breve di cronaca
La guerra sui banchi, immaginando la pace.
Fuoriregistro - 05-04-2003


In tutte le scuole di Fidenza gli insegnanti hanno affrontato il tema Iraq
«Siamo tutti sfavorevoli, uccide troppi innocenti»


Hanno paura dei bombardamenti e delle armi chimiche. Restano impressionati dal concetto di coprifuoco. Si domandano come sia la vita sottoterra, nascosti in un bunker. Chiedono alle maestre, nelle classi, di raccontare la vita quotidiana dei loro coetanei iracheni. Nei temi e nei disegni scrivono e illustrano tutto l'orrore della guerra: il sangue, i morti, le città a fuoco, i combattimenti tra soldati, i carri armati che avanzano portando violenza.
Poi, evidenziano a colori una sola parola che vorrebbero fosse più forte delle altre: pace.

Così i bambini delle scuole elementari di Fidenza - Collodi, De Amicis e Ongaro - stanno affrontando nelle classi il tema della guerra in corso in Iraq. Lo ha sottolineato la direttrice didattica Caterina Pascelupo e lo hanno confermato le maestre e i ragazzini della scuola Ongaro (quinte C, G e H).

«Sono stati proprio i bambini a voler parlare in classe della guerra - hanno spiegato le maestre Paola Ferrari e Rossana Mantero - con le quinte abbiamo trattato il tema leggendo i giornali, studiando la Costituzione e i diritti umani dei popoli. Abbiamo analizzato le poesie di Ungaretti e Quasimodo e riletto la storia locale di Fidenza, che venne più volte colpita dai bombardamenti».

I ragazzini delle elementari hanno visto il film «La vita è bella» di Benigni e partecipano al progetto «Pace, un laboratorio di futuro»: a maggior ragione assistono increduli a ciò che sta accadendo nel mondo. «A scuola ne abbiamo parlato e siamo tutti sfavorevoli a questa guerra così stupida combattuta per il petrolio», ha detto Federico Boselli, 11 anni.

«E' una guerra per il controllo del petrolio che uccide troppi innocenti», hanno aggiunto Magda Dicorato, 10 anni e Francesco Concari, 11 anni. «E' importante parlare di questa guerra in classe - ha concluso Mattia Zaghi, 11 anni - poi la seguo anche attraverso i Tg, la radio e i quotidiani».

«Alla scuola De Amicis abbiamo esposto alla finestra la bandiera della pace corredata dai disegni dei bambini - ha sottolineato la preside Pascelupo -, il tema della pace, del rispetto e della dignità delle persone è inserito nel nostro piano dell'offerta formativa, insieme alla tutela dei valori etici, culturali e sociali».

Anche nelle classi della scuola media Zani gli studenti dibattono sulla guerra in Iraq. Si tratta di ragazzi più grandicelli che sentono il bisogno di informarsi e capire: chiedono spiegazioni ai professori, sfogliano insieme ad alcuni insegnanti i quotidiani, confrontano le loro opinioni e le scrivono nei temi. Terrorismo internazionale, equilibri geopolitici, imperi economici, capi di Stato, attacco unilaterale e destini dei popoli sono parole chiave che ricorrono nei loro discorsi.

«Il primo giorno di bombardamenti - hanno spiegato il preside Massimo Parmigiani e la professoressa Maurizia Morsia - abbiamo dedicato l'ultima ora di lezione a parlare della guerra con gli studenti: abbiamo scelto il tema della tolleranza, della pace, della convivenza tra i popoli come filone guida per non cadere nello scontro Saddam-Bush».

Lo hanno confermato alcuni ragazzi di prima, seconda e terza H. Elena Scita, 13 anni: «Già prima che scoppiasse la guerra ci preoccupava la tensione che c'era a livello internazionale e cercavamo di saperne di più a scuola». Chiara Parmigiani, 13 anni: «Nei dibattiti abbiamo messo l'accento sul ruolo delle opinioni pubbliche mondiali che non sono state ascoltate».

Silvio Scaravonati, 11 anni: «La guerra è stata un po' una costrizione per l'America a causa del terrorismo: ma ora sotto le bombe ci sono civili innocenti. Io avrei preferito una lotta diretta solo tra Bush e Saddam, più facile e sbrigativa». Serena Cavalieri, 12 anni: «Dall'antichità l'uomo ha sempre cercato di ottenere tutto con la forza: vuole sempre di più e continua a ripetere gli stessi errori. Solo la pace può salvare il mondo dal buio della guerra».

Andrea Cammi, 13 anni: «Questa guerra sembra decisa a tavolino: in altri contesti è diverso. In classe abbiamo visto il film «Michael Collins» sul tema della libertà dell'Irlanda».

F.M. dalla Gazzetta di Parma





PAVIA. Ieri le scuole elementari di Pavia hanno celebrato i valori della pace:
due minuti di silenzio e poi disegni, canti, rappresentazioni per dire no alla guerra e lanciare un messaggio di speranza.
E oggi, in Lombardia, 11.000 piccoli studenti hanno cantato il loro no alla guerra
celebrando la Giornata della scuola per la pace





Si è parlato di pace, ieri sui banchi delle scuole elementari. Ciascun istituto dei quattro circoli di Pavia ha promosso un momento di riflessione che ha avuto il suo culmine in un due minuti di silenzio contro la guerra e in favore della pace. Gli istituti hanno scelto liberamente il modo con cui rivolgersi ai piccoli alunni. Disegni, canti, riflessioni, girotondi: ogni scuola ha «colorato» con la propria fantasia un tema che oggi, visti gli scenari internazionali, sembra solo qualcosa di oscuro. Ne è nato un confronto, bello e privo di pregiudizi. Come solo i bambini sono in grado di fare.
La giornata di riflessione è stata voluta soprattutto dai bambini, che in questi giorni vedono continuamente dagli schermi della televisione immagine di guerra e di morte. Per esorcizzare paure forse nascoste, per aiutare i bambini a tirare fuori i loro piccoli timori, le insegnanti hanno scelto la strada del dialogo e del confronto. Una discussione utile a creare già sui banchi di scuola una cultura della pace. Alla scuola elementare Gabelli, ad esempio, la classe terza è tappezzata di disegni e cartelloni colorati invocanti la pace. Troneggia, scritta a caratteri cubitali, una frase della celeberrima «Imagine», canzone-simbolo di John Lennon. «Immagina tutta la gente vivere la vita in pace». Già, immaginiamola. Agli adulti non riesce più. Ma anche questi bambini fanno fatica. In questi mesi di scuola, partendo dalla lettura di una favola e poi dalla visione di un film, hanno scoperto un modo diverso, che non conoscevano. «Abbiamo parlato dei diritti dei bambini - racconta Andrea - e delle condizioni in cui si trova l'infanzia in alcuni parti del mondo. Abbiamo scoperto tante cose». «Sì - gli fa eco Fulvio - abbiamo scoperto che i diritti non vengono rispettati in tutto il mondo e che ci sono bambini costretti dai genitori a lavorare». «Ad esempio, nelle Filippine - interviene Elia - dove i bambini lavorano nelle fabbriche di tappeti». La povertà - ha spiegato l'insegnante Anna Nicastro, che insieme alla collega Maria Grazia Mezzadra ha affrontato il percorso didattico con le terze - è stato il punto di partenza per far capire ai bambini che la guerra, la stragrande maggioranza delle volte, è mossa soprattutto da motivi economici».

Raffaella Costa dalla Provincia Pavese


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