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Rapporto sullo sviluppo
Focus - 11-07-2003

Roma, 8 luglio -
L'impegno dei leader mondiali a sollevare entro il 2015 centinaia di milioni di persone dalla poverta' estrema puo' essere realizzato, ma solo se i paesi poveri attueranno riforme di ampia portata e le nazioni ricche risponderanno con delle migliori condizioni per gli scambi commerciali e degli aiuti maggiori.
E' quanto mette in evidenzia il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003 del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo presentato oggi in Irlanda e distribuito in tutto il mondo. Il Rapporto sullo Sviluppo Umano introduce un nuovo piano di azione - il '' Patto di Sviluppo del Millennio '' - per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Gli Obiettivi, sottoscritti da tutti i membri delle Nazioni Unite, fissano una serie di scadenze e di traguardi quantificabili che vanno dal dimezzamento della poverta' estrema all'arresto della diffusione dell'HIV/AIDS entro il 2015.
Tra le conclusioni cui giunge il Rapporto 2003 vi e' quella secondo cui il primo di questi traguardi globali - il dimezzamento della percentuale di persone che vive con meno di 1 dollaro al giorno - verra' raggiunto grazie alla sostenuta crescita economica dei due paesi piu' popolosi, la Cina e l'India. Negli ultimi 10 anni, infatti, la dinamica economia cinese ha tratto fuori dalla poverta' 150 milioni di persone. In India, tra il 1990 e il 2000, la crescita pro capite e' stata in media del quattro percento annuo. '' Non c'e' nulla di inevitabile per quanto riguarda lo sviluppo umano - ha affermato l'autore principale del rapporto, Sakiko Fukuda-Parr -. La storia ci mostra cio' che e' possibile. Negli ultimi tre decenni nei paesi poveri l'aspettativa di vita e' aumentata di otto anni e l'analfabetismo e' stato dimezzato''.
Tuttavia, nonostante il progresso complessivo registrato in molti paesi, il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003 documenta una caduta senza precedenti negli indici di sviluppo umano in alcune delle piu' povere nazioni del mondo. Piu' di un miliardo di persone, infatti, vive ancora in condizioni di poverta' estrema, e gli standard di vita di molti stanno ulteriormente peggiorando. Il Rapporto sostiene che questa crisi dello sviluppo deve essere affrontata in ugual misura dai paesi ricchi e da quelli poveri se si vuole che il mondo raggiunga gli obiettivi di sviluppo entro il 2015.

''Non stiamo chiedendo un assegno in bianco - ha affermato Mark Malloch-Brown, Amministratore dell'UNDP - . Qui all'opera c'e' una nuova partnership, ed ci dice che quella degli aiuti deve essere una strada a doppio senso di marcia. I paesi poveri devono attuare le riforme in favore delle persone povere. I paesi ricchi debbono fornire maggiore supporto ''. Il Rapporto identifica 59 paesi prioritari nei quali, a meno che non vengano assunte delle iniziative urgenti, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio non potranno essere raggiunti. In 31 paesi a ''massima priorita''', il reddito e altri indicatori di sviluppo umano rimangono molto bassi e il progresso verso gli Obiettivi e' stagnante o ha registrato un'inversione di tendenza. In 28 paesi ad ''alta priorita''' la situazione e' meno grave - sono stati realizzati dei progressi in alcune aree, ma il deficit delle risorse o delle politiche sta arrestando il progresso verso numerosi obiettivi fondamentali.
Molte di queste nazioni prioritarie affrontano dei problemi endemici legati a fattori geografici e di altro genere, spesso trascurati nelle precedenti strategie di sviluppo. Non e' infatti una coincidenza che 24 di questi paesi presentino un'alta incidenza di casi di HIV/AIDS, 13 siano coinvolti in conflitti armati e 31 presentino debiti esteri insolitamente elevati.
Il quadro politico necessario al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e' stato fornito dal nuovo accordo globale raggiunto nel 2002 a Monterrey, Messico, tra il Nord e il Sud.
Le nazioni ricche rappresentate al Vertice ''Finanziamenti per lo Sviluppo '' si sono impegnate a rimuovere le barriere commerciali e a fornire un maggiore aiuto e a garantire una piu' significativa riduzione del debito ai paesi in via di sviluppo che intraprendono importanti riforme politiche ed economiche.
Il Rapporto presenta un dettagliato ''Patto di Sviluppo del Millennio '' ricco di proposte concrete per rendere una realta' l'accordo di Monterrey.
''Dovremmo domandarci tutti, - secondo Malloch Brown - non cio' che possiamo fare, ma che cosa deve essere fatto per rendere realta' la Dichiarazione del Millennio ''. Il nuovo Patto di Sviluppo del Millennio necessita di un'azione strategica nella lotta contro la poverta' e invita i paesi in via di sviluppo ad adottare politiche a favore dei poveri che si rafforzino vicendevolmente e siano finalizzate agli Obiettivi; i paesi donatori a sostenere queste riforme con maggiori risorse e opportunita' commerciali; e, tanto le une quanto le altre, a porre gli Obiettivi al centro dei processi decisionali nazionali e globali.

''Se i paesi ricchi e quelli poveri in ugual misura pongono le loro forze al servizio dei compiti pratici raccomandati dal Rapporto sullo Sviluppo Umano, noi possiamo prevedere la fine assoluta della poverta' nell'arco di una generazione '' ha dichiarato Jeffrey Sachs, Consulente Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, e direttore aggiunto del Rapporto 2003. Il Patto di Sviluppo del Millennio, analizzato in dettaglio nel Rapporto 2003, attinge al lavoro svolto dal Progetto del Millennio - una iniziativa che, sotto la leadership di Sachs, combina l'esperienza di 300 leader politici e professionisti.
Utilizzando la tecnologia esistente e lo stanziamento di maggiori risorse finanziarie, infatti, molti dei problemi che affliggono il mondo in via di sviluppo - tra questi la ridotta fertilita' del suolo, l'isolamento dalle vie di comunicazione, l'incidenza di malattie che potrebbero essere prevenute e l' insostenibile peso del debito - potrebbero essere risolti.
Il Patto di Sviluppo del Millennio raccomanda una considerevole assistenza addizionale da parte del mondo ricco in favore dei paesi in via di sviluppo. Secondo le stime delle Nazioni Unite, infatti, l'attuale flusso di aiuti dovrebbe raddoppiare a 100 miliardi di dollari USA, al minimo, al fine di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Un aiuto crescente - abbinato agli sforzi interni per accrescere le entrate locali e riallocare le risorse per la riduzione della poverta' - dovrebbe condurre i paesi piu' poveri sulla strada per il raggiungimento degli Obiettivi. Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003 propone anche che i paesi poveri analizzino formalmente se essi sono in linea con il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e cerchino di orientare questi obiettivi in punti di raccolta nazionale, da inserire nei piani di sviluppo esistenti.
''Il principio di responsabilita' dei governi verso il loro popolo, e dei paesi ricchi e di quelli poveri gli uni verso gli altri e' al centro della Dichiarazione del Millennio - ha affermato Malloch-Brown -. In un'era in cui la democrazia si diffonde nel mondo, dati che permettano di mostrare chiaramente se un governo stia compiendo o meno progressi verso questi Obiettivi consentiranno ai cittadini di valutare i successi e i fallimenti dei loro leader''.

"I paesi ricchi fanno poco"

Secondo quanto sostiene il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003 del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, nonostante le promesse fatte dalle nazioni ricche di eliminare la poverta' estrema, le nazioni in via di sviluppo necessitano ancora di piu' aiuti, di scambi commerciali piu' equi e di significative riduzioni del debito.
Il Rapporto avverte che, a meno che i paesi ricchi non mantengano le loro promesse per concedere finanziamenti per lo sviluppo, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio - una serie di traguardi quantificabili e con dei precisi vincoli temporali che vanno dal dimezzamento della poverta' all'arresto della diffusione dell'HIV/AIDS entro il 2015 - non verranno raggiunti.
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio - sottoscritti da tutti i membri delle Nazioni Unite e abbracciati nuovamente dai leader del Gruppo degli Otto in Francia nell'ultimo mese - fissano otto specifici obiettivi a largo raggio che sono essenziali nella lotta alla poverta'. I primi sette obiettivi riguardano cio' i paesi poveri devono fare per raggiungere gli obiettivi. L'ottavo obiettivo e' rivolto ai paesi ricchi e al loro impegno a rispondere alle riforme politiche ed economiche attuate nei paesi in via di sviluppo con una crescente assistenza, ridotte barriere alle importazioni e riduzione o eliminazione dei debiti insostenibili.
Il Rapporto avverte che non si e' fatto fronte a tali impegni. A meno che i paesi ricchi non rispettino le loro promesse di erogazione di finanziamenti a favore dello sviluppo, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio non saranno raggiunti.
''Il concetto sottostante a un accordo equo e', tanto per i paesi ricchi quanto per quelli poveri, di essere resi responsabili dei parametri e dei termini massimi - ha affermato Eveline Herfkens, Coordinatore Esecutivo della Campagna degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che ha partecipato alla presentazione del rapporto oggi a Roma -. Se i paesi ricchi non faranno la loro parte, i paesi poveri non saranno in grado di raggiungere gli Obiettivi ''.
Il Rapporto sfida i paesi ricchi a fissare dei traguardi concreti e dei termini massimi e di dare il via all'azione per smantellare anzitutto sussidi al commercio e dazi, per creare che creano una situazione equilibrata. Ogni anno i paesi OCSE stanziano piu' di 300 miliardi di dollari per i sussidi all'agricoltura. Analogamente, i sussidi in favore dei coltivatori di cotone degli Stati Uniti sono pari a piu' di tre volte l'ammontare degli aiuti che il governo statunitense da' all'Africa Sub-Sahariana. Nell'Unione Europea, invece, i sussidi in contanti erogati a favore di ciascun vacca da latte superano l'aiuto totale pro capite concesso dall'UE all'Africa Sub-Sahariana. Il rapporto sottolinea l'urgenza con cui i paesi ricchi devono eliminare le tariffe discriminatorie, le quote e i sussidi che bloccano il commercio dei prodotti agricoli e gli investimenti nel mondo in via di sviluppo.

Il Rapporto sostiene che i paesi ricchi devono assicurare una piu' significativa riduzione del debito e invita i paesi donatori ad avere una maggiore consapevolezza del fardello rappresentato dal debito che i paesi poveri pesantemente indebitati debbono sopportare. In tutti e 42 i Paesi Poveri fortemente Indebitati del pianeta, il reddito pro capite e' inferiore a 1.500 dollari USA - e tra il 1990 e il 2001 queste economie sono cresciute mediamente solo dello 0,5% annuo. Occorre poi aumentare il flusso degli aiuti. Lo scorso anno il lungo decremento dei flussi di aiuto e' stato finalmente arrestato con un incremento a 57 miliardi di dollari (dai 52,3 miliardi di dollari USA del 2001) .
Nel 2002, alla Conferenza di Monterrey ''Finanziamenti per lo Sviluppo'', tanto i paesi ricchi quanto quelli poveri si sono impegnati a sostenere le riforme politiche e a garantire le nuove risorse necessarie al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, inclusa la promessa di un aumento annuale dei flussi di aiuto di 16 miliardi di dollari entro il 2006. Ma sebbene gli impegni annunciati a Monterrey siano stati rispettati, il totale e' ancora ben al di sotto del minimo di 100 miliardi di dollari necessari ogni anno per il raggiungimento degli obiettivi. Creare un accesso migliore al progresso tecnologico e' un'altra delle cose che possono essere fatte. Solo il 10% della ricerca e sviluppo si concentra sui problemi sanitari del 90% della popolazione mondiale. I paesi ricchi hanno minacciato il diritto dei paesi poveri di rendere disponibili alla loro popolazione i farmaci salva-vita a dei prezzi accessibili; un diritto fissato dall'Accordo dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio relativo agli Aspetti Commerciali dei Diritti di Proprieta' Intellettuale (TRIPS). Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003 chiede anche ai paesi ricchi di rendere questo diritto una realta'.
Larga parte del dibattito sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) si e' concentrato sulla possibilita' che i paesi poveri riescano a raggiungere i risultati previsti negli Obiettivi stessi. Il Rapporto 2003 sostiene che i paesi ricchi dovrebbero essere soggetti a questo stesso esame, e dovrebbe essere chiesto loro di rendere conto dei progressi compiuti nel raggiungimento dell'Obiettivo 8. Questi rapporti sugli stati di avanzamento dovrebbero contribuire alla strategia di riduzione globale della poverta'.
''Non e' una questione di carita' - sostiene l'autore principale del Rapporto, Sakiko Fukuda- Parr -. Le malattie non rispettano i confini geografici, ne' lo fanno gli uragani o le siccita' o le guerre. Queste sono responsabilita' condivise in un mondo sempre piu' interdipendente ''.

"Il mondo attraversa una fase di grossa crisi"

Il mondo sta attraversando una acuta crisi dello sviluppo, con molte nazioni povere che soffrono gravi e continui peggioramenti nelle loro condizioni socio-economiche. E' una delle denunce contenute nel Rapporto per lo Sviluppo Umano 2003.
L'Indice di Sviluppo Umano (ISU) , misurando il progresso compiuto dalle nazioni negli indicatori economici e sociali chiave, mostra che negli anni '90 sono stati 21 i paesi che hanno sperimentato un declino. Negli anni '80, invece, solo quattro paesi rilevati dall'UNDP avevano registrato simili riduzioni nell'arco di un decennio.
''Le inversioni nell'ISU - ha affermato Mark Malloch-Brown, amministratore dell'Undp - sono piuttosto rare poiche' questi indicatori tendono generalmente ad aumentare lentamente nel corso del tempo. Il fatto che nel corso degli anni '90, ben 21 Paesi abbiano registrato una diminuzione - in alcuni casi una drastica diminuzione - e' indicativo dell'urgente bisogno di intervenire a sostegno della sanita' e dell'istruzione cosi' come dei livelli di reddito di questi Paesi ''.
L'Indice di Sviluppo Umano 2003 classifica 175 Paesi, con riferimento al 2001, l'anno piu' recente per il quale sono disponibili dei dati. Il primo e l'ultimo classificato sono rimasti invariati: la Norvegia e' al primo posto e la Sierra Leone e' all'ultimo. L'Indice, elaborato nel corso degli anni '90, riguarda gli aspetti fondamentali dello sviluppo umano sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. L'Indice e' una misura composita che prende in esame aspettativa di vita, istruzione e reddito pro-capite.
Quasi tutti i Paesi a ''basso sviluppo umano'' classificati al fondo dell'Indice si trovano nell'Africa Sub-Sahariana: sono 30 su un totale di 34.
Nel corso degli anni '90 circa meta' dei Paesi dell'America Latina e dei Caraibi hanno registrato una riduzione o una stagnazione del proprio reddito. L'Europa Orientale e l'Asia Centrale hanno registrato una diminuzione complessiva dell'Indice di Sviluppo Umano 2003 risultante dalla riduzione del reddito pro-capite. La diminuzione e' stata particolarmente consistente in Moldavia, in Tagikistan, in Ucraina e nella Federazione Russa.
Nell'Africa Sub-Sahariana la devastante diffusione dell'HIV/AIDS e' responsabile per il declino nell'Indice di Sviluppo Umano. L'aspettativa di vita e' scesa drasticamente a seguito di tassi di diffusione dell'HIV/AIDS che in alcuni paesi sono cresciuti del 20 percento. L'Africa Meridionale, per esempio, a partire dal 1990 ha registrato un calo di 28 posizioni essenzialmente a causa dell'elevata mortalita' dovuta alle malattie originate dall'AIDS. I declini dell'Indice registrati per il Botswana, lo Swaziland, lo Zambia e lo Zimbabwe ci raccontano una storia simile.

Tuttavia, per quanto riguarda l'Indice di Sviluppo Umano 2003, dal mondo in via di sviluppo sono arrivate anche notizie positive, con paesi che in tutti i continenti hanno messo a segno dei successi significativi: A partire dal 1990, Benin, Ghana, Mauritius, Ruanda, Senegal e Uganda hanno tutti migliorato in maniera significativa le proprie posizioni.
Bangladesh, Cina, Laos, Malaysia, Nepal e Tailandia hanno anch'esse migliorato la propria posizione. Il Brasile ha registrato un forte balzo in avanti nell'Indice di Sviluppo Umano - a seguito soprattutto dei suoi sforzi nell'ambito dell'istruzione. La Bolivia e il Peru' hanno anch'essi migliorato le loro posizioni a seguito delle riforme politiche e sociali attuate.
Nel Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003, due altri indici illustrano aspetti importanti per lo sviluppo: L'Indice di Poverta' Umana (IPU) per i paesi ricchi, che classifica secondo il loro livello nazionale di poverta', analfabetismo, disoccupazione e aspettativa di vita. La Svezia e' al vertice mentre gli Stati Uniti sono all'ultimo posto. Il Rapporto evidenzia che la Svezia, nonostante un piu' basso reddito pro-capite rispetto agli Stati Uniti, ha in media un maggior numero di adulti che sono funzionalmente istruiti e un piu' basso numero di persone che vivono in poverta'. Questo Indice mostra come le disuguaglianze persistano anche nei paesi a medio e alto reddito.

La Misura dell'Empowerment di Genere (MEG) mostra la partecipazione delle donne nell'arena economica e politica. I dati di quest'anno mostrano come la discriminazione nei confronti delle donne persista nonostante gli elevati livelli di Indice di Sviluppo Umano. A tale proposito molti paesi poveri si sono comportati meglio rispetto a quelli ricchi. In termini di partecipazione e inclusione, infatti, le donne stanno meglio in Botswana, Costa Rica e Namibia piuttosto che in Grecia, Italia e Giappone.
''Per i paesi piu' sviluppati, la GEM e l'IPU sono misure piu' significative dello sviluppo umano rispetto al principale Indice di Sviluppo Umano - ha affermato l'autore principale del Rapporto,Sakiko Fukuda-Parr -. Questi indici mostrano come due paesi possano avere posizioni simili nello sviluppo umano, e tuttavia presentare delle ampie differenze nella percentuale dei loro cittadini che rimangono esclusi e non dispongono di opportunità”
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