ilaria ricciotti - 31-05-2003 |
Quasi perfettamente d'accordo con te, caro Piero. Anch'io quando penso all'uguaglianza ho in mente il tuo concetto di uguglianza sia come cittadina che come insegnante. E, purtroppo è proprio vero quando sostieni anche che non hai mai visto il figlio di un laureato fare l'operatore ecologico, lo sciampista ecc. Questo perché? A mio avviso non perchè magari questi ragazzini non avrebbero scelto un tipo di scuola che li indirazzasse a queste professioni nobili ed importanti, quanto perchè hanno respirato, nella stragrande maggioranza delle loro famiglie quell'atmosfera liceale che sembra l'unica prerogativa per occupare posti di potere nella nostra società. Quante violenze e forzature che porteranno il futuro uomo "importante" a non amare ciò che fa, ma a fare ciò che fa nella misura in cui può ricavarne un tornaconto personale.Almeno in linea di massima penso sia così, anche se ci sono albine anomalie o eccezioni . |
ciro - 01-06-2003 |
Forse non tutto è così semplice come emerge da quello che scrivi ; i ceti con meno possibilità economiche e dove circola meno cultura e libri sono spesso anche quelli dove giocoforza il rapporto con le forme tradizionali e dominanti di cultura non vengono socializzate, dove la mancanza di tempo o lo scarso livello di istruzione dei genitori non aiutano i ragazzi a crescere su un piano intellettuale e cognitivo, e di inserimento attivo nei circuiti sociali, nei codici della contemporaneità... certo la scuola, la politica deve porsi obiettivi di uguaglianza dando di più a chi ha meno, ma non è solo questione di chi sta al potere o di scelte complessive di politica scolastica, è una faccenda assai complessa, è un obiettivo enorme che vuole declinazioni delicate e difficili da realizzare... |
Francesco Di Lorenzo - 01-06-2003 |
Mi piace molto il tuo intervento e nell'intervento la tua idea di "didattica diseguale" per arrivare davvero all'eguaglianza. ( Credo che anche, e soprattutto, come didaweb dovremmo cominciare a lavorare su questo punto). Per la tua presunta mancanza di pragmaticità, penso che ci sia oggi più che mai bisogno di misurarci con politiche che si muovano " sul limite tra sogno e realtà" (K. Linch). Permettimi però di concludere questo breve commento riprendendo alcune idee di don Milani, da cui tu sei partito. Te le scrivo così, confusamente e senza pensarci molto: - Ma come? Dei giovani contadini possono intendere l’Apologia di Socrate. (una marchesa) - La scuola di don Milani è scuola per tutti in grado di dare, soprattutto a chi non li possiede, gli strumenti per il proprio riscatto culturale e sociale. - La scuola di don Milani è centro democratico di rielaborazione e ridistribuzione della cultura; luogo di produzione di identità. In Esperienze Pastorali: A chi gli chiedeva un metodo, un programma, le materie, le tecniche didattiche, don Milani diceva che non bisogna chiedere cosa bisogna fare, ma come bisogna essere per fare scuola. Bisogna avere le idee chiare in fatto di politica, essere schierati con i deboli, con chi non ce la fa. Bisogna avere l’ansia di elevare il povero a livello superiore, non pari a quelli che comandano ma superiore, più uomo, più spirituale, più tutto. - La pedagogia dell' I CARE - mi interessi Se non riusciremo a salvare l’umanità, almeno ci salveremo l’anima. |