Golpe strisciante
Piero Di Marco - 30-09-2003
Le singole leggi di "riforma" che sono state presentate o che si preparano sono ciascuna profondamente criticabili, e ciascuna rappresenta un pericolo per il settore della vita economica o politica al quale si riferisce.
Ma quello che ormai vale la pena di valutare è il cosiddetto "combinato disposto" di queste leggi, che possiamo definire come il massimo possibile di fascismo che si pensa sia possibile far passare in un paese che fa parte dell'unione europea.
Intendiamoci, quest'Europa ha un buon pelo sullo stomaco, e di vergogne ha dimostrato di saperne digerire tante, ma ha anche dimostrato che la sua opinione pubblica e perfino i governi di destra prevedono dei limiti oltre i quali non è consigliabile andare.

E' stato già ampiamente trattato il perverso effetto che si avrebbe (che per la verità già abbiamo, in buona parte) dalla saldatura di due sole di queste nuove realtà, ossia il monopolio sulla stampa-pubblicità-televisione e quella sorta di premierato monarchico che si sta preparando.
In particolare, si stanno dimostrando assolutamente esatte le più pessimistiche previsioni di coloro che temevano l'avvento del sistema maggioritario in un paese come il nostro, e con un meccanismo che consente ad un partitino al 4% dei voti , qual'è la Lega, di portare in parlamento un numero spropositato di deputati - e che in subordine temevano lo stridente contrasto tra un sistema maggioritario e una costituzione e delle procedure istituzionali ritagliate sul proporzionale, che cancellano di fatto ogni potere di controllo e di manovra da parte dell'opposizione.
Gli ottimisti confidavano nel fatto che era sempre possibile ridefinire le regole istituzionali, per adeguarle al sistema maggioritario. Ma questi ottimisti non tenevano debito conto del fatto che questo sistema avrebbe consentito intanto un uso e un abuso della situazione per i fini più diversi - in poche parole, avrebbe consentito di attuare riforme, anche costituzionali, per diminuire la democraticità del nostro sistema e non per aumentarla, senza che ci fosse una possibilità istituzionale o parlamentare di contrattare o di opporsi.
Su che cosa basassero un tale ottimismo gli ottimisti non non si è mai ben capito, al di là dell'ansia piuttosto stupida di vedere un "paese normale" che normale non è e non è mai stato, dal punto di vista politico.

Di questi aspetti istituzionali si è appunto abbondantemente parlato, nei tempi più recenti.
Ma il combinato disposto si nutre di altri elementi in apparenza minori, che sono tuttavia perfettamente omogenei all'insieme.
Essendo minori e di natura meno chiaramente politica, perfino Giuliano Ferrara si è sentito di metterne in rilievo recentemente l'effetto restrittivo sulla vita e per così dire sul "tono" della nostra vita civile.
Si tratta in sostanza di tutto l'orientamento proibizionistico (o obbligazionistico) che - una leggina qua e una là - si sta consolidando, sia rinsaldando proibizionismi e statalismi antichi, sia introducendone di nuovi: dall'integralismo sul fumo all'obbligo delle cinture, dal proibiszionismo sulle droghe leggere/pesanti all'ostracismo delle prostitute dalle strade e la colpevolizzazione dei loro clienti, dalla revanche dei crocefissi alla demonizzazione dei cani.
Non vale neppure la pena di sottolineare l'alto tasso di incompetenza, di ipocrisia o di superficialità con le quali queste leggi e leggine sono state approntate, perché è il loro insieme che tende a confermare che nello spirito intimamente anti-democratico "tutto ciò che non è vietato è obbligatorio".
Tanti segni, per altro, fanno sentire odore di proibizione verso le "adunate sediziose", cortei, manifestazioni e scioperi.

Gli ottimisti attuali - che non sono del tutto gli stessi di prima - confidano nella farraginosità e nell'incompetenza di questa stessa maggioranza, o nell'obiezione di coscienza di una parte di questa, nel momento in cui il gioco dovesse diventare serio.
Non è il caso adesso, come non lo era prima, fare professione di ottimismo, ma un certo fondamento nel rigetto di una quota di elettori verso questo spettacolo indecoroso è lecito ammetterlo.
Il regime pidduista-neo autoritario ancora non c'è, ma mancano solo un paio di tasselli, esattamente quelli di cui si parlava all'inizio.
Se ne verremo fuori, spero che non ci rimetteremo a giocherellare col volontariato e con i pannicelli del riforsmismino esangue e minimalista, ma senza tanti riguardi spero invece che cercheremo innanzi tutto di cassare alcune delle malversazioni legislative e istituzionali che nel frattempo questo governo ha messo in opera.

Ma la riflessione politica deve andare al di là delle rimostranze, o della riduzione di Berlusconi ad una sorta di barzelletta, da affidare all'esorcismo della Guzzanti, o una specie di caso anomalo da trattare nei pamphlet di Travaglio.
La riflessione politica dovrebbe prendere atto che una metà degli italiani si è bevuta Berlusconi, Previti e Taormina, e che continuerà a ripeterne le parole e gli slogan, votandoli e identificandosi con essi. Per una rivincita elettorale e un cambio di governo bastano quattro circoscrizioni e un 2% di spostamento, ma il problema politico e culturale di questi tanti milioni di italiani rimarrebbe identico.

piero dm
interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Giuseppe Aragno    - 30-09-2003
Esemplare, Piero, e tale da lasciare poco spazio alle ambiguità.
Una osservazione breve, in aggiunta, consentimela, per evitare di essere iscritto d’ufficio al partito degli ottimisti o a quello dei pessimisti. Lo dico per il bisogno di realismo indispensabile al ferro d’un chirurgo di fronte all’infezione, e lo dico nella bella lingua di Eduardo e Viviani: "o miedeco pietoso, te fa ‘a chiaia verminosa". Traduco, Piero: il medico pietoso rende la piaga verminosa. E, bada bene, tu non c’entri nulla, per carità, non voglio essere in nessun modo critico con quello che tu dici. Condivido fino in fondo.
Se ne verremo fuori, spero anch’io che “non ci rimetteremo a giocherellare col volontariato e con i pannicelli del riformismino esangue e minimalista”. Ho una convinzione, però: per operare senza tanti riguardi e “cassare alcune delle malversazioni legislative e istituzionali che nel frattempo questo governo ha messo in opera”, occorreranno… cassini nuovi.
D’accordo, per ora vanno saldati i conti con Berlusconi e la sua banda. Subito dopo, però bisognerà far piazza pulita – e sarà non meno arduo – di tutta la destra fisica e morale che abbiamo imbarcato in anni di navigazione a vista. Chi casserà altrimenti? Chi ci porterà fuori dalle secche del “riformismino esangue e minimalista” la destra di riserva: Rutelli, Amato, Dini, Mastella e D’Alema?
Non lo faranno. No. Non lo faranno.

 ilaria ricciotti    - 30-09-2003
Chi ci porterà allora " fuori dalle secche"?
Paperoni che amano usare le "bacchette"?

Io non credo al loro paterno buonismo,
nè tantomeno al loro elegante perbenismo.

Il loro programma è nella sostanza molto fumoso,
se ci lasceremo incantare il futuro sarà spinoso.

 Marino Bocchi    - 04-10-2003
Concordo assolutamente con l'analisi di Piero. Questo e' il rischio che corriamo. Ma forse il golpe c'e' gia' stato: e' andato in diretta lunedi' sera, a reti unificate. In nessun paese civile sarebbe stato concesso al Presidente del Consiglio di fare il piazzista di un suo decreto. Questa variante alla Vanna Marchi del plebiscitarismo è ridicola pero' non va presa alla leggera. E' inquietante. Ma ve l'immaginate Blair che d'autorita' imbonisce gli inglesi sugli schermi della BBC? Contrariamente, la BBC costringe Blair a fare i conti con le sue menzogne sull'Iraq. Il giornalismo inglese non e' quelo italiano. Se ne e' accorto anche il Cavaliere che nell'intervista ai due cronisti dello Spectator ha creduto di poterli trattare come i suoi nostrani lacche' dell'informazione: "Adesso vi dico qualcosa di divertente ma con la strizzatina d'occhio". Ergo: scrivete solo la parte politicamente corretta. Contava sul fatto che i due erano suoi estimatori. Pensava di aver a che fare con l'Unico TG di regime (1,2,4,5, ecc.). Non sapeva che per un giornalista inglese lo scoop non guarda in faccia a nessuno. Gli sta bene. E ci serva da lezione, quando si mettera' mano alla sistemazione della Rai. Non di giornalisti politicanti c'e' bisogno ma di giornalisti e basta.

 Lucia Bonaffino, Palermo    - 05-10-2003
Lucida l'analisi, dolorose le prospettive; riesco a nutrire un minimo non dico di ottimismo, ma almeno di speranza quando lavoro con i miei studenti (gli elettori di un domani non lontano) nel cercare di mettere a punto strumenti di lettura e analisi della realtà, anche e soprattutto a partire da contesti lontani nel tempo e nello spazio; credo che questo sia un privilegio di noi docenti, appropriamocene fino in fondo.

 Adriano Scabardi    - 05-10-2003
Una metà degli italiani si è bevuto Berlusconi ………. Mah! Forse Berlusconi ne interpreta gli umori meglio di altri. Per loro quello che succede non è così grave, temono di più quello che potrebbe fare la sinistra al potere. Si sa che chiedendo in giro, pochi ammettono di aver votato per il polo. Credo che prevalentemente dipenda dal tono della domanda, che presuppone che se lo hai fatto non sei tanto “intelligente”. E’ questa la non normalità italiana. Ognuna delle due parti è convinta che l’ altra voglia ridurre la democrazia e la libertà. Non ci sono regole di fondo condivise.