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Quello che non sappiamo
Redattore Sociale - 16-06-2003

“Aumentano i clandestini non per gli sbarchi, ma perché il governo ha bloccato i flussi e gli ingressi regolari". È la denuncia di Livia Turco, responsabile delle politiche di welfare dei Democratici di sinistra, che oggi promuovono al Centro Congressi Frentani un incontro nazionale sui temi dell’immigrazione, dal titolo “La politica dell’immigrazione, il semestre europeo, i primi effetti della Bossi Fini”. All’iniziativa dei Ds sullo stato delle politiche dell’immigrazione nel nostro paese partecipano rappresentanti dell’associazionismo, magistrati, avvocati, parlamentari, sindacalisti.

L’onorevole Turco definisce "decisiva" per l'integrazione la partecipazione politica degli immigrati e il loro diritto di voto a livello locale. Su questo tema i Ds stanno preparando per il mese prossimo un’iniziativa a Roma. In ogni caso per la deputata diessina “la Bossi-Fini è una legge da combattere; cerchiamo di attenuarne i danni, ma se torneremo al governo questa legge è da buttare nel cestino. Riprenderemo in mano la legge 40, che non è stata applicata, e la miglioreremo”. Come? “Potenziando l’istituto dello sponsor, togliendo dalle quote di ingresso il lavoro domestico, facilitando e potenziando i meccanismi d’incontro tra domanda e offerta, prevedendo un vincolo per la quota minima di ingressi annuali, da garantire per legge”. Per Turco, quindi, la Bossi-Fini “è una legge fantasma: mancano i decreti attuativi e il Regolamento”. E sono “sparite totalmente le politiche d’integrazione: invece bisogna interrogarsi su come cambia la qualità della convivenza in Italia, sul rapporto tra italiani e stranieri, sulle modalità in cui costruire la convivenza nella scuola, nei luoghi di lavoro, in ambito sociale”.

Inoltre ben 200 ordinanze e 400 quesiti presentati in questi mesi alla Corte Costituzionale in merito all'applicazione della Bossi-Fini, che prevede anche "l'accompagnamento obbligatorio alla frontiera in caso di espulsione. “La convalida cartacea dell’espulsione coattiva con accompagnamento obbligatorio alla frontiera è di difficile compatibilità con l’articolo 13 della Costituzione, perché incide sulla libertà dell’immigrato”, ha notato il giurista Renato Finocchi Ghersi, precisando: “Non viene previsto nessun contraddittorio con l’immigrato, né l’assistenza di un difensore”. Quindi ci si interroga sulla legittimità del trattenimento e dell’accompagnamento coattivo, ma anche dell’arresto obbligatorio (“previsto soltanto per reati gravissimi nell’ordinamento italiano”) quando non è possibile trattenere lo straniero in un centro di permanenza o espellerlo immediatamente: si verifica in questo caso, ad avviso di Ghersi, “un’interferenza tra giudizio penale ed espulsione amministrativa. “È una legge non chiara anche per gli esperti di diritto”, commenta Turco, insistendo: “Per bloccare la clandestinità occorre rendere conveniente l’ingresso regolare”. In materia di regolamentazione dei flussi annuali “il governo si è limitato ad emanare il 20 dicembre 2002 un decreto per l’ingresso di 60mila lavoratori stagionali per il 2003”, ha ricordato Giulio Calvisi, responsabile del settore Immigrazione dei Ds, “ma c’è il rischio che i lavoratori entrino quando le campagne di raccolta sono finite”, a motivo del moltiplicarsi di “impacci burocratici all’ingresso”. Il ministro del Welfare Maroni ha annunciato un decreto flussi per 20mila lavoratori, di cui 8mila stagionali. “Si vuole continuare ad essere, se non si cambia la proposta, un paese a frontiere chiuse dove di entra solo irregolarmente – ha commentato Calvisi -. Di questo passo è sicuro che saltino gli accordi anche con Tunisia e Marocco, e tutta la politica degli ingressi”.



Fonte: Sole 24 Ore, Aprile 2003



Fonte: Caritas/Dossier statistico immigrazione, 2002



Fonte: Caritas/Dossier statistico immigrazione, 2002

A fine anno la domanda di lavoratori stranieri sarà di circa 224mila persone. Stima dell'Unione Camere di commercio

A fine anno la domanda di lavoratori stranieri si aggirerà intorno alle 224mila persone (erano quasi 164mila nel 2002, sfioravano quota 150mila nel 2001): il 33% del totale delle assunzioni previste dalle imprese con dipendenti, secondo le stime dell'Unione italiana delle Camere di commercio. Quindi un neoassunto su 3 potrebbe essere immigrato. Ma tra quote stagionali e decreto flussi (in attesa del successivo) nei primi mesi del 2003 sono arrivati in Italia 83mila lavoratori stranieri. A snocciolare i dati è Ugo Girardi, vicesegretario di Unioncamere, durante l’incontro nazionale promosso oggi dai Ds al Centro Congressi Frentani sul tema “La politica dell’immigrazione, il semestre europeo, i primi effetti della Bossi Fini”.
L’indagine annuale “Excelsior” di Unioncamere evidenzia le “esigenze di professionalità previste dalle imprese”, attraverso precise rilevazioni sui fabbisogni occupazionali relativi al personale in arrivo da paesi extracomunitari. Secondo i dati messi a punto in questi giorni, l’area da cui proviene la maggiore richiesta di personale non italiano è il nord-est (37,2% delle assunzioni previste quest’anno); seguono il nord-ovest (35,2%), il centro (32,5%) e il mezzogiorno (27,5%). Circa il 60% delle assunzioni previste nel corso del 2003 riguarda il settore dei servizi (132mila posti), in particolare servizi di pulizie, in cui gli stranieri sarebbero il 59,8% degli assunti. Anche nel settore sanità e dei servizi sanitari privati la quota di immigrati da assumere è molto alta (55,6%), così come nel settore turistico, degli alberghi e ristoranti (43,1%). Nelle attività industriali le richieste sono state 30mila per quanto riguarda le costruzioni, 15mila nelle industrie dei metalli, 10mila in quelle meccaniche e dei trasporti, mentre nelle industrie di gomma e materie plastiche gli stranieri rappresentano il 40,2% del totale delle assunzioni in cantiere per il 2003.
In Italia, dunque, cresce una “domanda strutturale di lavoro immigrato – evidenzia Girardi -, non solo per esigenze stagionali o per bassa manovalanza, ma anche – in prospettiva – per profili e figure professionali legati a nuovi bisogni sociali”. Si acuiscono, allo stesso tempo, le difficoltà delle imprese nel reperire i “bad jobs”, cioè i lavoratori “di basso profilo”, la cui occupazione è caratterizzata dalle “3 d: dirty, dangerous, demanding”. Infatti, anche se il nostro paese “ha affiancato Lussemburgo e Austria nei paesi in cui il tasso di attività degli stranieri risulta superiore a quello dei locali, il sistema Italia chiede prevalentemente stranieri a bassa qualifica”, osserva Girardi, convinto dell’opportunità di “varare politiche attive per ‘attrarre cervelli’ e non solo braccia, investendo sul personale straniero ‘high skilled’, con minori difficoltà di inserimento e integrazione sociale”.Intanto aumentano nell’ultimo triennio – con un trend di circa +20% all’anno - le imprese che hanno come titolare un immigrato: 125.457 lo scorso anno, erano 105.548 nel 2001 e 85.049 nel 2000. Le imprese straniere fioriscono soprattutto al nord-ovest (35.139, il 28% del totale degli imprenditori immigrati in Italia); seguono il Mezzogiorno (26,4%), il centro (23,6%), e il nord-est (22%). Gli imprenditori provengono prevalentemente da Marocco, Cina, Albania, Senegal, ma anche Tunisia ed Egitto; fanno i commercianti nel 34,7% dei casi, ma sono numerose anche le imprese di costruzioni (24,2%) e di manifattura (12,1%).



Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2003

Stranieri e media: nel 76% dei casi le notizie scaturiscono dalla cronaca e solo nel 6% dei casi il commento è degli stessi immigrati

Le notizie sull'immigrazione nei media? Nel 76% dei casi scaturiscono da episodi di cronaca, sia nelle pagine nazionali che locali; per il 5% compaiono nelle sezioni dedicate alla politica e sono praticamente assenti tra le pagine della cultura e dell’economia. Soltanto nel 6% dei casi a commentare le notizie riguardanti l’immigrazione sono cittadini stranieri mentre nella quasi totalità degli articoli le persone intervistate e citate sono di nazionalità italiana. Sono queste le anticipazioni di una ricerca realizzata dal Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, nell’ambito di un progetto Equal. Iniziato nell’ottobre 2002, lo studio si concluderà nei prossimi mesi (settembre 2003) ed ha l’obiettivo di approfondire e analizzare la rappresentazione mediale della presenza straniera in Italia e, contemporaneamente, verificare come tale immagine concorra effettivamente alla costruzione dell’opinione pubblica.

Tale ricerca è parte del più ampio progetto Etnequal Social Communication, finanziato nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria Equal, che vede impegnati Amnesty International – Sezione Italiana, la Caritas Diocesana di Roma, il Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università di Roma “La Sapienza” - Osservatorio sulla Comunicazione Sociale e dell'Editoria del Terzo Settore, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Galgano International e la RAI.

Il progetto ha come obiettivo generale di contribuire a contrastare il pregiudizio e l’intolleranza diffusa nei confronti degli immigrati, attraverso i canali dell’informazione e della comunicazione di massa, facilitando l’inserimento e l’accesso dei soggetti deboli nel mercato del lavoro. Fenomeni quali intolleranza, discriminazione, e conseguente emarginazione, nei confronti degli immigrati scaturiscono spesso da un’informazione insufficiente e a volte parziale, da una conoscenza superficiale degli stranieri, del loro modo di essere in rapporto alla cultura dei paesi di origine e dei problemi che si pongono in relazione ad un positivo inserimento nella società italiana, oltre che da pregiudizi, stereotipi e luoghi comuni. Tutto ciò può provocare diffidenza, timore e a volte un’ingiustificata sensazione di pericolo in quanti vengono a contatto, nella vita quotidiana, con gli stranieri che si trovano in Italia.

La ricerca è una delle fasi principali del progetto, insieme alla Formazione e Comunicazione. La fase della formazione, curata dalla Caritas Diocesana di Roma in collaborazione con Amnesty International – Sezione Italiana, Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università di Roma e dalla Federazione Nazionale della Stampa, ha visto momenti di incontro e dibattito in centinaia di scuole, tra gli operatori di Pubblica Sicurezza e con gli Operatori della comunicazione (Ordini regionali dei giornalisti, circoli della stampa, scuole di giornalismo). Mentre la comunicazione vedrà impegnata la RAI che, a partire dal gennaio 2004, attraverso un piano di interventi realizzati all’interno di programmi radiofonici e televisivi, cercherà di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della lotta al razzismo e alla discriminazione.

Segnalato da Rolando A.Borzetti


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 Fuoriregistro    - 16-06-2003
E quello che sappiamo


«Basta rinvii, cacciare i clandestini con la forza»

MILANO - Umberto Bossi non frena. «O venerdì il ministro dell’Interno arriva in Consiglio dei ministri con i regolamenti di attuazione della legge sull’immigrazione più che convincenti oppure va tutto a carte quarantotto. Attenzione, non regolamenti qualsiasi. No. Io voglio sentire il rombo dei cannoni».

Prego?

«Inutile perdere tempo con le prese in giro. Ci sono due modi di applicare una legge approvata un anno fa. O si dice in modo generico, come qualcuno vorrebbe, che le nostre navi affronteranno le imbarcazioni di clandestini e che si limiteranno a caricare donne e bambini. Oppure, e così deve essere, si scrive nero su bianco che va usata la forza».

Usare la forza? Come?

«Al secondo o al terzo ammonimento, pum..., parte il cannone. Senza tanti giri di parole. Il cannone che abbatte chiunque. Altrimenti non la finiamo più».

Sparare su carrette del mare piene di poveracci disarmati e affamati? Magari donne e bambini?

«O con le buone o con le cattive i clandestini vanno cacciati. Entra solo chi ha un contratto di lavoro. Gli altri fuori. C’è un momento in cui occorre usare la forza. Marina e Finanza si dovranno schierare a difesa delle coste e usare il cannone. Ecco il regolamento giusto per attuare la legge. Nessuna scappatoia e nessun rinvio».

E gli alleati di governo sono d’accordo?

«D’accordo o non d’accordo venerdì o sento il rombo dei cannoni o saluto. La legge è stata approvata un anno fa. In dodici mesi il ministero dell’Interno non ha combinato niente, magari non è stata soltanto colpa di Pisanu ma mi chiedo: perché i regolamenti di attuazione sono rimasti chiusi nel cassetto? Perché si sono lasciati sbarcare migliaia di extracomunitari senza permesso? Io sono andato a fare un comizio nelle valli bergamasche. Bisogna sentire che cosa urlano lì. O che cosa urlano in Veneto. Se certi miei colleghi hanno paura di ascoltare certi discorsi glielo spiego io che cosa dice il popolo a chi non sta dalla parte del popolo: ma va a scuà’l mar . Va a scopare il mare. Il popolo non tollera che si approvi una legge e non la si applichi».

La Lega chiede le dimissioni del ministro dell'Interno?

«La Lega aspetta di leggere i regolamenti, aspetta il Consiglio dei ministri di venerdì, poi prende le sue decisioni. Per Berlusconi e per il governo è pericolosissimo prendere in giro la gente su un tema come l’immigrazione. Senza riforme e boicottando la legge sulla immigrazione si muore».

Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega e vicepresidente del Senato, ha invitato Pisanu ad andarsene per «manifesta incapacità».

«Avrà avuto le sue buone ragioni. Avrà sentito anche lui il popolo. Calderoli sa perfettamente quello che dice e che fa. Lo capisco».

Lei, Bossi, chiede al suo collega Pisanu di lasciare il governo?

« Per il momento io sono più cauto. Dipende... non me la sento di parlare così. Aspetto venerdì e aspetto il regolamento con il rombo dei cannoni. La legge è chiara: i clandestini vanno sbattuti fuori. E il regolamento non può che essere conseguente. Deve contenere due o tre punti essenziali».

Non bastano i cannoni?

«C’è il problema delle procedure di regolarizzazione che non possono allungarsi troppo nei tempi ma c’è pure il problema di chi già sul territorio italiano fornisce false notizie alle autorità, per questi furboni la strada è una sola: galera e subito dopo a casa. Senza pietà e senza ma o mi. È vergognoso avere perso mesi però un’ideuzza me la sono fatta sul perché...».
E allora perché a dodici mesi di distanza la legge Bossi-Fini non funziona o non ha i regolamenti di applicazione che ne consentirebbero la attuazione?
« Stanno cercando di fare fallire una buona legge. È una manovra politica».

Chi accusa?

«Certa sinistra e certe forze cattoliche che avevano costruito un bel giro d’affari, un giro di miliardi, attorno all’immigrazione. Hanno venduto Gesù Cristo. Non si accorgono che il malumore per tanta tolleranza nei confronti dei clandestini è proprio più profondo fra gli stessi cattolici? Ci sono interi partiti che si portano la responsabilità di non volere affrontare in modo deciso la piaga della immigrazione clandestina. Aspettiamo venerdì poi, se del caso, andremo in piazza a indicare nomi e cognomi. Noi non siamo quelli che stanno lì ad ascoltare passivi la gente che urla: ma questo governo cosa combina? No. O il governo sta dalla parte del popolo oppure ce ne andiamo».

E il popolo chiede il rombo dei cannoni?

«Anche di più».

Immigrazione, devoluzione: ministro Bossi come si mette la verifica di maggioranza?

«Berlusconi vuole le riforme. Non so se la coalizione gli va dietro. Vediamo. Sto scrivendo le richieste della Lega. Berlusconi, il leader, mi risponderà e noi decideremo. Per me la verifica è questa».

I centristi insistono con la devoluzione subordinata all’interesse nazionale.

«Se insistono significa che sono contro il governo Berlusconi. La devoluzione resta così. Non si tocca. Niente interesse nazionale. Su devoluzione e immigrazione non abbiamo alcuna possibilità di mediare. I patti sono chiarissimi. O si rispettano o la maggioranza salta».

Fabio Cavalera
Corsera

16 giugno 2003

 Rolando A.Borzetti    - 20-06-2003
Il 70% dei immigrati regolari sono entrati in Italia clandestinamente. I clandestini di ieri altro non sono che i lavoratori regolari di oggi.

Partiamo dalle sanatorie.
Prima di quella in corso, ce ne sono state altre quattro, con 120mila regolarizzati nell' '86, 215mila nel '90, 244 mila nel '95, 217mila nel '98. In tutto quasi 800mila "sanati", che diventeranno addirittura un milione e mezzo quando anche la regolarizzazione varata da questo governo sarà finalmente conclusa.

Per quanto riguarda invece gli ingressi regolari, possiamo stimarne circa 13 mila all’anno dall’87 al ‘90, circa 22mila all’ anno dal ’91 al ‘96, e poi, con l’introduzione del decreto flussi, 20mila nel '97, 58mila nel ’98, 58mila nel ’99, 63mila nel 2000, 50mila nel ’01, 20mila500 nel '02. Negli ultimi quindici anni sono quindi entrati regolarmente in Italia meno di 500mila lavoratori stranieri.

Il confronto tra questi dati e quelli relativi alle sanatoria è schiacciante: gli stranieri entrati attraverso i canali regolari sono meno di un terzo di quelli messi in regola solo dopo l'ingresso!.

Tale rapporto va tenuto presente anche per i ricongiungimenti familiari. Dal 1999 ad oggi almeno 200mila stranieri sono entrati in Italia per raggiungere i loro cari: presumibilmente, tre quarti di loro sono venuti a riabbracciare un "regolarizzato".

Arriviamo quindi al saldo finale: dei 2,5 milioni di cittadini stranieri presenti in Italia, almeno un milione 650mila, quasi il 70%, hanno avuto un permesso di soggiorno grazie ad una sanatoria.