E' Alfredo Benedetti, 38 anni, di Mapello, testimone di tutti i tragici fatti di queste ore.
C'è anche un bergamasco sotto le bombe che hanno iniziato a cadere su Bagdad. Alfredo Benedetti, 38 anni, di Mapello, dal 20 febbraio è nella capitale dell'Iraq come scudo umano. «Ho sentito le bombe cadere nel centro della città – racconta – e ho poi visto colonne di fumo alzarsi in cielo». Benedetti fino all'inizio della guerra presidiava una raffineria. Poi, quando la situazione si è fatta troppo pericolosa, ha raggiunto l'hotel «Andalus», dove si trovano anche i giornalisti occidentali.
Anche sotto le bombe, il grido di pace di Alfredo Benedetti non si spegne: «Fermatevi, questa è una guerra assurda e primitiva, altro che Paesi civili», ripete al telefono, disturbato dal rumore delle sirene e dai colpi costanti della contraerea irachena.
Alfredo Benedetti è preoccupato per le molte persone che ha incontrato nell'ultimo mese a Bagdad. «Ho conosciuto uomini, donne e bambini e con loro ho parlato e giocato. Ora ogni volta che penso a loro sento un brivido che mi percorre la schiena: come me, aspettano una bomba che gli cada sulla testa. Non sono qui per fare l'eroe, ma per dire no alla guerra».
Intanto i ministri iracheni avrebbero a quel punto imposto un ultimatum ai pacifisti: ''O restate qui e fate i martiri o andate a casa''. La maggior parte degli ''scudi umani'' davanti al ''prendere o lasciare'' ha preferito partire dall' Iraq.