Ipotesi di reato
Vittorio Delmoro - 02-06-2003

Carissimi lettori di questa comunità virtuale,

grazie al cielo vi scrivo queste note dalla mia cara tastiera, invece che dalla cella di un carcere. Devo dire che me la sono vista brutta e non so ancora come sia riuscito a scampare al pericolo.

Scampare? Non è detta; infatti sto con l’orecchio teso in attesa che il campanello mi annunci la visita delle Forze dell’Ordine e trepido su questi tasti nel timore di non riuscire neppure a terminare.

Vi riassumo velocemente i fatti.

Ieri sera, al termine dell’affollato spettacolo di fine anno che la mia scuola è solita mettere in scena, sono intervenuto (al microfono) per invitare i presenti che fossero d’accordo a porre la loro firma in calce ad un appello in favore del tempo pieno, minacciato dalla controriforma morattiana.

Ero tranquillo, l’appello non l’avevo neppure scritto io; si trattava di quel documento che il Coordinamento nazionale in difesa del Tempo pieno e Prolungato ha da tempo messo in rete, promovendo una raccolta di firme in tutta Italia.

Ma appena il mio Capo, presente alla manifestazione, ha visto che il banchettino che avevo approntato veniva circondato da genitori ansiosi di aderire, si è precipitato da me che, nel frattempo stavo gustandomi le prelibatezze con cui quei cari genitori avevano allestito un banchetto di piatti tipici coi fiocchi, preannunciandomi un richiamo scritto per aver assunto una simile iniziativa senza il suo espresso permesso e intimandomi di ritirare immediatamente il banchetto del reato.

Sorpreso dalla foga con ancora il boccone in bocca, ho farfugliato qualcosa, ho allargato le braccia e ho provato a dire che no, il banchetto non l’avrei ritirato. Il mio Capo si allora precipitato a reperire la Forza Pubblica nella persona del Maresciallo dei Carabinieri, forse presente, anche se io non l’avevo notato, perché procedesse alla mia identificazione e sporgesse immediata denuncia.

Allora me la sono vista brutta; ho inghiottito il boccone che ancora non avevo finito di masticare (polpetta di arancini, avevo letto su un cartello) e mi sono rifugiato nel laboratorio di informatica, dove ho avuto la fortuna di incontrare alcuni miei ex-alunni già adolescenti in giro nostalgico fra le amate tastiere.

Ho trascorso con loro un’oretta piacevole, discutendo dei problemi adolescenziali che permeano i loro quindici anni (amori, cotte, fidanzamenti, messaggini, amici, …); quando se ne sono andati, sono stato di nuovo assalito dai timori, per cui sono sgattaiolato via senza neppure salutare i colleghi.

Ora non so che fare : attendere l’arrivo del Maresciallo, oppure andarmene al mare?

Mi sa che andrò al mare, anche se il tempo è nuvoloso.

Ma voi mi sapete dire che reato ho commesso?


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 ilaria ricciotti    - 02-06-2003
Caro Vittorio, anche se non sono un legale penso che tu, da sconsiderato e senza dar peso al tuo gesto, "hai scavalcato"il tuo Capo, che a quanto dici non ha gradito questa iniziativa. Non hai obbedito alla normativa, non ti sei allineato con i "tempi moderni", quindi , anche se hai fatto bene ad andare a tuffarti nelle onde di un mare spero pulito, aspettati qualcosina. Ma non ti preoccupare più di tanto!
In galera non ci vanno i veri delinquenti, possibile che ci andrai proprio tu? I lettori di Fuoriregistro penso che verranno tutti in tuo soccorso.
Mi raccomando comunque di tenerci informati sullo sviluppo della situazione un po' troppo lievitata e quasi da non credere.
Ilaria