PROTESTA CREATIVA
E al liceo Volta mettono in scena i funerali della scuola
di Claudia Voltattorni
L’appuntamento è alle 11. Per l’intervallo. Tutti in cortile. Per fortuna non piove. Arrivano i malati. Incerottati, fasciati, con le borse del ghiaccio sulla testa, alcuni con macchie rosse sul viso. Ce n’è uno che sta peggio di tutti. È sdraiato su un lettino. Ha un braccio rotto e tutta la testa fasciata. Si lamenta. Sembra mezzo morto. Poi arrivano i medici. Camici bianchi, mascherine e stetoscopi. Tentano una rianimazione del moribondo. Ma non c’è niente da fare. Il paziente muore. Dopo una settimana di occupazione, gli studenti del Volta inventano un’altra forma di protesta contro la riforma della Moratti. Questa volta non fermano le lezioni, non fanno picchetti fuori della scuola, non scendono in strada con i loro banchi bloccando il traffico. Questa volta la protesta dura i venti minuti dell’intervallo. Quando, in cortile, si mettono in scena piccole rappresentazioni «per sensibilizzare tutti i compagni su quello che sta accadendo alla scuola italiana». Morta ieri mattina, appunto, nel cortile dell’istituto di via Benedetto Marcello. Uno striscione avvertiva: «E la scuola pubblica si ammalò». Ce l’aveva con la politica scolastica del ministro Letizia Moratti, che «sta debilitando l’istruzione pubblica». Ora, un manifesto funebre sentenzia: «Gli studenti del Volta annunciano tristemente e con forte dolore la morte della scuola pubblica dopo un lungo periodo di sofferenze dovute all’inevitabile decorso della morattite, malattia che ne ha accelerato le già precarie condizioni di salute».
Gianfranco, Ghiass, Andrea, Giacomo, Daniele, Veronica, Serena, Davide, Niccolò. Sono loro i liceali dell’«Intelligence», il nuovo nome del collettivo, che hanno ideato questa diversa forma di contestazione. «Tutta la scuola è contenta, perché non diamo fastidio a nessuno, - dice l’"ammalata" Elsa -, però facciamo sapere che questa riforma proprio non ci piace».
La nuova protesta invece piace a tutti. Assistono i compagni, in cortile e affacciati alle finestre. Ma anche qualche professore, che guarda divertito la singolare rappresentazione. Persino il preside Ferdinando Giordano approva. Tanto che martedì ha convocato i "teatranti" per far loro i complimenti. E li ripete: «È una cosa leggera e ironica che non disturba le lezioni, che serve però a manifestare un atteggiamento critico di fronte ai problemi della scuola». In occasione dell’occupazione di una settimana fa, il preside Giordano aveva reagito in maniera molto diversa: «Mi sono arrabbiato perché non sono stati in grado di gestire la loro contestazione, quando alcuni esterni sono entrati a scuola, danneggiandola. Allora io dico: fate solo quello che siete in grado di fare, altrimenti fermatevi». Da lì, la decisione di trovare un altro modo di protestare.
Lo scorso lunedì, all’intervallo, i ragazzi si sono presentati vestiti eleganti, in giacca, cravatta e valigia ventiquattr’ore, per dire: «Tutti eleganti contro questi decreti allucinanti». Tutti mascherati da pagliacci martedì, per improvvisare una festa di Carnevale e gridare: «La scuola dai clown è governata, la scuola ridicola è diventata». Ieri, i malati e i dottori. «La scuola pubblica - spiega Gianfranco, il "medico primario" che ha cercato inutilmente di rianimare il moribondo - ha una malattia difficilmente debellabile e con la Moratti sta peggiorando sempre di più». La parità delle scuole private è ancora il principale punto di contestazione. «Non si possono togliere i fondi alle pubbliche per darli alle private», protesta Giulio, uno dei malati. «E poi non ci piace neanche la riforma della maturità», interviene Petra. Ma non dovreste essere contenti, con la commissione formata solo da membri interni, i vostri professori? «Il nuovo esame di maturità - spiega Petra - aiuterà ancora di più quelli delle private, nessuno li controllerà e loro potranno comprarsi liberamente il diploma».
Ma c’è ancora una speranza. Sono ottimisti gli studenti. «Noi cercheremo di curare la scuola, - continua Gianfranco -, ma con la Moratti: con lei vogliamo cercare il vaccino per salvarla e per questo vorremmo parlarle». Perché, spiega Ghiass, un altro «medico», «speriamo ancora di farla risorgere, ma si può fare solo con un intervento dall’alto». E anche se questa mattina, sempre durante l’intervallo, si celebrerà il funerale dell’istruzione pubblica, il manifesto funebre appeso sui muri del Volta annuncia: «La disgrazia tuttavia non ci toglie la forza di proseguire. Siamo forti, speriamo in una resurrezione».
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