersa nella riunione dei 24: il disagio si combatte superando la scuola pubblica

di TI. BAR.
Un breve giro con un cicerone di nome Letizia Moratti tra i locali della comunità di San Patrignano ha chiuso ieri mattina la due giorni di vertice informale su dispersione scolastica e disagio giovanile. Presenti i ministri di welfare e istruzione di 24 governi europei. Subito dopo una plenaria conclusiva, dove ministro dell'Istruzione Moratti e commissaria Ue per l'Educazione e la cultura Viviane Reding hanno tirato quasi a braccetto le fila dell'incontro. In sostanza discorsi arcinoti che nello scenario «stile» San Patrignano, dove il «disagio» va debellato a favore della «retta via», non fanno che ribadire la ricetta della destra per risolvere i problemi dei ragazzi: superare la scuola pubblica a favore del privato, sinonimo di famiglia, imprese e anche volontariato. Questione centrale diventa così proprio la nuova collaborazione, la ricerca di una sinergia fra competenze formali e non e una complementarietà tra scuola, famiglia e mondo dell'associazionismo». «Informare i giovani delle opportunità di formazione disponibili al di fuori del sistema scolastico - spiega il documento base del vertice - significa anche porre le fondamenta per un processo di orientamento più ritagliato sulle esigenze e le attitudini di ognuno».

Ricetta questa che dovrebbe funzionare, per la presidenza italiana, anche come «prevenzione» perché la famiglia ha e deve avere un ruolo fondamentale visto che «già da piccoli - dice la Moratti - si possono vedere segnali nei bambini, quali la svogliatezza e il disinteresse». Ma ovviamente la prevenzione non basta, e allora entrano in scena le scuole di serie A e B «perché - come ricorda lo stesso ministro - ogni ragazzo è diverso dall'altro».

Dal lato europeo arriva l'ammonimento: tutti i paesi devono darsi da fare per arginare il fenomeno della dispersione scolastica e poco importa se uno riesce a recuperare dieci punti e l'altro otto, l'importante è che ci sia stato impegno, sentenzia la commissaria europea Viviane Reding. L'obiettivo è ovviamente quello siglato a Lisbona, la riduzione della dispersione dal 19% al 10% entro il 2010 e perciò «quello che veramente conta - dice - è fare meglio adesso». Anche se va ricordato che «alcuni paesi hanno un drop out che addirittura si aggira attorno al 45% e quindi non è pensabile chiedere loro di recuperare 35 punti subito». La Reding presta poi il fianco alla Moratti e dopo averla elogiata per la forza con la quale ha voluto l'incontro - «nella sua vita ha fatto tante cose per aiutare i giovani e questa è una di quelle» - parla di life long learning che va favorito attraverso una collaborazione stretta tra scuola e mondo delle imprese. Ricordando quindi che le soluzioni vanno trovate «nello spirito di san Patrignano». Vale a dire, soprattutto, il privato dei ricchi.

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