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I diritti umani
IHF Human Rights - 17-06-2003
Le violazioni sui diritti umani in Italia
nel Rapporto 2002 della
''Internationale Helsinki Federation for human rights''






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Minacce alla diversità e libertà d'informazione, maltrattamenti e violazioni commessi dalle forze di polizia, procedimenti civili e penali con ritardi lunghissimi, numero record di sentenze contro l'Italia da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo: sintetizza le violazioni sui diritti umani avvenute lo scorso anno in Italia (e in circa altri 40 paesi della regione Osce - Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) il Rapporto 2002 della "International Helsinki Federation for human rights".

La versione italiana del capitolo all’interno della ricerca riguardante il nostro paese è stata presentata stamani presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (Sioi), in occasione dell'uscita del Rapporto Annuale della Helsinki Federation. Antonio Stango, presidente del Comitato Italiano Helsinki, ha illustrato i punti salienti del Rapporto, in particolare i problemi relativi ad asilo e immigrazione, durata dei processi, reati d'opinione. “Il codice penale italiano contempla tuttora il reato di diffamazione, e nel 2002 si è continuato ad applicare i relativi articoli. La legislazione italiana contempla tuttora il reato di diffamazione, che comporta la detenzione fino a 3 anni – ricorda la Helsinki Federation -. Organismi internazionali, fra i quali la Commissione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani e il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per la promozione e la tutela del diritto di libertà d'opinione e di espressione, hanno raccomandato l'abolizione delle pene detentive per i reati di diffamazione a mezzo stampa.
Nel corso del 2002 si è visto che in Italia si può essere incarcerati anche decenni dopo”. Oltre a ciò, la concentrazione dei media sotto il controllo del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha suscitato preoccupazioni per l'inerente minaccia alla diversità e alla libertà d'informazione”, nota il Rapporto. Inoltre “la maggior parte dei casi giudiziari connessi ai violenti episodi verificatisi a Genova in occasione del vertice del G8 non sono giunti a conclusione nel 2002. Mentre sono state avanzate accuse nei confronti di funzionari di polizia, il procedimento contro un carabiniere accusato di avere ucciso un dimostrante è stato archiviato, e sono stati emessi ordini di cattura nei confronti di un maggior numero di dimostranti”. Sotto accusa anche i procedimenti sia civili che penali a motivo dei “ritardi estremamente lunghi, violando in tal modo il diritto degli individui a un processo in tempi brevi; questo ha portato ad un numero record di sentenze contro l'Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per tale forma di violazione dei diritti umani”. Infatti la lunghezza media delle cause civili nel 2001, secondo i dati più recenti disponibili, è stata di 1.009 giorni (confrontati con i 974 nel 2000), e delle cause penali di 1.490 giorni (contro i 1.451 nel 2000).
L'11 dicembre, il Ministero della Giustizia ha pubblicato nuovi dati riguardanti i processi civili: più di 4.700.000 cause sono rimaste pendenti e circa il 90% dei reati commessi in Italia sono rimasti impuniti. Secondo il Comitato Italiano Helsinki esiste anche il rischio “che sia il potere giudiziario a interferire nel campo legislativo”. Per quanto riguarda richiedenti asilo e immigrati, la nuova legge Bossi-Fini “ha conferito alle navi militari il potere di intercettare le imbarcazioni sospettate di trasportare immigrati clandestini all'interno delle acque territoriali italiane, sollevando la preoccupazione che gli immigrati clandestini in fuga da persecuzioni rischino maggiormente di essere respinti”. Senza dimenticare che la maggioranza degli immigrati “entra ancora clandestinamente in Italia al di fuori delle quote di immigrazione stabilite: solo 20.000 per il 2002”



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