Dpf sotto vuoto spinto
Fabrizio Dacrema - 21-07-2003
Nulla. Il DPEF 2004-2007 sulla scuola può essere riassunto da questa unica parola.
Non una cifra, non un impegno preso con scadenze precise e verificabili.
Eppure il documento di programmazione economica e finanziaria approvato dal Governo mette in luce la necessità per il nostro sistema scolastico di colmare il gap che ci divide dagli altri paese europei per raggiungere gli obiettivi di innalzamento dei livelli di conoscenza che l’Europa si è data a Lisbona e Barcellona e che sono stati rilanciati dal documento sottoscritto il 19 giungo scorso dai sindacati e Confindustria “Accordo per lo sviluppo, l’occupazione e la competitività del sistema economico nazionale”.
Il DPEF rileva il crescente bisogno di istruzione e di programmi didattici più ricchi ed approfonditi, la necessità di garantire a tutti la possibilità di raggiungere livelli di istruzione più elevati e di incrementare la partecipazione ad iniziative di "life-long learning", evidenzia, anche per sostenere l’occupazione femminile, la necessità di soddisfare la maggior richiesta di servizi educativi per l’infanzia soprattutto per asili nido.

Queste affermazioni non hanno poi alcuna risposta concreta, nè conseguenza effettiva nella programmazione economica e finanziaria del governo, solo rinvii e omissioni.
Silenzio anche sul piano programmatico finanziario che il Governo dovrà varare quanto prima (il termine di 90 giorni di tempo è già scaduto il 15 luglio): ma se non entra nel DPEF e poi nella legge finanziaria non può che essere l’ennesimo libro dei sogni berlusconiano.
Nessun cenno alla formazione e alla valorizzazione del personale, nemmeno la rituale elencazione degli impegni presi nei precedenti DPEF e scritti anche nella legge 53/03, scomparse persino le promesse, oltre ai fondi naturalmente, per l’autoaggiornamento, cavallo di battaglia della finanziaria 2002, che aveva messo a disposizioni 35 timidi milioni (35 euro per docente), ma che dovevano essere l’inizio di una nuova era, tramontata, però, prima di sorgere, prima con il decreto taglia-spese (bloccati i pagamenti), poi con la finanziaria 2003 (0 euro per l’autoaggiornamento) ed ora con il DPEF (nessun cenno).
Complessivamente un DPEF che ha il pregio della chiarezza e non lascia spazio a ipocrisie: conferma la scelta del governo di considerare la scuola come un settore marginale, una spesa da tagliare (per l’a.s. 2004/05 saranno tagliati altri 12.500 posti) e non un investimento centrale per lo sviluppo civile, sociale ed economico del paese.
Esattamente il contrario delle richieste della CGIL, che ha dato un giudizio pesantemente negativo di un DPEF che segna il fallimento della politica economica del Governo, in alternativa alla quale propone investimenti per lo sviluppo (ricerca, innovazione, formazione, infrastrutture, sud) da finanziare anche attraverso il ritiro della delega fiscale (16 – 17 miliardi di euro per ridurre le tasse solo ai ceti medio-alti) e il ripristino della tassa di successione sui grandi patrimoni.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf