Le scrivo mentre sta per essere firmato un altro contratto della scuola, che
non promette di essere migliore di quelli che lo hanno preceduto: le magre
risorse saranno distribuite con il criterio consueto, un po' a tutti e chi
s'è visto s'è visto. Sappiamo bene che, se il sistema scuola ancora in
qualche modo regge, è perché c'è chi si spende, in quantità e qualità di
lavoro, ben oltre il dovere. Nonostante ciò, rivendicare il diritto alla
differenza retributiva e di carriera appare politicamente scorretto;
chiedere il riconoscimento della professionalità suona come un'utopia, in un
contesto in cui l'anagrafe tiene luogo di merito ed un malinteso
egualitarismo - peraltro sostenuto dai sindacati del personale - impone
l'appiattimento dei compensi e delle carriere a fronte di pesanti disparità
nella misura di lavoro individuale.
Eppure non c'è in questo nulla di fatale. Se ne convinsero per primi,
quindici anni fa, gli allora presidi, che costituirono l'Anp ed iniziarono
la battaglia per il riconoscimento della dignità della loro funzione. Quella
scelta è risultata vincente perché si è legata fin dall'inizio ad obiettivi
di qualità per la scuola ed ha rifiutato il fatalismo ed il conformismo,
anche in quel tempo puntellato da un sindacato incapace di visione
strategica ed innovatrice.
Quel passaggio può oggi ripetersi a beneficio dei docenti: in particolare,
di quelli fra loro che, consapevoli di dare di più, vogliono mettersi in
gioco; che comprendono come dietro le apparenze della solidarietà si celi in
realtà lo sfruttamento del lavoro e dell'intelligenza dei migliori fra di
loro.
In risposta alle pressanti sollecitazioni di molti, l'Anp ha ripetuto, nelle
scorse settimane, il gesto di coraggio di quindici anni fa, aprendosi alle
alte professionalità docenti - cambiando la sua denominazione in
"Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola" -
quelle che già la legge di riforma dell'autonomia, tuttora in larga misura
inattuata, indicava come strettamente collegate al lavoro del dirigente. Chi
sono, oggi, queste alte professionalità? Potenzialmente ed augurabilmente,
sono tutti i docenti; ma, qui ed ora, sono soprattutto coloro che si
riconoscono tali; che si ritrovano nell'obiettivo di non trattare in modo
eguale situazioni che uguali non sono; che non temono di essere valutati per
il proprio lavoro perché sono consapevoli di svolgerlo bene, ma che esigono,
a fronte di questo, eque differenziazioni di carriera e di retribuzione.
Alcuni di loro svolgono da tempo funzioni complesse (docenti vicari e
collaboratori del dirigente, responsabili della progettazione didattica e di
dipartimenti, docenti attivi nella ricerca e nella formazione, supervisori
del tirocinio, .) senza averne corrispettivi sostanziali; altri, invece,
hanno scelto di ricercare l'eccellenza nel quotidiano compito di insegnare.
Le loro aspettative di riconoscimento professionale sono legittimamente
diverse ed accomunate solo, finora, dal fatto di non trovare una sede ed una
voce per essere riconosciute.
Da oggi questa sede e questa voce esistono e sono quelle offerte dall'Anp:
che però ha bisogno, per condurre questa battaglia, della forza che sola può
venirle dalla convinta e numerosa adesione di chi si riconosce in essa. Il
cammino è già iniziato, con la sottoscrizione di intese fra l'Anp e alcune
associazioni professionali di docenti. Altre seguiranno. L'obiettivo è
quello di sedere - di qui a due anni - al tavolo contrattuale, per far udire
e pesare la voce di chi oggi svolge un lavoro di qualità nella scuola, senza
altra prospettiva che quella di un'avara mancia prelevata annualmente dal
fondo di istituto. Noi ci impegniamo a chiedere per loro riconoscimenti non
effimeri, sia di status normativo che di livello retributivo: ma per far
questo abbiamo la necessità di ricevere un mandato quanto più ampio e
convinto possibile.
E' per questo che le chiediamo di non farci mancare il suo appoggio ed il
contributo delle sue idee: sottoscriva la delega sindacale all'Anp e si
unisca a noi per il riconoscimento del merito e per far uscire finalmente la
scuola dalla mortificante condizione in cui è stata sospinta.
Il Presidente Nazionale dell'
Anp
F.to Giorgio Rembado
ilaria ricciotti - 25-02-2003
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Egregio Presidente dell'ANP Giorgio Rembado, la sua lettera ai docenti italiani è davvero piena di input che dovrebbero essere maggiormente approfonditi ed analizzati. Come docente posso essere d'accordo su diversi punti del suo documento, ma non le sembra che per vincere una battaglia dovremmo essere uniti, anzichè ognuno rivendicare per proprio conto diritti e doveri? Quindi scendiamo tutti insieme in piazza e scioperiamo per affermare un tipo di scuola che non ci soddisfa ed anche per un contratto che sarà sicuramente in sintonia con la logica di essa! Al contrario, fino ad ora, mi sembra che i Presidi o gli attuali Dirigenti non lo abbiano mai fatto. Soltanto i Rettori universitari hanno manifestato il loro dissenso in merito. Di conseguenza secondo me noi docenti italiani non abbiamo tanto bisogno di leggere ancora sulla carta chi siamo, cosa siamo stati o chi dovremmo essere. Queste analisi dovremmo farle confrontandoci tutti insieme, analizzando dove ci potrebbe portare una riforma come questa o dove vorremmo andare a prescindere da essa. Il fatto è che molti operatori scolastici, e per operatori intendo i presidi, gli insegnanti ed il personale ATA, non hanno la cultura dell'unità, della collaborazione, ma piuttosto del sottocorporativismo. Per questo se si dovrebbe scrivere una lettera aperta, essa dovrebbe essere indirizzata non soltanto ai docenti italiani, ma a tutti gli OPERATORI SCOLASTICI. Io almeno la penso così.
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Gianni Mereghetti - 26-02-2003
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Carissimo Giorgio Rembado,
la sua lettera è interessante e certamente pone delle questioni importanti per la professionalità docente. Io però credo che ormai siamo arrivati al capolinea del meccanismo contrattuale. Per quella strada non si andrà da nessuna parte, al massimo si razionalizzerà lo status quo che vede nell'insegnante un impiegato di concetto! Penso invece che, per arrivare ad una effettiva professionalità docente, la strada sia quella di stabilire per legge un nuovo stato giuridico della professione docente secondo termini di libertà e di responsabilità. C'è però un prima a questo, ed è un sistema scolastico in cui autonomia e parità siano reali, fin negli aspetti finanziari, altrimenti ci si prende in giro e quando si parla di professionalità docente si parla a vanvera!
Ma lei è disposto a chiedere che si stabilisca un nuovo stato giuridico della professione docente? |
F.Zancuoghi - 05-03-2003
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sicuramente condivisibile e corretto. sarebbe davvero forse l'unica vera novità. |
una pia prof. - 05-03-2003
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Da quali alte professionalità saranno individuate e giudicate le alte professionalità dei docenti?
Siamo nel paese del volemose bene nonchè dei tarallucci e vino.
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