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breve di cronaca
"Bocciata" la scuola "padana"
L'Eco di Bergamo - 30-07-2003
«Scuola di Masano, rimborsate i fondi»
Sentenza della Corte dei conti: gli amministratori devono restituire al Comune 251 mila euro




CARAVAGGIO Sono 20 gli Amministratori comunali di Caravaggio condannati dalla Corte dei conti di Milano a versare 251 mila euro alle casse comunali a titolo di risarcimento: la vicenda riguarda la scuola elementare della frazione di Masano, a suo tempo balzata alle cronache come «scuola padana» e gestita fino allo scorso settembre dall'associazione Aurora, convenzionata e finanziata dal Comune. La scuola di Masano, comunale sino al 1998, avrebbe dovuto chiudere su disposizione del provveditorato agli studi. Ma, per garantirne la sopravvivenza, sempre nel '98 venne costituita l'associazione culturale Aurora: a questa il Comune ha concesso annualmente un finanziamento di 300 milioni di vecchie lire, fondi che servivano per il mantenimento dell'istituto. A settembre del 2002 la scuola è ritornata pubblica, sotto la dirigenza scolastica dell'Istituto comprensivo «Mastri caravaggini».
Il finanziamento che il Comune erogò a favore dell'associazione Aurora fu da subito al centro di aspre polemiche tra la maggioranza leghista e l'opposizione. Quattro genitori presentarono ricorso al Tar, mentre il consigliere di Rifondazione comunista, Sebastiano Baroni, presentò un esposto alla Corte dei conti. Il Tar, dopo aver emesso una sospensiva contro la delibera che dava il via libera al finanziamento, inviò la pratica alla Corte dei conti, dove il fascicolo venne riunito, in un unico procedimento, con quello presentato da Baroni. A giugno l'udienza: la Corte dei conti ha chiesto spiegazioni sui soldi erogati tra il 1998 e il 2001, per un totale di oltre un miliardo e 200 milioni di lire. La linea difensiva adottata dall'avvocato Antonio Mimmo ha puntato su due concetti: il primo riguardava le maggiori spese che il Comune avrebbe dovuto sostenere per portare i ragazzi di Masano alla scuola di Vidalengo; il secondo sul fatto che l'agire dell'Amministrazione era fatto con intenti socio-educativi e non a fini di lucro personale.
Il 3 luglio la sentenza, notificata solo un paio di giorni fa: la Corte dei conti ha riconosciuto «colpevoli» solo gli amministratori che hanno votato le diverse delibere riguardanti i finanziamenti, non imputando invece nessuna colpa ai due dipendenti comunali chiamati in causa negli esposti. La Corte ha però riconosciuto l'intento sociale delle delibere, riducendo a 251 mila euro (più interessi e spese processuali) i soldi che i 20 amministratori condannati dovrebbero pagare. Ma il condizionale è d'obbligo: «Ricorreremo sicuramente al Consiglio di Stato – ha già avvertito Ettore Pirovano, sindaco di Caravaggio –, io e i consiglieri siamo sereni: leggendo la sentenza si trovano molte linee di difesa che potremo adottare per il ricorso e molte incongruenze. Abbiamo fatto una cosa giusta e utile, la rifarei».
La somma da risarcire si prevede così divisa: il 75% dovrà essere suddivisa tra gli assessori che hanno sottoscritto le delibere di Giunta, il 25% tra i consiglieri che hanno votato i finanziamenti. Questo significa circa 10 milioni di lire per ogni consigliere e circa 50-60 milioni di lire per gli assessori.
Soddisfazione è stata espressa da Bianca Gatti, tra i genitori ricorrenti al Tar: «Speriamo che questi soldi vengano vincolati a interventi di edilizia scolastica». Soddisfatta anche la capogruppo diessina, Laura Rossoni: «È stata ribadita la cattiva amministrazione della Lega, che ha portato un danno economico a tutti i cittadini, visto che le scuole Merisi necessitano di interventi strutturali». Baroni, di Rifondazione, ha sottolineato: «Il fatto che sia tornata statale è la dimostrazione di come la Lega si sia resa conto, dopo gli esposti, dell'insostenibilità della situazione della scuola gestita da un'associazione privata».

Damiano Grasselli

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 ilaria ricciotti    - 30-07-2003
Anch'io mi aggrego ai soddisfatti. Non mi sembra il caso che si creino in un unico stato tante scuole diverse come l'abito di Arlecchino. Per non parlare poi del linguaggio, dei contenuti e di tante altre anomalie diseducative che non gioverebbero di certo ai nostri bambini ed ai nostri giovani, che a differenza di molti di noi adulti si sentono cittadini del mondo.