breve di cronaca
Scuola, i Cobas assediano la Moratti
Corriera della sera - 01-11-2001
Scuola, i Cobas assediano la Moratti

Roma, a migliaia contro i tagli e la «Finanziaria da guerra». Traffico paralizzato


ROMA - C’è chi, come Clara Fazio, da vent’anni precaria della scuola, si è vestita da suora e si è data anche un nome: «Suor Maria Precaria», appunto. Sfila così, con un cartello al collo e una mano che regge lo striscione rosso dei Cobas. «Lo stipendio - dice - ci arriva dopo due mesi, campiamo con i soldi di mamma. D’estate, poi, addirittura non mangiamo. Veniamo dimenticati». In testa al corteo c’è una grossa moto, stile Easy Rider , ma con un teschio sul manubrio e una falce dietro alla sella. «Per dire che i nostri sogni sono morti, finiti», spiega Mimmo Pesce, professore col codino e il giubbotto di pelle nera, che insegna scultura al liceo artistico Caravillani di Roma.
Non sono più giovanissimi, ma arrivano fino in fondo. «Pronti a tutto». Sciopero generale e lungo corteo a Roma, ieri mattina, per i Cobas della scuola. Pullman da Trieste, Varese, Napoli, Caserta, Firenze. Supplenti e precari, ma anche professori di ruolo, insegnanti di sostegno. Otto chilometri di percorso, da piazza Esedra al ministero della Pubblica Istruzione, fin sotto le finestre di Letizia Moratti, per dire «no alla Finanziaria di guerra» del governo Berlusconi, «che taglia fondi alla scuola pubblica per regalarli a quella privata e all’industria bellica: 5 mila miliardi di lire (2 miliardi 580 milioni di euro), e 50 mila posti di lavoro in meno». Qualcuno getta una polverina bianca sulle scale del ministero. Coro: «La scuola di Moratti non ci piace, è peggio dell’antrace». Invocano le sue dimissioni.
Secondo la Questura per le vie di Roma sfilano meno di 10 mila persone. Per gli organizzatori: «Almeno 50 mila». «Il 35 per cento dei docenti italiani, in tutto sono più di 700 mila, ha scioperato - dice Piero Bernocchi, portavoce dei Comitati di Base -. In 50-60 mila sono scesi in piazza nella Capitale. Almeno altri 20 mila, poi, a Bologna, Lecce, Taranto, Brindisi, Cagliari e Palermo». Il 12 novembre toccherà a Cgil e Gilda (una giornata di sciopero) e a Cisl e Uil (un’ora di astensione dal lavoro). Contro la Finanziaria 2002, il 12 novembre, sciopereranno anche i sindacati di categoria di Università, Accademie e Conservatori. Ma non tutti sono d’accordo. La Commissione Bilancio del Senato l’altro giorno ha approvato un emendamento alla Finanziaria che stanzia 70 miliardi di lire (oltre 36 milioni di euro), per l’autoaggiornamento degli insegnanti: libri, materiale informatico, corsi di lingue. «Fino a 500 mila lire (258,23 euro)annue a docente», prevede il responsabile scuola di An, Giuseppe Valditara. E questo viene visto come un segnale positivo dai sindacati Snals e Ugl, contrari allo sciopero.
Al corteo di Roma partecipano anche molti studenti, i centri sociali, la rete dei no-global fa le prove generali per la manifestazione del 10 novembre a Roma. In parecchi sono stati a Genova e adesso inneggiano a Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso da un carabiniere durante il G8. Nessun incidente, ma traffico in tilt.
«Noi chiediamo una Finanziaria di pace - dicono i Cobas - Che aumenti di almeno 10 mila miliardi di lire (oltre 5 miliardi di euro) gli investimenti. Per istituire materne ed elementari con il tempo pieno, per dare a docenti e amministrativi aumenti al passo con l’inflazione, per dare un presalario agli studenti e un salario garantito ai docenti senza lavoro». «Il ministro vuol fare adottare le aziende dalla Confindustria - conclude amaro Armando Profumi, che insegna educazione artistica alla media Anna Frank di Roma - Qual è il progetto? Ci vuole professori o animatori turistici? Sogna studenti o consumatori? Finirà che le aziende condizioneranno i programmi. Ci sarà l’ora di Storia dei Rubinetti. E lo sponsor che paga».




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 lorenza di Badia Polesine-RO    - 03-11-2001
Nessuno, nè a sinistra prima nè a destra ora, ha capito cosa serve la scuola all'Italia. chissà se un giorno qualcuno lo capirà, forse sì ma sicuramente l'Italia non esisterà più.

 Gianni Mereghetti    - 04-11-2001
Questi scioperri sono assurdi! Per non dire ridicoli! Non è possibile scatenare una protesta contro norme, come le 18 ore di lavoro in classe e la possibilità di lavorare fino a 24, che sono una valorizzazione della professione docente.
Sono sempre più convinto che si tratti di scioperi politici e quando c'è identificazione tra ruolo sindacale e ruolo politico è la fine dell'autonomia di una professione.
Dovremo combattere contro i sindacati perchè ci venga restituita la nostra professionalità, quando dovrebbero essere essere loro all'attacco su questo, ma evidentemente altro interessa a loro, oggi!