Tra mistero e passione
Gianni Mereghetti - 02-09-2003


Una luce
negli interstizi dei pensieri,
mentre sonnecchiano i campi
nella valle del Ticino.

E’ di nuovo l’inizio,
si spegne il calore dell’estate
e il tempo riprende
il ritmo consueto.

Si torna sulle tracce
di opere incompiute,
si ricomincia
solo da un amore.

E, mentre si va ingombri di emozioni,
c’è la Madonna
a rigare di speranza
il fiotto di questo nuovo inizio.



Mi ha commosso che a concludere il Meeting di Rimini sia stato l’augurio di don Luigi Giussani affinché abbiamo a vivere il mistero del rapporto con la Madonna. Non mi è risultato strano questo augurio, perché ogni momento del Meeting, da quello politico a quello culturale, da quello di testimonianza a quello di divertimento, ha portato dentro la domanda di una pienezza umana, di cui la Madonna si fa quotidianamente carico così che possa avere la strada della risposta. E’ stato questo un Meeting durante il quale si è visto come la felicità non sia un argomento di analisi o di discussione, ma l’esperienza cui Dio chiama ogni uomo; essere felici rimarrebbe però un bel sogno, se non percepissimo la pietà di Maria che soccorre l’incertezza dei nostri passi e li fa diventare sicuri e spediti. Don Giussani ha voluto allora concludere il Meeting sollecitandoci a guardare alla presenza fisica di Maria, così che nel rapporto con lei il nostro destino di felicità attraversi ogni momento dell’esistenza, rendendolo degno di essere vissuto.

La questione seria della scuola che ricomincia non sono i passi incerti della riforma, sono gli insegnanti ( e lo sostengo da insegnante!).
A rendere la questione seria sono certamente uno stipendio miserabile tale da non reggere il progressivo aumento del costo della vita, il discredito sociale sempre più diffuso, l’assenza di una condizione professionale moderna e le problematiche legate al precariato, ma soprattutto il fatto che la maggior parte dei docenti non trovi oggi una ragione che faccia esplodere l’entusiasmo dell’insegnare.
Abituati a fare della reazione il fattore da cui partire all’attacco della scuola, oggi i più sono di fatto stanchi e delusi, anche perché in questi anni il potere, a mo’ di grande gelatina, ha assorbito ogni colpo, ripresentandosi ogni volta come se nulla fosse accaduto!
Così la questione seria di noi insegnanti è da dove ripartire, così che rientrare in classe abbia un fascino per noi e per i nostri studenti.
C’è un’unica possibilità per evitare la caduta nel nulla del dovere o del sogno, quella di attingere dalla vita la passione ad insegnare. Infatti per affrontare da protagonisti il riinizio della scuola non occorre una didattica nuova, né delle condizioni perfette, bisogna avere un “io” debordante di vita e segnato dall’amore!

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Ettore Martinez    - 04-09-2003
Mia madre era una donna semplice e coerente che era stata educata al rigoroso cristianesimo sardo del suo paese, tutto volto a verificarsi e a testimoniarsi essenzialmente nei comportamenti.

Quando ero ragazzo le capitava talvolta di pronunciare, a scopo didascalico, un antico e saggio detto sardo-logudorese, assai probabilmente ispirato ad un passo del Vangelo: "Mandiga santos e caga diaulos" ("magia(re) santi e caga(re) diavoli").

 florentin de witt    - 18-09-2003
E'un pensiero ricco di speranza quello della passione della didattica come didattica della passione.Ma se condivido la contrapposizione passione-dovere, non condivido quella passione-sogno. In pensieri come quello di Mereghetti- in cui passione e mistica convivono-è sempre contemplata la presenza di un sogno...